L’ottava borsistica appena trascorsa registra un saldo finale positivo diffuso sui principali indici azionari internazionali. Nonostante lo stallo in essere tra Usa e Cina sul fronte commerciale, e l’ormai evidente rallentamento globale economico (soprattutto nell’Area Euro), i mercati hanno chiuso facendo registrare nuovi massimi annuali.
Fin dalla prima seduta di contrattazioni – dal punto di vista grafico – i listini internazionali hanno visto concretizzarsi una chiara configurazione rialzista attraverso la forza dei compratori: di fatto, l’inizio di settimana, si è caratterizzato per numeri gap up in apertura di seduta con successivi riposizionamenti in chiave rialzista, consentendo pertanto ulteriori allunghi fino al termine di ottava.
Da sottolineare il rally del nostro principale indice di Piazza Affari (Ftse Mib) che nel corso del solo 2019 evidenzia una rivalutazione del 18,74%. L’attuale impostazione grafica suggerisce prudenza poiché emergono diversi cali di valore in ambito algoritmico (sia sui principali leading che lagging indicators). Da monitorare un eventuale cedimento dei prezzi fino alla violazione del supporto statico posto a 21.483,53 punti: il target ribassista vedrebbe un primo obiettivo a 21.220,60 con ulteriore potenziale downside esteso fino a 20.827 punti. Segnale positivo qualora il mercato superasse la resistenza a quota 21.939,40 punti: un ulteriore allungo fino a 22.193,79 potrebbe concretizzarsi.
Wall Street – attraverso il suo principale indice S&P500 – appare intenzionata a puntare verso nuovi massimi storici: qualora ci fossero nuovi spiragli in ottica di negoziato in essere con la controparte cinese, gli operatori non esiteranno a far nuovamente aggiornare le statistiche storiche. Di certo, le condizioni della principale economia mondiale stanno subendo un arretramento diffuso su più driver di crescita, ma – come spesso accade – prima di un’eventuale discesa significativa dei prezzi di borsa si assiste a un’ultima fase di euforia prima dell’epilogo.
La piazza statunitense rappresenta il principale componente nei benchmark azionari internazionali (v. MSCI Index): ne consegue che, essendoci una concreta correlazione tra l’andamento di Wall Street e i restanti indici azionari, il monitoraggio di soglie di prezzo del Paese a stelle e strisce può semplificare la view internazionale in ottica di scenario sia rialzista che ribassista. Qualora si registrasse una chiusura superiore a quota 2.903,17 punti l’indice S&P 500 avrebbe buone possibilità di poter registrare nuovi massimi (anche in ottica settimanale). Viceversa in caso di mancato supporto a 2.860,31 punti il mercato rivedrebbe l’ulteriore flessione dei corsi fino al target in area 2.830,70.
Sul versante opposto – ovvero il mercato obbligazionario – si registrano rendimenti interessanti solo sui titoli di stato americani che nuovamente evidenziano yield maggiori sulla parte a breve scadenza rispetto a quella di medio e lungo termine. Come già accaduto in passato, questo tipo di scenario (curva dei rendimenti invertita) è stato premonitore di recessione economica. In Europa l’unica piazza che offre un trade off vantaggioso in termini di rendimento atteso/rischio è l’Italia con un 2,47% a dieci anni. Da ricordare però come il Bel Paese sia prossimo a importanti e imminenti appuntamenti (primo fra tutti la presentazione del Def) e pertanto è sconsigliabile un posizionamento alla vigilia di tali eventi. Da monitorare un eventuale ritorno del rendimento (v. spread Btp/Bund) in prossimità del 3%: oltre a essere deleterio per il nostro Paese, per chi vuole invece investire, ci potrebbe essere un ulteriore incremento con conseguenti perdite in conto capitale. In questo momento, l’attesa sembra essere il “posizionamento” migliore.
Sul fronte delle materie prime si è potuto assistere all’importante allungo dell’oro nero: il taglio della produzione da parte dell’Opec, così come la riduzione da parte dell’Iran, e le difficoltà in Venezuela hanno favorito la crescita del prezzo del barile. Fisiologica una pausa nel corso delle prossime sedute anche perché motivata dalle possibili prese di profitto da parte degli speculatori di breve termine. Anche il lingotto non sta vivendo un periodo felice e – appare – come orientato a un ritorno verso i 1.250 dollari. Non appaiono per ora presenti segnali (sia grafici che algoritmici) significativi al fine di un posizionamento.
Per quanto riguarda infine il mercato valutario, il principale cross Euro/Usd si attesta in prossimità di area 1,12. Il trend di medio termine evidenzia una tendenza neutrale-ribassista con target in direzione di 1,107. Prima di tale obiettivo si assisterà a un potenziale incremento di volatilità soprattutto in ottica daily. Solo il ritorno sopra quota 1.12652 agevolerebbe riposizionamenti long con primo obiettivo a 1,13121 e successivo 1,13516. Da porre particolare attenzione qualora gli scambi si riportassero attorno alla soglia psicologica di 1,12: un chiusura inferiore permetterebbe alla principale valuta di poter raggiungere 1,11792 (prima) e 1,1141 (dopo).