È iniziato un gioco a somma zero tra governo e Commissione europea. E questo è quanto di più negativo potesse accadere. L’Italia è già assediata su molti fronti. Il più importante e delicato e quello dove si dispiega l’architrave del nostro interesse prevalente, ossia il Mediterraneo e in primo luogo il Nord Africa, dove si trovano gli storici insediamenti italiani sulle ricchezze fossili e da dove ci si diparte per dispiegare una sorta di anello di protezione ai medesimi nella Africa subsahariana.



Non a caso siamo insidiati da una delle due centrali potenze europee: la Francia, esattamente in quel plesso dove non a caso Haftar sta posizionandosi forte di un’alleanza con i tuareg che si è via via consolidata. All’altro capo del plesso in Egitto, dove siamo leader dal punto di vista energetico, anche lì i nostri immensi giacimenti reputazionali sono in pericolo. Gli storici chiederanno in futuro per qual ragione élites politiche che non hanno mai letto Machiavelli sbeffeggiano i nostri avversari dell’interesse prevalente proprio in quei plessi con comportamenti anti-italiani. L’uno dal Parlamento, l’altro dalle piazze parigine esaltando gli oppositori sfrenati del governo. A chi giova? Non certo all’interesse prevalente sbeffeggiare chi non puoi spegnere… sembra che lo si faccia di proposito.



È in questa luce che la polemica con la Commissione europea è pericolosamente inclinata verso un dilemma del prigioniero, come sanno bene il patriota francese Moscovici e i solerti esponenti dell’Europa scandinavo-baltica e del Plat Pays, come si diceva del Belgio un tempo. Insistere in quel gioco puntando su un paio di miliardi di resti per far di conto in pari con la Commissione sembra o ingenuo o rassegnato dinanzi alla tempesta che si addensa e che si inizia a intravedere dai dati della produzione industriale… poi verranno i problemi del credito e del risparmio.

Il torneo decisivo ha inizio e l’unica speranza è approfittare dell’imminente lotta elettorale europea per richiedere con calma raffinata da prima repubblica il cambiamento delle regole del gioco a partire dal Fiscal compact. Forte e chiaro, forte e chiaro. Se così non si farà si danneggerà tutta l’Italia e non solo il Governo: si farà di Tsipras la fine. Chi lavora e produce e anche chi soffre e spera non merita questo.