Occhio gente, occhio: una nuova crisi si intravvede. Le cause? Beh, esattamente le stesse che avevano generata quella appena prima e quella ancora prima: la sovraccapacità produttiva e/o l’insufficienza della domanda che rendono anelastico il meccanismo dello scambio tra offerta e domanda. Manomesso il dispositivo che trasforma il valore in ricchezza, vengono compressi i margini di guadagno delle imprese.
Collaudate tecniche di reflazione hanno così trovato impiego per dare sostegno alla domanda che sostiene il prezzo delle merci. Tecniche, che si possono elencare:
Pubblicità. Si dice in-formi, con-vinca chi presta attenzione: consigli, e seduzioni, con suggestioni di “senso” per gli acquisti.
Marketing. Organismo che produce domanda relegando i consumatori al ruolo di soli acquirenti.
Credito al consumo. Braccio finanziario delle aziende che colma quei portafogli vuoti per pagare gli acquisti e non fare scendere i prezzi.
Moda. “Atmosfera” evocata con il succedersi delle collezioni: genera un ritmo vorticoso di scarto e riacquisto di merci.
Riduzione del ciclo di vita dei prodotti. Si ottiene attraverso l’impetuoso sviluppo tecnologico che genera la rapida obsolescenza dei prodotti acquistati. Lo stesso risultato si ottiene quando il costo di produzione risulta inferiore al costo della riparazione: un guasto, un riacquisto; guasto frequente, frequente il riacquisto.
Affiliazione. Relazione di lunga durata che lega gli acquirenti a un marchio a un’azienda. Si ottiene mediante processi di fidelizzazione, con l’istituzione di gruppi di identità; trasformando il prodotto, in un servizio per abbonati. Produttori e venditori si liberano dalla concorrenza, i prezzi non si riducono.
Tempi del consumo. Acquistano e consumano l’acquistato: questo l’esercizio operativo dei consumatori. Si acquista una confezione di yogurt, scadenza trenta giorni, si dispone di un mese per poterlo smaltire.
Ma se quando mi nutro ingrasso perché mangio tutto e subito; se cambio abito tre volte al giorno vestendo alla moda che passa di moda; se scarto prima del tramonto l’high-tech del giorno prima, si riduce progressivamente il tempo della consumazione del prodotto fino a farlo coincidere con l’acquisto. I prodotti “usa e getta” fanno monumento di questa condizione. Dunque se acquisto tanto e tutto in fretta, viene a mancare il tempo della consumazione. Si scarta così il 30% degli acquisti.
Per il sociologismo, la conferma che sono un folle; privato della speranza, mi ficca in un cul-de-sac. Per i produttori, questa è la strategia per ridurre il ciclo di vita dei prodotti; tecnica buona per ridurre l’eccesso di capacità produttiva che aumenta le loro scorte. Per le mie tasche vuote, la conferma dell’insufficienza del reddito che queste tecniche esaltano e il credito gonfia di debito.
Bene, quando il debito tocca il tetto e si chiudono i rubinetti, non ci si potrà più abbeverare, ancor meno spendere. Niente paura: la Bce lancerà un nuovo round di Tltro, o un programma simile, per alleviare i problemi di raccolta delle banche europee e sostenere i prestiti a famiglie e imprese. E se lo dice Moody’s in un report c’è da credergli.
E vai, la giostra continua con la reflazione, quella monetaria, almeno fino alla prossima volta!