Un piccolo paesino della Danimarca, Brande, rischia di passare alla storia e anzi di diventare un’attrazione turistica perché vi verrà costruito quello che dovrebbe diventare il più alto grattacielo in Europa. La classica cattedrale nel deserto, visto che il paesino danese conta appena 7.000 abitanti. L’opera è finanziata dall’uomo più ricco della Danimarca, Anders Povlsen, proprietario dell’azienda di abbigliamento Bestseller, che porterà la sua sede in questo grattacielo. Il progetto ha appena ricevuto l’approvazione dell’amministrazione comunale e i lavori inizieranno già quest’anno.



Riporto questa curiosa vicenda perché, invece che un segnale di un’ipotetica ripresa economica, paradossalmente potrebbe essere l’ennesimo segnale di una crisi catastrofica in arrivo. Infatti, storicamente molti grattacieli da record sono stati costruiti a ridosso di tutte le maggiori crisi economiche, tanto che questo fenomeno è stato nominato “Skyscraper Curse”. Addirittura c’è chi si è inventato, quasi per gioco, un indicatore chiamato Skyscraper Index, mettendo in correlazione la costruzione dei maggiori grattacieli al mondo con l’arrivo di periodi di recessione economica.



Anche se un simile indicatore è tutt’altro che affidabile o rigoroso, non c’è dubbio che alcuni casi siano lampanti: il Singer Building venne completato proprio negli anni della recessione del 1907; un’altra serie di torri altissime (40 Wall Street, Chrysler Building e il celebre Empire State Building) furono completati a ridosso della Grande Depressione del ’29; il World Trade Center aprì nel 1973, a ridosso della recessione del 1974 (crisi petrolifera); le TwinTower Petronas (a Kuala Lumpur, in Malesia, alte ben 452 metri!) precedettero la crisi asiatica del 1998. Ora la costruzione più alta al mondo è quella del grattacielo Burj Kalifa a Dubai, alto ben 830 metri e terminato nel 2010.



Ma quale potrebbe essere la spiegazione di questa ipotetica correlazione tra la costruzione di grattacieli sempre più alti e i periodi di recessione? La correlazione è intuitivamente semplice: i bassi tassi di interesse, quando mantenuti per lungo tempo, favoriscono parzialmente l’economia ma distruggono la redditività delle banche, che devono cercare soluzioni alternative all’acquisto di titoli di vario genere (poco o tanto rischiosi) e la soluzione più gettonata diventa il mattone. Ma quando il periodo di bassi tassi di interesse si prolunga troppo (magari perché l’economia non decolla per altri motivi), allora quella del mattone diventa una vera e propria corsa che finisce per surriscaldare il mercato immobiliare e creare l’ennesima bolla; quando scoppia l’economia ne viene a soffrire più o meno brutalmente.

Ne sanno qualcosa in Svizzera: i tassi bassi da troppo tempo hanno innescato il problema e ora che i tassi sono addirittura negativi (e non da ieri) il problema del surriscaldamento del mercato immobiliare svizzero inizia a preoccupare. Sia Andrea Maechler, membro del board della Banca centrale, sia la Finma, la Consob svizzera, hanno sollecitato il Governo ad adottare misure per contrastare i continui rialzi dei prezzi del settore immobiliare.

In paragone a tutto questo, la vicenda del grattacielo progettato nel minuscolo paesino della Danimarca può far sorridere. Quelli che invece non hanno niente da sorridere sono i tedeschi: secondo l’Ufficio nazionale di statistica Destatis, a febbraio si è registrato un calo del 4,2% negli ordini all’industria dopo il -2,1% del mese precedente. Il dato è peggiore delle aspettative degli analisti che avevano previsto un aumento dello 0,3%. Si tratta della caduta peggiore dal gennaio 2017. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, gli ordinativi sono invece calati dell’8,4%. Nel dettaglio, gli ordini domestici sono diminuiti dell’1,6%, quelli esteri del 6% sul mese precedente. Ma non basta: i principali istituti economici tedeschi hanno ridotto le loro previsioni di crescita della Germania per il 2019 allo 0,8% rispetto a una stima precedente dell’1,9%. Un vero disastro.

Negli anni di vacche grasse non hanno fatto investimenti, fedeli all’ottusa ideologia dell’austerità. Ora arrivano gli anni di vacche magre e le infrastrutture tedesche sono al collasso. Con il crollo del 6% degli ordini esteri e un mercato interno depresso a forza da due decenni si rischia il collasso totale. Nel frattempo, i politici si stanno trastullando nel forzare l’unione tra i due colossi bancari, Commerz Bank e Deutsche Bank, entrambi in crisi, per motivi differenti. Ma l’unione è innaturale, non è sinergica e rischia di essere fatta al prezzo di brutali tagli di personale ma senza risolvere i reciproci problemi strutturali. Si dice che l’unione fa la forza, ma non è vero sempre, dipende; occorre che si lavori insieme per obiettivi comuni e occorre che l’unione sia voluta. Ma se l’unione è forzata dall’esterno, difficilmente l’unione fa la forza; anzi, si fa fatica a chiamarla unione.

Il grattacielo della Bestseller nel paesino da settemila abitanti oggi fa sorridere, ma un domani rischia di passare alla storia. Una triste storia.