Forse qualcuno ricorda le lamentele degli allevatori, soprattutto tedeschi e svizzeri, secondo i quali il passaggio dall’ora solare a quella legale stravolgeva il bioritmo delle vacche compromettendo la produzione di latte. Al di là dei motivi apparentemente balzani, l’opposizione all’ora legale in Europa è lievitata al punto di spingere l’Ue a indire la scorsa estate una consultazione pubblica online sulla questione. Dal sondaggio, che aveva evidenziato una soverchiante maggioranza favorevole all’abolizione dei sette mesi di ora legale, si è passati alla proposta di Bruxelles di cancellare la convenzione per cui alle 2 am dell’ultima domenica di marzo, l’orario di tutto il Continente europeo veniva spostato un’ora avanti, per sfruttare al massimo le ore di luce nell’arco della giornata.



Martedì scorso la proposta di abolizione del cambio di regime orario presentato dalla Commissione è passata allo scrutinio del Parlamento europeo che l’ha accolta rimandando però di un anno la sua applicazione. Sarà in vigore a partire dal 2021. Ma neppure quella scadenza può considerarsi tassativa in quanto si passa ora alla fase di negoziati tra la Commissione e il Consiglio dell’Ue, l’istituzione europea che raduna i rappresentanti di tutti i governi dell’Unione. Se la proposta passasse, rimane ancora a ciascun Paese la facoltà di optare entro aprile dell’anno prossimo, se nel 2021 dire o no, addio all’ora legale.



Alla fine di questa gimkana potrebbe anche spuntare un patchwork di “fusi” orari per la buona pace dell’equilibrio psicologico bovino continentali. Al di là delle facezie, c’è un rilevante aspetto di risparmio energetico da tener in considerazione. Questione che pesa non solo sulla bolletta nazionale, ma che si riflette anche nella lotta per il contenimento delle emissioni di CO2.

Secondo una simulazione effettuata da Terna, il gestore nazionale delle reti elettriche, il massimo beneficio in termini di risparmi energetici è ottenuto con il mantenimento dell’ora legale tutto l’anno. Ai circa 500 milioni di kWh che già si risparmiano mediamente spostando avanti di un’ora le lancette da aprile fino a ottobre, si aggiungerebbero altri 300 milioni di kWh se si estendesse il regime di ora legale anche ai periodi invernali (da novembre a marzo), per un beneficio elettrico complessivo annuo di circa 800 milioni di kWh, corrispondenti a 400mila tonnellate di CO2 in meno in atmosfera. Il risparmio economico annuo complessivo ammonterebbe invece a 160 milioni di euro. Nel frattempo, nella notte di sabato a domenica torna l’ora legale per effetto della quale Terna stima un minor consumo di energia elettrica pari a circa 510 milioni di kWh, quantitativo corrispondente al fabbisogno medio annuo di circa 200 mila famiglie.



Tutto sommato non sarebbe male se Greta Thunberg pianificasse una mobilitazione di giovani contro l’abolizione dell’ora legale.