I dati sul Pil hanno certificato la recessione tecnica dell’Italia, ma a dispetto dei numeri negativi il premier Giuseppe Conte è ottimista e crede che “ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire”. Il premier, in un’intervista a “Povera Patria” in onda stasera su Rai Due, ha dichiarato:”L’Italia ha un programma di ripresa incredibile. C’è tanto entusiasmo e tanta fiducia da parte dei cittadini e c’è tanta determinazione da parte del governo. Andiamo tutti d’accordo; non litighiamo. Noi ci confrontiamo. Non ci sono motivi di divergenza, assolutamente”. A gelare l’ottimismo del Presidente del Consiglio è stato però il Centro studi della Confindustria, che nella sua Congiuntura flash ha evidenziato come l’Italia “perde colpi ipotecando il 2019” e “anche se il Pil risalisse dal 2° trimestre, è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero”. (agg. di Dario D’Angelo)
PIL NEGATIVO, ITALIA IN RECESSIONE TECNICA
La giornata di ieri è stata campale, ma in senso purtroppo negativo, proprio come quel Pil della nostra economia che non ne vuole sapere di risalire condannando l’Italia alla recessione tecnica come ampiamente spiegato già ieri: il giorno dopo resta l’amaro dello scontro politico ma soprattutto il tentativo di impostare, rapidamente e da subito, un piano per uscire dalla complicata palude economica in cui siamo finiti (non solo per “colpe” nostre ma anche per una congiunzione economica internazionale assai differente e più debole rispetto a due anni fa). Per il premier Conte «la contrazione era nell’aria ed è collegata a fattori transitori esterni alla nostra economia. C’è una guerra di dazi che si sta componendo e deve comporsi», mentre il titolare del Mef Giovanni Tria ha provato già ad indicare la via, con “sibillino” riferimento indiretto al M5s che sembra sempre più ostico ad affrontare il tema delle grandi opere (come la Tav) e gli investimenti, «il -0,2% è un dato che era atteso ed è determinato dal ciclo economico europeo. La fase di recessione tecnica che stiamo attraversando riflette l’impatto sul manifatturiero italiano del forte rallentamento del commercio internazionale e della produzione industriale tedesca. La risposta non può che essere quella di accelerare il programma di investimenti pubblici previsti dal Governo e le altre misure contenute nella legge di bilancio».
IL DOPPIO SCONTRO: PD VS M5S E BORGHI VS UE
L’allarme sulla recessione arriva anche dalle imprese che con Confindustria, Intra Sanpaolo e altri studi della Oxford Economics sono unanimi nel credere in un 2019 a crescita zero: secondo l’economista Carlo Cottarelli le spese per reddito di cittadinanza e quota 100 faranno crescere il Pil dello 0,25%, ma per raggiungere lo 0,9-1% «bisognerebbe avere una crescita dell’1,1% a trimestre, annualizzato un tasso del 4,5%, tassi cinesi…». Intanto si consuma il nuovo doppio scontro politico dopo i dati Istat di ieri: da un lato Pd contro M5s, già visto, e dall’altro il botta e risposta tra la Lega e la Commissione Ue. Secondo i dem, da Renzi a Martina, la colpa di questa recessione è proprio del Governo gialloverde mentre per Di Maio la lettura è assolutamente opposta, «ci hanno mentito per anni», ha detto ieri il vicepremier grillino. Come detto, un “già visto” che andrà avanti per tempo: importante è invece lo scontro tra Claudio Borghi e i vertici della Commissione Ue, in particolare Valdis Dombrovskis. Il vicepresidente dell’esecutivo Ue dopo la recessione tecnica dell’Italia ha commentato «come temevamo, l’impatto dell’incertezza delle politiche economiche sulla fiducia delle imprese e sulle condizioni finanziarie sta diventando rapidamente visibile». Di contro, dura replica dal Presidente della Commissione bilancio della Camera Claudio Borghi «come al solito non perde occasione di rendersi abbastanza ridicolo. Quell’incertezza politica di cui parla che avrebbe pesato sull’economia italiana c’è stata solo per colpa dell’Unione europea». Poi il leghista va ben oltre e aggiunge in una intervista a Radio Rai1 «Le nostre politiche sono sempre state molto certe, il tira e molla c’è stato solo perché l’Ue ha voluto contrastarle per poi chiedere con sostanziale identità con quello che avevamo preventivato. Di conseguenza tutta questa incertezza certo non dipende da noi ma anche dal signor Dombrovksis».