Speriamo che abbia ragione Luigi Di Maio. Ogni persona di buona volontà dovrebbe incrociare le dita mettendo da parte ogni atteggiamento partigiano, ogni rabbia e ogni rivalsa. Speriamo davvero che la Banca d’Italia si sia sbagliata, perché se ha ragione, allora sono guai seri per tutti, non solo per il Governo. I giornali hanno dato conto ieri delle fosche previsioni contenute nel bollettino della banca centrale italiana. Ma al di là delle cifre è importante leggere come gli economisti di via Nazionale sono arrivati alle loro conclusioni: l’analisi dettagliata della manovra economica del Governo offre anche indicazioni positive, quasi un suggerimento implicito su come invertire la marcia. Perché è chiaro che così non va e bisogna cambiare.



Vediamo prima le conclusioni fondamentali.

1- “In Italia, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l’attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto. All’indebolimento dei mesi estivi ha contribuito la riduzione della domanda interna, in particolare degli investimenti e, in misura minore, della spesa delle famiglie”. Dunque la frenata arriva dall’interno, non solo dall’estero (anzi, le esportazioni hanno continuato a crescere e la bilancia dei pagamenti resta in consistente attivo). E il punto dolente è non tanto nei consumi quanto negli investimenti.



2- “La manovra di bilancio accresce il disavanzo; secondo le valutazioni ufficiali l’indebitamento netto si collocherebbe al 2,0 per cento del Pil nell’anno in corso, interrompendo il calo in atto dal 2014”.

3- “La proiezione centrale della crescita del Pil è pari allo 0,6 per cento quest’anno, 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza”. Aggiungiamo che sono 0,9 punti rispetto alle previsioni originarie, ultra-ottimiste, del Governo. “Alla revisione concorrono: dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale. Sono invece moderatamente positivi gli effetti sulla crescita dell’accordo raggiunto dal Governo con la Commissione europea: l’impatto favorevole della diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine compensa ampiamente quello degli interventi correttivi apportati alla manovra”.



Come incide la Legge di bilancio? È davvero tale da bloccare la recessione come sostiene il Governo? In apparenza la risposta è semplice: no, visto che lo scenario presentato dalla Banca d’Italia “tiene conto delle misure delineate nella manovra economica 2019”. Ma val la pena entrare nei dettagli perché lì si trovano le critiche a quel che è stato fatto e le indicazioni per quel che si sarebbe dovuto fare e forse si potrebbe ancora fare nei prossimi mesi.

A- “Tra gli interventi che determinano un incremento di spesa – scrive il bollettino a pagina 43 – un impatto più elevato sul prodotto è associato agli investimenti pubblici il cui moltiplicatore è vicino all’unità dal primo anno”, sempre che siano realizzati in modo rapido ed efficiente. Da qui, dunque, può venire il contributo maggiore e più rapido alla crescita secondo la Banca d’Italia.

B- “I trasferimenti alle famiglie normalmente hanno un effetto meno intenso, con un moltiplicatore pari a poco meno di 0,5 ogni tre anni. Nelle proiezioni presentate si è ipotizzato che il reddito e le pensioni di cittadinanza interessino le famiglie con una propensione al consumo elevata che implicherebbe un moltiplicatore pari a circa 0,7 dopo tre anni”. La Banca d’Italia, dunque, ha dato credito agli effetti redistributivi della manovra, non li ha sottovalutati né snobbati.

C- “Uno stimolo particolarmente elevato anche se graduale si può ottenere con misure volte ad abbassare il cuneo contributivo a carico delle imprese sul costo del lavoro, che favoriscono la competitività all’esportazione e sostengono i redditi reali delle famiglie; ne deriverebbe un moltiplicatore superiore all’unità dopo due anni”.

D- Gli effetti negativi sul prodotto lordo di una variazione nelle condizioni finanziarie, nella fiducia delle imprese o nelle condizioni del credito, “derivano principalmente da una compressione della spesa per investimenti privati e risultano crescenti nel tempo”. In particolare, simulando una crescita di 100 punti base dei premi per il rischio sui rendimenti dei titoli di stato, cioè se lo spread aumenta dell’un per cento, “ne discende una contrazione del Pil pari a sette decimi di punto percentuale dopo tre anni”.

Il linguaggio è tecnico-burocratico, ed è meglio non addentrarsi nella teoria del moltiplicatore keynesiano. Ma pensiamo valga la pena, comunque, leggere in dettaglio come e perché Bankitalia è giunta alle conclusioni che tanto hanno irritato Di Maio e il Governo nel suo insieme. Detto in parole semplici, la manovra ha scelto sussidi e pensioni invece di ridurre il cuneo fiscale e contributivo, ha deciso di incentivare i consumi (la tessera del reddito di cittadinanza va scaricata ogni fine mese) invece degli investimenti, proprio mentre quelli privati venivano influenzati negativamente dalle tensioni sui titoli di stato e dalle incertezze internazionali. Eppure, sia un taglio dei contributi che un aumento degli investimenti hanno un impatto sulla congiuntura più elevato e più rapido.

Il Governo, dunque, ha sbagliato la manovra, ha agito come se la crescita potesse continuare, anche se debolmente, ha distribuito risorse in modo errato e fuori tempo. È implicito nell’analisi che cosa bisognava fare per contrastare la recessione: tagliare il costo del lavoro e spingere il piede sull’acceleratore degli investimenti, pubblici e privati.

È possibile recuperare in corso d’opera? Una manovra aggiuntiva sarà necessaria. Se ne rendono conto anche nel Governo, il problema è quando: tutti vorrebbero saltare le elezioni europee, anche se maggio sembra davvero troppo lontano perché allora saremo davvero in piena recessione. Dunque, è fondamentale scegliere il momento giusto e fare le cose giuste. Più che aggiuntiva, insomma, la manovra dovrà essere correttiva.