Il Country Report dedicato all’Italia che la Commissione europea diffonderà la prossima settimana dovrebbe contenere un giudizio negativo sulla Legge di bilancio approvata dal Governo, soprattutto perché mancherebbero misure capaci di impattare sulla crescita di lungo termine. L’indiscrezione riportata da diversi media italiani riapre il dibattito sulla necessità di una manovra aggiuntiva, che per ora viene esclusa dai membri del Governo. Lo stesso premier Giuseppe Conte, durante il question time al Senato ieri, ha spiegato che “abbiamo adottato misure prudenziali che ci mettono al riparo da interventi correttivi. La legge di bilancio contiene misure di monitoraggio dei conti pubblici e uno specifico meccanismo di accantonamento di risorse fino a 2 miliardi che potranno essere utilizzati o meno a seconda dello stato del ciclo economico”. Il riferimento è alle risorse “congelate”, in base all’accordo raggiunto con la Commissione europea, che potrebbero essere sottratte alle spese andando quindi a diminuire il deficit. Anche se, secondo Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, non sarebbe opportuno utilizzare quei fondi proprio per ridurre il disavanzo.
Professore, con questo Country Report arriva un altro giudizio negativo per il nostro Paese. Cosa ne pensa?
Bisogna dire una cosa importante. L’impatto maggiore sulle considerazioni economiche che ora si fanno per l’Italia deriva da una congiuntura internazionale molto incerta nelle sue dinamiche, che va a scaricarsi più del necessario sul nostro Paese, che dopo dieci anni di cure di austerità, e almeno venti di politiche non sempre felici, si è indebolito. La nostra struttura economica è diventata nel complesso più fragile.
Dunque se la nostra economia va male non dipende da noi?
Ci sono ovviamente delle responsabilità interne, ma quello che tendo a vedere è l’accumulo del passato sul presente. A livello internazionale la situazione è complicata, c’è grande incertezza, riemergono rischi di guerre commerciali. In questo contesto lo scenario che il Country Report probabilmente andrà a preconizzare è piuttosto ormai usuale: nella cosiddetta ripresa, l’Italia, come sappiamo bene, è sempre rimasta fanalino di coda e adesso che l’Europa rallenta noi continuiamo a restare indietro. La crisi comunque c’è, come ci dimostra la Germania, che però è più resistente di noi. E la frenata del suo export ha inevitabilmente dei contraccolpi sul resto d’Europa.
Bisogna quindi varare la manovra aggiuntiva, come si ipotizza ormai dall’inizio dell’anno?
Lo dico chiaramente: sarebbe irresponsabile che su un Paese stremato si rovesciasse un’ennesima dose di austerità. Di solito le manovre aggiuntive puntano a diminuire il disavanzo, ma non è questo ciò di cui abbiamo bisogno. Una cosa che manca al nostro Paese, come ci siamo detti in un’altra occasione, sono gli stabilizzatori automatici. Quando piove, ci vuole l’ombrello. E l’ombrello in questo caso significa quel tanto o poco di provvedimenti automatici che possono essere messi in campo per assorbire i danni della frenata dell’economia. La Germania l’ha fatto subito dopo il 2009: sono scattati stabilizzatori automatici, poi è ripresa la corsa eccessiva delle sue esportazioni. Oggi sarebbe proprio il momento opportuno per ripensare all’importanza del mercato europeo.
Cosa intende dire?
La Germania ha costruito le sue fortune in questi dieci anni sui mercati asiatici, ma adesso non guasterebbe guardare all’interno, a questo famoso mercato di 500 milioni di persone. Non so se basterebbe aumentare i salari tedeschi, ma certamente potrebbe essere parte di un mix di impegni di spesa. Solo che il ministro delle Finanze tedesco si dice preoccupato per l’attuale situazione, dove c’è un avanzo di bilancio! Il punto è che non possono esserci chiesti aggiustamenti in questa situazione. L’austerità, questa disciplina miope sul disavanzo, ha già fatto troppi danni.
Manovra aggiuntiva o meno, come ha ricordato Conte ci sono sempre quei due miliardi di euro “congelati” che, se le cose per i conti pubblici dovessero mettersi male, potrebbero essere usati per ridurre il deficit.
Siccome le cose non stanno andando bene non possiamo farle andare peggio! Se la Commissione europea volesse fare qualcosa di positivo, dovrebbe “imporre”, adoperarsi in una moral suasion perché questi due miliardi, che sono una briciola ma sono sempre meglio di niente, vengano utilizzati per fare subito investimenti. Con questo refrain secondo cui gli investimenti richiedono tempo, possono portare corruzione, la morale è che non se ne fanno più. Ribadisco il concetto, ora che piove, bisogna aprire l’ombrello. Anche perché la situazione di fragilità del Paese è tale che se per gli altri pioviggina, da noi viene giù la grandine. Se si usano le risorse per qualcosa di importante, di utile, questa è politica fiscale. E quando le cose vanno male, questo è quello che uno Stato degno di questo nome deve fare.
(Lorenzo Torrisi)