La recente risposta data dal presidente della Bce, Mario Draghi, a Marco Valli e Marco Zanni, deputati del Parlamento europeo, in merito all’oro della Banca d’Italia mi costringe a ritornare sull’argomento.
Mi giovo del fatto di aver pubblicato sul Sussidiario alcuni altri articoli sull’origine storica dell’accumulo di tanto oro, monetato e non, presso i banchi meridionali.
Nel primo articolo descrivevo che l’oro depositato in Banca d’Italia non era altro che il frutto di un’astuta sottrazione dai banchi meridionali della ricchezza economica aurea dagli stessi intermediata a fronte dell’emissione di certificati di deposito e perciò di proprietà dei depositanti; nel secondo articolo evidenziavo che, nonostante tale artifizio e il passaggio al corso forzoso, era intenzione dell’Autorità dell’epoca mantenere in capo ai cittadini la proprietà dell’oro; infatti, se non fosse stato così, per quale motivo la gestione dell’oro era stata affidata a un altro ente pubblico, l’Ufficio Italiano dei Cambi, anziché alla stessa Banca d’Italia?
Invero, come avevo spiegato nel secondo articolo, l’oro dei cittadini non aveva alcuna evidenza contabile nell’attivo patrimoniale dell’Istituto centrale e soltanto in momenti più recenti iniziò l’acquisto di altro oro, a cui successivamente seguirono le fasi di rivalutazione e di riclassificazione contabile. Il cerchio fu chiuso con la fusione tra la Banca d’Italia e l’Ufficio Italiano dei Cambi.
Da quanto precede vorrei rilevare che, nonostante l’Istituto nel quale ho lavorato abbia avuto una diffusa e costante tradizione di correttezza e professionalità, alcuni soggetti ricoprenti ruoli di alta responsabilità non ne hanno assimilato le caratteristiche, improntando il loro comportamento all’astuzia.
Quello che mi meraviglia è che quello che contabilmente ho evidenziato riviene dalla semplice analisi dei bilanci pubblicati e che perciò l’allora responsabile della Direzione del Tesoro non poteva non esserne a conoscenza, tanto più perché è stato anche Governatore. Perciò, come ha fatto a firmare una dichiarazione di proprietà così categorica? Un’affermazione del genere è paragonabile a considerare della Banca centrale pure le fedi nuziali, basterebbe preordinare alcune astute azioni espropriative! A me non risulta nessuna legge, decreto o atto ufficiale di trapasso della proprietà dei depositi d’oro in capo al depositario.
Si potrà sempre trovare chi è disposto a costruire, a posteriori, la logica giuridica di quel passaggio, ma non si può negare l’excursus storico che riconosce ai cittadini la proprietà del prezioso metallo.
Il compito di fare quanto meno chiarezza dovrebbe essere affidato a una classe politica mossa da onestà di intenti e indipendenza di giudizio, ma non a chi direttamente o indirettamente è responsabile di atti volti a creare copertura agli ingenti costi di costituzione di una banca centrale che si è rivelata essere uno dei maggiori responsabili del degrado economico dei cosiddetti Paesi Pigs.