Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Lungi da me ogni giudizio su qualsiasi altro essere umano, ma l’ostinazione cieca con la quale celebri economisti come Alesina e Giavazzi continuano a proporre ricette di austerità è imbarazzante (per loro). Indovinate chi ha scritto questo testo: «Il rigore nei conti pubblici sarebbe la ragione per cui la recessione si prolunga e la disoccupazione non scende. Lo ripete da alcuni mesi Stefano Fassina, responsabile economico del Pd (“I dati sulla disoccupazione sono conseguenza di politiche di austerità autodistruttive. La crescita e, conseguentemente, l’arresto dell’emorragia di lavoro è impossibile nel quadro vigente di finanza pubblica”, 1° giugno 2012). Gli fa eco Silvio Berlusconi (“Le politiche di austerità del governo tecnico hanno condotto alla recessione”, 13 gennaio 2013). Ne fa cenno persino il Fondo monetario internazionale che raccomanda all’Europa cautela nell’aggiustare i conti pubblici. Lo scrive Wolfgang Münchau sul Financial Times (nell’articolo “Why Monti is not the right man to lead Italy”, perché Monti non è l’uomo giusto a guidare l’Italia), che lunedì ha paragonato Mario Monti a Heinrich Brüning, l’ultimo cancelliere della Repubblica di Weimar il cui tentativo di riportare in ordine i conti pubblici avrebbe, secondo alcuni, determinato la fine dell’ultimo esperimento democratico prima dell’avvento del nazionalsocialismo».



Lo hanno scritto loro, Alesina e Giavazzi, ovviamente per criticare tutti questi signori. Infatti la frase precedente di questo articolo, pubblicato nel gennaio 2013, era la seguente: «Si sta diffondendo una sciocchezza, cioè un’opinione che non ha riscontri nell’evidenza empirica». Ora, dopo undici anni di crisi (iniziata nel 2007 con i mutui subprime, ricordate?) cosa ci dice “l’evidenza empirica”? L’austerità fa bene o fa male? Fa uscire dalla crisi? O mantiene la disoccupazione?



Il problema fondamentale di certe posizioni è l’errore cronico su quello che viene chiamato “moltiplicatore fiscale”. Lo stesso errore lo ha fatto il Fmi con la Grecia. Dopo aver fatto il danno, almeno loro hanno riconosciuto l’errore. Lo ha riconosciuto anche l’attuale capo Christine Lagarde nel 2016. Ma loro no. Alesina e Giavazzi insistono. L’unica strada è quella dell’austerità. E così è appena uscito un loro libro (scritto insieme a Carlo Favero) dal titolo “Austerità: quando funziona e quando no”. Nel quale si fa solo una distinzione: austerità con l’aumento delle tasse o con il taglio delle spese dello Stato.



E ovviamente alla presentazione del libro, fatta all’Università Bocconi di Milano, non poteva mancare Mario Monti, il quale è intervenuto affermando che l’austerità è servita a salvarci. Ma da cosa? Dallo spread? No, per quello è dovuto intervenire Draghi con la famosa dichiarazione sull’euro nel luglio 2012. Allora salvarci da cosa? Non si sa. Ma l’austerità per loro non si discute. Nonostante “l’evidenza empirica” della Grecia otto anni fa e dell’Italia di oggi.