L’analisi tecnica è nata per cercare di trovare uno strumento che potesse aiutare a dominare l’incertezza dei mercati finanziari. I suoi sostenitori hanno dalla loro la consuetudine: se sono così tanti anni che questo approccio viene utilizzato, significa che funziona; i detrattori, invece, sostengono che, se bastasse tirare qualche linea o calcolare una media mobile per guadagnare dei soldi operando sui mercati, tutti avrebbero la possibilità di diventare ricchi. Funziona o no, questa benedetta analisi tecnica? “In quasi 30 anni di ‘carriera’ e con alle spalle una solida preparazione scientifica – risponde Alessandro Magagnoli, cofondatore di Financial Trend Analysis (Ftaonline) – un’idea me la sono fatta”.
Bene, allora, vale la pena andar dietro a medie mobili, canali, onde o proiezioni di tempo e prezzo?
Cominciamo col dire che i mercati finanziari sono un po’ come lo studio della meteorologia. E l’uomo è da sempre affascinato dalla possibilità di prevedere le condizioni meteo, sia con strumenti tradizionali, come l’osservazione dei venti, sia con la saggezza popolare – rosso di sera bel tempo si spera -, sia con strumenti moderni quali i famosi “super computer” collegati con i satelliti. Ma le similitudini con i mercati sono molte di più.
Per esempio?
Un anno è diviso in 4 stagioni, due di queste sono caratterizzate da situazioni meteo ben definite, l’estate e l’inverno, due sono molto più incerte. I grafici dei mercati sono invece caratterizzati da fasi di espansione e contrazione nette, se vogliamo l’estate e l’inverno della Borsa, ma anche da momenti, tipicamente quelli in cui si passa da una “stagione” all’altra, di difficile lettura.
Prevedere il sole ad agosto è facile…
Infatti, prevedere che durante un forte uptrend, ormai consolidato, i prezzi continueranno a salire è buon senso, si segue la tendenza, anche con strumenti statistici abbastanza banali come la retta di regressione lineare.
E quando il mercato perde il contatto con la tendenza e inizia ad allontanarsi dalla sua retta di regressione?
Il primo temporale che viene dopo la metà del mese di agosto mette di solito fine al gran caldo, senza però necessariamente far terminare le belle giornate.
Fuor di metafora?
Per le Borse il mese di dicembre del 2018 è stato, limitandosi a citare l’esempio più vicino, l’equivalente del temporale di fine agosto: un segnale che l’estate è ormai verso la fine, ma non è ancora da archiviare. Chi segue i mercati, invece, molto spesso è impaziente. Se veniamo da un periodo prolungato di bel tempo, una bella tendenza rialzista consolidata, il primo temporale non è di solito il segnale per scappare al coperto a gambe levate, ma ci dovrebbe mettere in allarme, dirci che è il momento di essere più selettivi con quello che si compra. Lo stesso per gli anticipi di bel tempo: in tanti si buttano a comprare e spesso si beccano un malanno, perché non hanno la pazienza di aspettare il ritorno sui minimi, che quasi immancabilmente avviene.
Se non avviene, avremo perso un treno, no?
Pazienza. L’importante non è prendere tutti i treni che passano, ma solo quelli che ci portano con una certa sicurezza verso la destinazione giusta, ovvero il profitto. Del resto, le principali figure di inversione dell’analisi tecnica – i testa spalle, i doppi e tripli massimi -, ma anche quelle di continuazione – i triangoli e i flag – impiegano del tempo per realizzarsi. E anticiparne il risultato è un azzardo che difficilmente paga.
Insomma, se si vedono delle nuvole all’orizzonte non significa che necessariamente ci sarà un temporale?
Se mi trovo davanti a un testa spalle non significa che ci sarà un’inversione. E’ fondamentale ricordarsi dell’acronimo CRC.
Che significa?
Continuation, Reversal, Confirmation. Ovvero non – e sottolineo non – si devono cercare segnali di inversione, o di continuazione, dove non – e ripeto non – c’è una tendenza. Il motivo per cui l’analisi tecnica studia i grafici è per identificare i possibili momenti di inversione del trend, e poi operare di conseguenza. Ma se la tendenza non c’è, o non è chiara, è inutile preoccuparsi o entusiasmarsi per la comparsa di una particolare candela o pattern, un “hammer” o un “dark cloud cover”, o del taglio al rialzo o al ribasso di una media mobile.
Le stagioni si susseguono in modo ripetitivo. E i cicli economici?
Un ciclo economico viene rappresentato come una circonferenza divisa in quattro spicchi: espansione, rallentamento, decrescita, ripresa. La condizione del ciclo economico, e della Borsa, come quello delle stagioni, è facilmente riconoscibile: il rallentamento di cui tutti parlano negli ultimi mesi è descritto perfettamente da una miriade di dati macroeconomici e stiamo sicuramente andando verso l’autunno – speriamo non direttamente l’inverno. E il comportamento nei confronti di azioni, bond o materie prime non potrà più essere quello di un anno fa, quando qualsiasi cosa si comprasse era destinata a salire. E qui ovviamente non mi riferisco certo al mercato italiano, visto che una fase di espansione del ciclo economico non si vede da anni.
In meteorologia, oltre al susseguirsi delle stagioni, si studia il clima anche sul lungo periodo. E sui mercati borsistici?
L’orizzonte temporale è importantissimo. Non basta saper riconoscere l’alternanza delle stagioni, ma anche il tenore di fondo del periodo. Per esempio, negli ultimi 10 anni circa, grazie al Qe delle banche centrali, gli inverni sono stati miti, e strategie “buy on the dips” sicuramente azzeccate. Ma non è detto che sia sempre così. Le nostre quattro stagioni, quindi, non ci sono solo sui grafici giornalieri o settimanali, ma ovviamente anche su quelli di più breve termine. Anche qui avremo tendenze prolungate, in merito all’orizzonte temporale di riferimento, o difficili da interpretare.
E anche qui dovremo imparare a operare quando siamo in estate o in inverno, tenendo però sempre un occhio puntato anche al ciclo del clima superiore?
Quello che è un trend rialzista su un grafico a 60 minuti magari è inserito in un trend ribassista in un grafico giornaliero e fa parte a sua volta di una fase laterale di lungo periodo. Tutte queste osservazioni, che sembrano banali, molto spesso non le facciamo e ci troviamo a vendere un mercato solo perché nell’intraday si è disegnato, e confermato, un doppio massimo, ma magari siamo a un passo da un supporto chiave, che aprendo il grafico giornaliero si vedrebbe benissimo.
Detto tutto ciò, il grafico del Ftse Mib che segnali “meteo” sta mandando?
Da inizio 2009 siamo in una chiara fase laterale, la retta di regressione tracciata da quei minimi è infatti praticamente orizzontale. Fino a che saremo all’interno dell’intervallo 12.350-24.550 circa dovremo pertanto pensare di essere in una lunga primavera, o in un macro ciclo temperato che contiene tante stagioni, che sta seguendo l’inverno del periodo 2007-2009. Speriamo, però, di non essere già in un autunno, perché questo vorrebbe dire che nei prossimi mesi/anni potremmo scendere anche sotto i 10.000 punti. Un’ipotesi che per ora mi rifiuto di considerare.
Dove va concentrata l’attenzione?
Attenzione alle fasi intermedie di questo “trading range”, di questa stagione di mezzo. Dal 2009 abbiamo visto susseguirsi tre rialzi e tre ribassi di ampiezza e durata simile. Se il rialzo dai minimi del 2016 è stato chiaramente un periodo estivo, e la prima parte del 2018 un autunno, ora siamo in inverno. La reazione vista dai minimi di fine dicembre potrebbe, quindi, essere una primavera, ed è possibile, forse probabile, che il test dei 20.000 punti sia stato solo una falsa partenza. Di certo, per il momento scommettere sull’arrivo immediato dell’estate è un rischio. Nelle stagioni dal 2009 a oggi, il taglio al rialzo della media esponenziale a 200 giorni è stato un segnale abbastanza affidabile di cambiamento del tempo. La media passa ora a 20.300 punti circa. Sopra quei livelli quindi, con cautela, potremmo iniziare a sperare in una nuova fase di bel tempo.
E il ribasso?
Verrebbe solo con la violazione della base dello “shooting star”, a 19.268 punti.
(Marco Biscella)