Negli Usa i dati sui consumi di febbraio hanno deluso le attese, l’indice Markit Pmi manifatturiero a marzo ha mostrato segnali di debolezza, mentre i dati sul settore delle costruzioni (spesa, nuovi cantieri e permessi) rivelano incertezze e difficoltà. Anche in Europa sono usciti dati non particolarmente incoraggianti, dai prezzi al consumo di marzo nell’area euro all’indice Pmi delle aziende manifatturiere tedesche, ai minimi da metà del 2012, e al crollo degli ordini dell’industria (-4,2%), sempre in Germania. Per non parlare, ovviamente, dell’Italia, che continua a inanellare stime di crescita sempre più allarmanti. “Eppure – osserva Alessandro Magagnoli, analista tecnico e cofondatore di Financial Trend Analysis (Ftaonline) –, nonostante questa batteria di dati, volendo essere ottimisti, in chiaroscuro, le Borse sembrano non guardare ai dati macro. Anzi, proseguono al rialzo, con Ftse Mib e Ftse All Share su nuovi massimi annuali”.



Perché i mercati azionari si comportano così?

Sono convinti che ancora una volta le banche centrali possano rimettere la barca dell’economia mondiale sulla giusta rotta, facendole evitare di spiaggiarsi sulle coste della recessione.

Ci sono fattori che le Borse stanno ignorando?

Uno su tutti. La SIA (Semiconductor Industry Association) ha annunciato che a febbraio le vendite di semiconduttori, a livello globale, sono scese del 7,3% rispetto a gennaio e del 10,6% dal febbraio del 2018. In Europa il calo è stato del 2,3% su base mensile e del 3% su base annua, mentre negli Usa rispettivamente del -12,9% e del -22,9%. Un vero e proprio crollo che difficilmente può essere spiegato se non con un vero e proprio mutamento dell’orientamento del mercato.



Solo dalla Cina sono arrivati ultimamente dei segnali positivi, vero?

A parte il fatto che anche in Cina le vendite di semiconduttori sono calate del 7,8% su base mensile e dell’8,5% su base annua, ai mercati è comunque piaciuto il dato sull’industria cinese in ripresa, almeno sulla carta, come comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino. Anche il Pmi manifatturiero della Cina è tornato, dopo tre mesi, sopra la soglia che separa espansione da contrazione. La Cina, però, potrebbe ancora essere colpita dall’andamento dei commerci, visto che la Wto ha rivisto pesantemente all’ingiù, dal +3,7% al +2,6%, le stime di crescita degli scambi internazionali. E attenzione: queste stime non tengono conto di un eventuale ulteriore impatto negativo che potrebbe derivare da una “hard Brexit”.



E’ tuttavia possibile che il contesto del commercio mondiale possa anche migliorare e questo forse spiega la tenuta delle Borse?

In effetti gli operatori guardano con fiducia anche al proseguimento a Washington dei negoziati per mettere fine alla guerra commerciale tra Usa e Cina.

A sorprendere è il trend di Piazza Affari. Il Ftse All Share e il Ftse Mib, nonostante l’economia italiana ko e tutte le zavorre che conosciamo, sono sui massimi da inizio anno. Che cosa li tiene in alto?

E’ vero, Ftse All Share e Ftse Mib sono saliti imperterriti, arrivando anche al di sopra dei precedenti massimi annuali. L’All Share è sopra quota 23.800 circa, una quota graficamente rilevante anche perché coincidente con il 78,6% di ritracciamento del ribasso dal top di agosto 2018, ultimo dei riferimenti di Fibonacci prima del 100%, ovvero di un ritorno in area 24.500.

E il Ftse Mib?

E’ salito fino a intravedere i 21.800 punti circa, al di sopra di 21.483 punti del 19 marzo. Anche in questo caso siamo al di sopra del 78,6% di ritracciamento del ribasso dal top di agosto 2018. La rottura della resistenza renderebbe credibile uno scenario di completo ritracciamento del ribasso precedente, quindi un ritorno in area 22.200 almeno. Sopra quei livelli si potrebbe iniziare a sognare il ritorno in area 23.000, quota che solo poche settimane fa sembrava un miraggio irraggiungibile. Ma ancora una volta a essere particolarmente interessante è il grafico del future Ftse Mib.

Che andamento sta avendo?

Ha superato due resistenze molto rilevanti, inviando un segnale di forza capace di condizionare positivamente le prossime sedute. A 21.000 circa, infatti, i prezzi si sono lasciati alle spalle il 50% di ritracciamento del ribasso dal top di maggio 2018, una resistenza avvicinata una prima volta il 7 marzo, poi toccata nuovamente il 14 marzo e nelle prime due sedute di aprile. A 21.160 i prezzi hanno poi superato anche il lato alto del gap ribassista del 28 settembre scorso. La fase laterale disegnata a marzo, inserita all’interno di un canale quasi orizzontale, si è quindi dimostrata un “flag”, figura di continuazione della precedente tendenza rialzista. Prossimo obiettivo per il rialzo è il gradino successivo a quello del 50% nella successione di Fibonacci, quindi il 61,8%, posto a 21.760 punti circa, poi il target si sposterebbe sui 22.000 punti, lato alto del canale crescente che parte dai minimi di fine dicembre. Solo ritorni al di sotto dei 20.900 punti metterebbero in discussione il segnale rialzista appena inviato.

Solo il mercato italiano guarda in alto?

No. Il trend rialzista del Cac 40 future torna a farsi sentire e le similitudini tra Cac 40 e Dax sono evidenti, con l’unica differenza che il grafico del Cac40 si presta meglio allo studio con l’analisi tecnica. Quindi la realizzazione di uno scenario per il future francese comporterebbe un destino analogo anche per l’indice tedesco.

E che cosa si evince osservando il grafico del Cac 40 future?

L’indice si era mosso all’interno di un canale crescente dai minimi di fine dicembre, canale la cui trend line di base era stata violata il 22 marzo a 5.330 punti. Il ribasso successivo si è tuttavia limitato a testare, con i minimi del 25 marzo, quelli dell’8 marzo a 5.220, esattamente sul primo dei ritracciamenti di Fibonacci, il 23,6%, del rialzo dai minimi di fine dicembre, lasciando poi spazio a una fase di recupero che nei giorni scorsi è rientrata all’interno del canale originario. I massimi di martedì 2 aprile a 5.438,5 sono leggermente superiori a quelli del 19 marzo a 5.431, il che permette di disegnare un nuovo canale crescente, meno inclinato del precedente, ma che appare già molto credibile: la parallela alla base del canale – linea che parte dai minimi di fine dicembre e passa per quelli del 25 marzo – tracciata dal top del 5 febbraio intercetta con precisione una moltitudine di massimi di seduta a fine febbraio, inizio marzo e e poi dal 15 al 20 marzo. E il lato alto di questo nuovo canale transita ora a 5.517 punti circa.

Quindi?

Sarà molto interessante vedere, in caso di test di quei livelli, se ci sarà un nuovo calo o se questa volta il mercato troverà la forza per salire a testare il top di settembre a 5.543,5, cancellando quindi per intero il ribasso subìto nell’ultima parte del 2018.

I prossimi livelli da guardare con attenzione?

Primo step sul quale concentrarsi sarà la conferma della rottura di area 5.440, con target in quel caso a 5.517. In caso invece di mancata rottura di 5.440, attenzione sul supporto di area 5.290, base del nuovo canale crescente che deve tenere per evitare il rischio che le oscillazioni delle ultime sedute, dal picco del 19 marzo, si trasformino in un doppio massimo, annunciando l’avvio di una profonda correzione del rialzo visto da fine dicembre.

(Marco Biscella)