Molto rumore per nulla: non solo nel corso di queste ultime 72 ore, ma negli ormai trascorsi quasi tre anni dall’esito favorevole registrato in sede di referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea. Si è passati da uno stato di Brexit a un attuale “B-Stay”. Un vero e proprio nulla di fatto sia dal punto di vista politico, sia soprattutto sul fronte prettamente operativo-finanziario.



Analizzando le serie storiche di quanto accaduto sui mercati finanziari – dallo storico 23 giugno 2016 ai più attuali giorni nostri – si possono rilevare andamenti pressoché privi di valenza distintiva. La comparazione tra l’indice Ftse 100 (rappresentativo della borsa britannica) e il principale benchmark europeo D.J. Stoxx 600 non evidenza grosse differenze: nel caso del primo si può assistere a una rivalutazione di oltre 13 punti percentuali, mentre per il secondo un incremento di poco inferiore alle due cifre.



Uno scarto che – in circa tre anni – si può ritenere di lieve entità soprattutto a seguito di un parallelismo con un indice (il D.J. Stoxx 600) che prende in considerazione un paniere ben più ampio e pertanto maggiormente diversificato poiché rappresentativo dell’intero Vecchio continente.

Per tutti coloro che erano “pro Brexit” al pari dei “contro Brexit” il mercato non ha enfatizzato alcun sentimento di tali controparti. Medesima conclusione sul fronte valutario (cross Euro/GBP) dove non si evidenziano rilevazioni degne di titoli da prima pagina. Nello stesso periodo preso in esame si archivia un segno “+” contraddistinto da una rivalutazione di poco superiore agli undici punti percentuali.

Anche nel corso di questa “ultima tre giorni di votazioni” i mercati borsistici internazionali non hanno né enfatizzato, né penalizzato i propri corsi. Ai più attenti osservatori è invece palese l’unica e significativa rivalutazione (o correzione) avvenuta nel corso d’anno: il rapporto Euro/GBP ha registrato una flessione del 6,68% dai propri massimi fatti registrare nel 2019.

In finanza, ma ancor più sui mercati finanziari, i dati non mentono mai e le loro risultanze sono talvolta nulle rispetto alla cronaca. Si archivia – per il momento – una fase di mercato che poco ha inciso sul mero fronte “speculativo”, bensì solo e quasi esclusivamente in materia narrativa al pari della stessa commedia teatrale del più incisivo e prestigioso William Shakespeare.

Pertanto, come se nulla fosse accaduto: nessuna distinzione o particolari bolle speculative. Nulla da rilevare, nulla da segnalare. Alla fine: molto rumore per nulla. Solamente questo.