Il ministro dell’Economia ieri ha rilasciato un paio di dichiarazioni clamorose. Secondo Giovanni Tria, il ministro Fabrizio Saccomanni, siamo nel governo Letta, “fu praticamente ricattato dal ministro delle finanze tedesco”, Schauble, il quale avrebbe detto che se il nostro Paese non avesse accolto le norme sul bail-in “si sarebbe diffusa la notizia che l’Italia non accettava perché aveva il sistema bancario prossimo al fallimento e questo avrebbe significato il fallimento del sistema bancario”. Il bail-in che impedisce che il salvataggio delle banche gravi sulle finanze pubbliche è quella cosa che ha devastato non solo la fiducia dei risparmiatori italiani, ma la fiducia degli “investitori” nel sistema bancario italiano.



Vorremmo essere chiari. I discorsi assurdi sul “mercato” e sugli “investitori” vanno bene per sporcare chilometri e chilometri di giornali per continuare a dire che un certo “sistema finanziario” esiste e funziona; stiamo parlando di un mondo in cui Lehman Brothers aveva la tripla A qualche settimana prima di fallire e di dieci anni in cui le banche centrali sono gli unici attori in campo sui mercati globali. Lasciamo stare però questi discorsi sui massimi sistemi e caliamo il tutto sulla realtà dei sistemi bancari nazionali.



La garanzia di un risparmiatore, tedesco, americano, cinese o marziano, non è il bilancio di una banca e non può esserlo. Ma vi pare che un pensionato italiano si possa prendere la responsabilità di valutazioni di questo tipo, o un imprenditore, quando anche le agenzie di rating sbagliano clamorosamente? Il sistema bancario si basa, ieri oggi e domani, sulla fiducia che qualcuno alla fine arrivi a salvare e garantire per tutti. E quel qualcuno è lo Stato. I mercati nel 2008, come sempre, sono stati salvati dai soldi degli Stati e dei contribuenti.

Se vi dicono che la banca presso cui avete i risparmi sta per fallire, e chi ve lo dice è credibile e ha potere di decidere o meno il suo fallimento, state pur certi che correte a prelevare i vostri soldi e quella banca fallisce sicuramente. Dire che un sistema bancario improvvisamente non ha più questa garanzia, e dirlo a un Paese, come l’Italia, che non è più sovrano, significa minare alle fondamenta il suo sistema bancario e con esso la sua economia. Deutsche Bank che vaga come una zombie sui mercati globali ha l’evidente garanzia del suo Governo; perché se le cose si mettessero male non ci sarebbe regola europea che tenga e la banca centrale tedesca spalancherebbe canali che probabilmente sono già aperti. Per la cronaca, chi vi rassicura con discussioni tra la differenza tra nozionale dei derivati ed esposizione netta dovrebbe avere la decenza di avvertirvi che quando le cose si mettono male per davvero l’esposizione netta va a farsi benedire, ma il nozionale no.



L’Italia che “accetta” il bail-in sapendo di avere un sistema bancario devastato da due recessioni in meno di cinque anni, sicuramente con la colpa di non averlo sanato con soldi pubblici, è un’Italia che immola la sua economia e si “consegna” all’Europa; l’Italia non ha il potere a bail-in fatto di dire di no all’”Europa” come invece potrebbero Germania e Francia. Il mix di Unione europea e bail-in che spezza qualsiasi legame/garanzia tra Stato italiano e banche annunciando a tutti che le banche italiane sono senza protezione significa che l’unica entità che può intervenire è l’Unione europea.

E qua la situazione si fa comica. Perché l’Unione europea è quella dell’episodio spassoso di queste ore in cui il ministro dell’Economia francese si lamenta per l’intervento diretto, con una partecipazione acquistata sul mercato, del Governo olandese in Air France-Klm dicendo che “la società deve rimanere indipendente”. Cioè Air France sarebbe indipendente dal Governo francese… E non parliamo della larghissima fetta del sistema bancario tedesco al riparo delle regole “europee” invece applicate in Italia praticamente anche alla banca della parrocchia.

Allora ci chiediamo come sia possibile che l’Italia si sia fatta devastare per 20 anni in lungo e in largo in nome “dell’Europa” con episodi incredibili come lo scippo di Parmalat che era stata salvata con i soldi degli italiani. Ma noi lo sappiamo benissimo cos’è successo: è un cortocircuito fatto di fede cieca in un’Europa immaginata e sognata che però non esiste, perché gli altri manco se lo sognano e se lo sognano è solo nella misura in cui coincide con i propri interessi, e vere e proprie svendite con interessi di piccolissimo cabotaggio. Cioè un’ideologia che non ha nessun riscontro con la realtà, per quanto nobile, è stata usata per coprire le cose peggiori a danno degli italiani. L’Europa non coincide con l’Unione europea e tanto meno con il Fiscal compact e altre regole che non hanno nulla di scientifico e che sono diventate la clava con cui gli europei si fanno la guerra. Ma se il ministro francese si lamenta degli interventi degli altri in Francia dopo che la Francia si è comprata mezza Italia cosa possiamo dire ancora? E se la Germania si lamenta delle cicale italiane con il sistema bancario che si ritrova e dopo aver usato l’euro senza pagare per 20 anni cosa possiamo aggiungere?

Possiamo aggiungere che probabilmente è il caso di chiamare le cose con il proprio nome e siamo contenti che Tria abbia detto quello che ha detto. Quando vi parlano di “Europa” come se fosse un’entità mitica pensate a Francia e Germania e pensateci anche quando di questa Europa che non esiste ve ne parlano anche quelli di cui si leggono le agiografie a piene mani in questi giorni. Dopo i fioretti di San Francesco oggi ci toccano quelle dei santi, milionari of course, dell’Unione europea. Gente con gli armadi che traboccano di scheletri. Che tristezza.