La crescita economica è in contrazione graduale dall’estate del 2017 a livello sia globale, sia europeo, ma dall’autunno 2018 ha preso una più marcata direzione recessiva. Ciò è dovuto a due fattori. Il primo è stato l’esaurimento del ciclo espansivo iniziato nel 2009 sostenuto da iniezioni straordinarie di liquidità in America affinché le Borse trainassero la ripresa dopo la crisi del 2008, con il contributo di una crescita forzata della Cina per integrare la poca forza della locomotiva statunitense nel traino della domanda globale.



Le Borse hanno raggiunto un tetto, il programma di extra-liquidità ha dovuto trovare un termine, la Cina ha forzato troppo con debito il suo ciclo economico e ha dovuto iniziare a riequilibrarlo, con impatto recessivo interno. Lo stimolo fiscale straordinario attuato da Trump a fine 2017 ha rimesso in moto la locomotiva americana, ma in modo incerto perché questo è a termine.



Tuttavia è un secondo fattore che ha portato la decrescita lieve a trasformarsi in tendenza recessiva: il conflitto commerciale tra America e Cina con conseguenze ansiogene su tutto il ciclo economico globale ha ridotto gli investimenti e le importazioni, facendo crollare la produzione industriale nelle esportatrici Germania e Italia.

In Italia il ciclo espansivo è iniziato solo a fine 2014, dopo la recessione 2012-13 per la crisi di fiducia sul debito peggiorata dall’applicazione di un rigore fiscale depressivo, grazie più all’annuncio di intervento straordinario della Bce a garanzia del debito che ad azioni stimolative da parte dei governi del tempo. Terminato nel dicembre 2018 il sostegno Bce, l’economia italiana non si è ancora ripresa. Ha un Governo dove il ministro dello Sviluppo dichiara che nel 2019 sarà boom e quello dell’Economia che è stagnazione. Gli stimoli alla crescita sono insufficienti e il boom non ci sarà. Ma sarà possibile almeno una stagnazione tra lo 0,5% e l’1% di crescita?



Nel globo è probabile un miglioramento: America e Cina cercano un accordo per evitare crisi acute che colpirebbero ambedue e ciò aiuterà la tenuta della domanda globale, una pur media ripresa degli investimenti e dell’export tedesco e italiano. Ma se il Governo italiano non allocherà più risorse agli investimenti interni, agli stimoli fiscali e alle facilitazioni per il lavoro, anche abolendo il depressivo “Decreto dignità”, e non aiuterà il settore auto in difficile transizione tecnologica, allora sarà un miracolo non cadere in recessione.

www.carlopelanda.com