Il commissariamento di Carige non è stato un buon segnale di inizio anno per l’economia italiana. Secondo Francesco Forte, in questi giorni si sta forse sottovalutando il problema, che è poi collegato ad altre due criticità che rischiano di creare seri problemi al nostro Paese nel 2019. In questa chiacchierata l’economista ed ex ministro delle Finanze ci spiega perché.



Professore, c’è da essere preoccupati per il commissariamento di Carige?

Trovo che ci sia una certa tranquillità immotivata, forse non si è capito che la procedura di commissariamento non risolve i problemi, ma è semplicemente una misura preventiva per tentare di trovare una soluzione prima di arrivare ad applicare la procedura di risoluzione. Purtroppo siamo anche in una situazione in cui il Governo non fa nulla per risolvere i problemi generali delle banche, anzi li peggiora.



Quale sarebbe la soluzione per il problema di Carige?

La soluzione adeguata si chiama patrimonializzazione, che si ottiene solo se il sistema bancario italiano si irrobustisce. È così che si possono facilitare le aggregazioni. Se si riduce il debito pubblico, ne trae beneficio il sistema bancario che ha molti titoli di Stato tra i propri asset. Il Governo ha invece varato una manovra in cui ci sono delle mostruose clausole di salvaguardia per il 2020 e il 2021 e poco per dare la sensazione che ci sia una sostanziale riduzione del debito pubblico nel 2019. Non a caso lo spread continua a rimanere intorno ai 250 punti base.



Dove dovrebbe essere secondo lei lo spread?

Dovrebbe essere sotto la soglia dei 200 punti base, scendere verso i 150. Il fatto poi che non ci sia più il Qe implica che dobbiamo emettere più o meno la stessa quantità di titoli di stato dello scorso anno senza che ci siano gli stessi acquisti della Bce. Dunque il 2019 è iniziato con un segnale non positivo, poiché il fatto che ci sia il primo commissariamento bancario europeo proprio in Italia non aiuta certo la reputazione del nostro sistema. L’altro segnale non bello è dato dallo spread che non scende. Il terzo, che accresce l’incertezza politica, è rappresentato dai numeri risicati della maggioranza al Senato. Il Governo scricchiola e la decisione sulla Tav potrebbe rappresentare un serio pericolo per la sua sopravvivenza.

Torniamo un attimo a Carige. Pensa che sia davvero impossibile riuscire a completare il percorso che i vertici della banca avevano individuato, ovvero l’aumento di capitale propedeutico a un’aggregazione?

Bisogna vedere chi sottoscrive l’aumento di capitale al posto di Malacalza. È difficile poi vedere un cavaliere bianco in un sistema bancario che ha appena ricevuto una stangata fiscale. Sulle banche il precedente Governo ha fatto solo pasticci, ma questo sembra avere un’avversione per dei soggetti che invece sono essenziali per l’economia del Paese. Credo che per Carige si procederà probabilmente a tagli pesanti per cominciare a ridurre i costi. Poi, essendo strettamente legata allo sviluppo locale, il suo destino potrebbe dipendere molto dall’alta velocità ferroviaria e dal terzo valico, che sono importanti per l’economia ligure. Se questa prospera, conviene investire su Genova. Altrimenti non c’è convenienza ad avere una banca in quel territorio.

Proprio in Liguria c’è stata negli ultimi anni una forte crescita elettorale della Lega ai danni della sinistra. Il Governo, o almeno una parte di esso, avrebbe quindi tutto l’interesse a far sì che la crisi di Carige venisse risolta…

Certo. Il punto è che la crisi si dovrebbe risolvere con il terzo valico e l’alta velocità. In questo modo il porto di Genova può avere un grande sviluppo e l’economia genovese e ligure possono rifiorire, dando possibilità di ripartenza anche a Carige. La Lega, che pure avrebbe il diritto e dovere, insieme a Forza Italia, di fare tutto ciò, è però incastrata dal fatto che il ministero delle Infrastrutture è in mano a un partito che odia le infrastrutture.

Professore, in buona sostanza ha elencato tre criticità di questo inizio 2019 per il nostro Paese, che appaiono tra l’altro tra loro connesse. Quale ritiene sia la più pericolosa?

Senza dubbio la più pericolosa è quella relativa allo spread, che sarà ancora da monitorare nelle prossima settimane. Al secondo posto, come grado di pericolosità, vedo i problemi della maggioranza al Senato. Al terzo, invece, la questione Carige, che è poi di fatto condizionata dalle prime due criticità.

(Lorenzo Torrisi)

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