I commissari di Banca Etruria, nominati da Bankitalia, sono indagati per abuso di ufficio dalla procura di Arezzo. Lo ha rivelato La Stampa nella sua edizione odierna, spiegando che la vicenda è relativa alla vendita di un pacchetto di sofferenze dell’istituto che è stata realizzata dai commissari a ridosso della risoluzione. Il fascicolo è stato aperto nel 2018, mentre precedenti accertamenti della Guardia di Finanza sulla cessione erano stati inviati alla procura di Roma, con una serie di esposti arrivati ad Arezzo sull’attività di Bankitalia su Etruria prima e durante il commissariamento fino alla risoluzione. Nell’ottobre scorso, scrive il quotidiano, il gip di Arezzo ha autorizzato la proroga delle indagini per altri sei mesi. L’ipotesi di reato è abuso d’ufficio perché la vendita sarebbe avvenuta «a prezzi, condizioni contrattuali e in tempi tali da violare quanto disposto» dall’articolo del testo unico bancario che regola i compiti dei commissari. Inoltre, i commissari Riccardo Sora e Antonio Pironti avrebbero violato l’articolo 97 della Costituzione in merito al dovere di imparzialità «tenuto conto delle offerte o disponibilità avanzate da terzi».



BANCA ETRURIA, INDAGATI COMMISSARI DI BANKITALIA

Il pacchetto di sofferenze in questione è del valore nominale di 301,7 milioni: è stato venduto per 49,2 milioni con una plusvalenza di circa un milione per Banca Etruria. L’acquirente, spiega il quotidiano, era Credito Fondiario, che è ora controllato dal fondo Elliot. Il contratto di cessione fu chiuso il 16 novembre 2015, mentre il 22 arriva il decreto del governo Renzi con cui fu stabilita la risoluzione per Etruria e altre banche commissariate, cioè Banca Marche, Carife e CariChieti. Questa cessione è importante nella ricostruzione delle vicende bancarie italiane, perché il prezzo della transazione venne usato come parametro per stabilire il valore delle sofferenze di tutte le quattro banche, a sua volta causa del forte calo delle banche italiane in Borsa, che avevano coperture delle sofferenze più basse. L’operazione ha quindi condizionato il prezzo dei crediti deteriorati delle banche italiane. Secondo quanto ricostruito da La Stampa, per la cessione del pacchetto di sofferenze di Etruria venne seguita una procedura di gara e l’unica offerta ricevuta dai commissari arrivò dal fondo Algebris di Davide Serra. Lo stesso fondo che, prima del commissariamento, aveva inviato un’offerta – anche a Bankitalia – per la banca, con un piano complessivo per acquisire le sofferenze e impegnarsi per una ricapitalizzazione da 400 milioni.

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