La sospensione del direttore generale Maurizio Faroni – immediatamente decisa dai vertici di Banco Bpm dopo gli sviluppi delle indagini giudiziarie sulla vendita di diamanti agli sportelli – è un primo indizio che la commissione parlamentare d’inchiesta-bis sulla crisi bancaria prende le mosse in un clima assai diverso rispetto all’autunno 2017. Allora, anzitutto, i tempi si annunciavano oltremodo stringenti: la prima audizione si tenne all’inizio di novembre, quando la legislatura aveva dieci settimane di vita residua, vacanze di Natale comprese.
Non manca, nel marzo 2019, chi ipotizza (o spera) che anche la legislatura “gialloverde” non avrà vita lunga: e troncherà anche il secondo tentativo di “tribunale popolare” italiano per un decennio di grandi turbolenze bancarie. Nel frattempo la commissione-bis avrà un (probabile) presidente assai diverso da Pierferdinando Casini, che si insediò con il profilo dichiarato di “gestore responsabile” di un’iniziativa politica voluta essenzialmente dall’ex premier Matteo Renzi.
Roberto Calderoli – indicato da molte fonti come il presidente designato – è un parlamentare navigato come l’ex presidente della Camera che lo ha preceduto e appartiene alla prima generazione di leader della Lega: legata al fondatore Umberto Bossi. Difficilmente condurrà la commissione con approccio marcatamente populistico: è anzi presumibile che reciterà da figura di garanzia verso i prevedibili toni barricaderi dei commissari M5s (che nella commissione Casini avevano appoggiato la polemica innescata dal Pd renziano, assecondandola tuttavia fino a un certo punto).
A differenza di Casini, è invece probabile che Calderoli tenga nel mirino la stessa Banca d’Italia che Renzi voleva espugnare attraverso la prima commissione. Com’è noto l’allora segretario Pd non riuscì nell’intento, anzi: proprio nel corso dei lavori il governo Gentiloni confermò per un secondo mandato il governatore Ignazio Visco, grazie all’appoggio decisivo del Capo dello Stato Sergio Mattarella e del presidente della Bce, Mario Draghi. Poco più di un anno dopo, d’altronde, la situazione di Bankitalia appare ulteriormente indebolita: da ultimo il commissariamento di Carige – deciso all’inizio del 2019 dal neo-capo italiano della vigilanza Bce Andrea Enria – ha confermato che il sistema bancario nazionale è tutt’altro che in sicurezza. E non ha stupito che, su questo sfondo, il governo abbia congelato la conferma del vicedirettore generale di via Nazionale, Luigi Federico Signorini, in passato responsabile diretto della vigilanza creditizia interna.
La ricomposizione del vertice di palazzo Koch torna a essere l’obiettivo reale della commissione d’inchiesta: stavolta con qualche probabilità in più di riuscire a livello di direttorio. Qui è la posizione del direttore generale Salvatore Rossi – a fine mandato anche come presidente dell’Ivass – a presentarsi come bersaglio per una maggioranza di governo che sa, anzitutto, che la resistenza del Quirinale non può essere rigida e infinita oltre alla difesa (sempre meno facile) di Visco. Se la commissione promette di essere operativa a cavallo dell’appuntamento decisivo delle elezioni europee – sul quale la “questione bancaria” aleggia ben visibile – attorno a Bankitalia è certamente meno salda la protezione assicurata da Francoforte: il successore di Mario Draghi al vertice Bce sarà annunciato nel corso dell’estate e la stessa figura del presidente italiano uscente appare meno granitica mentre si moltiplicano voci e congetture riguardo un suo futuro impegno politico-istituzionale a Roma (significativa al riguardo anche l’inattesa “accusa” del ministro dell’Economia Giovanni Tria al predecessore Fabrizio Saccomanni – ex Dg Bankitalia – di aver accettato la normativa bail-in sotto presunto ricatto europeo).
Difficile, in questo contesto, che trovino rapidamente soluzione casi come Carige, Creval, Popolare di Bari o lo stesso Mps, piuttosto che “impasse” più o meno urgenti come il riassetto delle Generali. Anche la nuova fase di risiko bancario sarà virtualmente sui banchi dei 40 membri della nuova commissione.