Mentre a Palazzo Chigi è in corso la riunione e il Cdm per rilanciare l’economia e crescita italiana con il varo del Def, dal Fondo Monetario Internazionale giunge una nuova “batosta” per il Governo Conte: il board del Fmi ha infatti tagliato le stime di crescita per l’Italia nel 2019 passando dallo 0,9% previsto all’attuale correzione su un +0,1%. 0,5 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di gennaio e 0,9 punti percentuali in meno rispetto alle stime di ottobre 2018: non solo, resta invariata a +0,9% la crescita per il prossimo anno con in generale una revisione al ribasso in seguito alla «debole domanda interna mentre i rendimenti restano elevati». L’annuncio del Fmi arriva nel momento in cui lo stesso esecutivo gialloverde già nel Def inserirà un Pil “rivisto” proprio allo 0,1%, mentre per i prossimi anni i conti del Mef sono ben più positivi di quanto ipotizzato dal Fondo Monetario. Assieme alla Brexit, l’economia italiana rappresenta secondo i tecnici guidati da Chirstine Lagarde il vero pericolo per la zona euro: «Una prolungata incertezza di bilancio e elevati spread in Italia, soprattutto se associati a una più profonda recessione, potrebbero avere ricadute negative sulle altre economie dell’area euro».
L’ALLARME FMI SUL PIL ITALIA
Un allarme rilanciato dal capo economista del Fmi, Gita Gopinath, che non si sofferma sui contenuti stessi delle riforme di Lega e M5s specie perché nel prossimo Def alcune norme nuove saranno varate (la Flat tax su tutte): «Dobbiamo attendere i dettagli prima di pronunciarsi» rilanciano ancora dal Fondo Monetario dopo aver sostanzialmente tagliato le stime di crescita per l’anno corrente non solo in Italia. Il Fmi per l’economia mondiale stima una crescita del 3,3% quest’anno, ovvero 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio e 0,4 punti percentuali in meno sull’ottobre 2018. I problemi italiani però fanno allertare più di tutti, assieme all’instabilità determinata dal caso-caos Brexit: «i dati più deboli del previsto e le preoccupazioni sull’Italia sono alla base della svalutazione del 3% dell’euro registrata negli ultimi mesi». Il Fondo ha poi concluso dicendo che il peso dell’economia europea vede al centro il calo tedesco sul fronte automobilistico che a catena ha trasportato al ribasso tutte le altre economie: il problema però in Italia è doppio perché già il nostro stato era “fragile” e non del tutto fuori dalla crisi: tra le ricette diffuse nel report, il Fmi suggerisce a Roma di «decentralizzare la contrattazione del lavoro, con l’effetto auspicato di migliorare i salari e la produttività e contemporaneamente aumentare occupazione e flessibilità».