Il Ministro dell’Economia oltre a ribadire la non preoccupazione sul fronte di eventuali “manovre correttive” ha voluto lanciare anche un piccolo ma significativo “segnale” al suo stesso Governo sul tema delle banche alla vigilai della Commissione Parlamentare d’inchiesta bis dopo quella già presieduta da Casini sul finire della scorsa legislatura: «attaccare il sistema del credito italiano, mettere in dubbio la sua solidità ma anche la sua resilienza e porre un sospetto su questo, significa avallare una delle campagne europee che ci stanno attaccando e mettendo in difficoltà». La quale condotta, conclude Tria, «contribuisce a minare l’interesse nazionale, nel momento in cui stiamo negoziando come arrivare all’unione bancaria». Non si fa però attendere l’immediata replica del Premier Conte, impegnato al medesimo Festival Nazionale dell’Economia Civile: «non mi sembra ci siano i presupposti per parlare di attacco alle banche, stiamo lucidi». In settimana ci sarà però intanto il Decreto Crescita, annuncia ancora Conte che poi sottolinea «sicuramente adesso dobbiamo varare e licenziare al più presto il decreto per i truffati». (agg. di Niccolò Magnani)
“MANOVRA CORRETTIVA? NESSUNO LA CHIEDE”
Di fronte ad un rallentamento della crescita europea, allo stop della Germania, si è fermata anche la parte più produttiva dell’Italia, cioè il manifatturiero che esporta. Questo vuol dire che, visto che da dieci anni cresciamo un punto percentuale in meno del resto d’Europa, «la nostra economia è allo “zero” mentre la Germania riesce a rimanere allo 0,7-0,8 per cento». Il ministro dell’Economia Giovanni Tria inquadra così la situazione economica italiana. Lo fa a Firenze, nel corso del Festival Nazionale dell’Economia civile. «Non faremo manovre restrittive e correttive, nessuno ce le chiede», ha chiarito in vista del prossimo Def, il Documento di economia e finanza. L’Ue potrebbe chiedere di correggere i conti pubblici a causa del rallentamento economico, ma per Tria «non possiamo stringere». Scendendo nel concreto, il ministro ha spiegato che «in questi giorni si approveranno i decreti sblocca cantieri e poi le misure necessarie per contrastare la stagnazione, questo rallentamento. Spero anche prima del Documento di economia e finanza». Il riferimento è ai decreti “sblocca cantieri” e “crescita” che dovrebbero ottenere il via libera il 2 aprile. «C’è una spinta nel Paese che si vuole liberare di lacci e lacciuoli, c’è una voglia di fare e non piangersi addosso», ha spiegato Tria.
TRIA “LA NOSTRA ECONOMIA È VICINA ALLO ZERO”
L’ultima stima del governo parla di una crescita per il 2019 pari all’1 per cento, ma sarà inevitabilmente rivista dopo la recessione del secondo semestre 2018 e i segnali di debolezza che perdurano. L’Ocse, ad esempio, prevede che l’Italia farà -0,2 per cento quest’anno. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria esclude manovre restrittive e correttive, ma al tempo stesso chiarisce che «certo non avremo spazio per misure espansive», quindi non ci sarà la possibilità di ampliare il deficit per sostenere la crescita. Netta la posizione sul tema delle banche, nelle ore in cui è arrivata la legge che istituisce la Commissione d’inchiesta parlamentare-bis, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle. Pur senza citarla, il ministro ha ricordato come ci siano stati i casi mala gestione, rimasti comunque limitati a piccoli istituti. E non ne sono stati esenti i Paesi nordici. Il sistema comunque «è solido», metterlo in dubbio «significa avallare una delle campagne europee che ci stanno attaccando e mettendo in difficoltà».