Volente o nolente, Matteo Salvini è stato al centro delle vicende politiche ed economiche della giornata di ieri. Il vicepremier non solo ha visto arrestare il sindaco leghista di Legnano, ma anche comparire la notizia di indagini della Corte dei conti sui suoi voli a bordo di mezzi di Polizia e Vigili del fuoco. Considerando anche le altre inchieste emerse nei giorni scorsi in Lombardia, Luigi Di Maio ne ha subito approfittato per evidenziare che “il 26 maggio la scelta sarà tra noi e questa nuova Tangentopoli” e il Movimento 5 Stelle è in prima linea nel chiedere chiarimenti al ministro dell’Interno sull’uso di aerei di Stato. Un momento non facile per Salvini, già accusato di aver fatto salire lo spread con le sue dichiarazioni sul deficit/Pil dei giorni scorsi. Proprio sul rialzo del differenziale tra Btp e Bund, Francesco Forte economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, non sembra voler sposare la tesi dominante secondo cui è dovuto alle parole del leader leghista: “A mio parere le conseguenze sullo spread dipendono solo per una misura limitata dalle affermazioni di Salvini, perché esse sono inserite in un contesto in cui purtroppo l’auspicata riduzione delle imposte e l’effetto Laffer conseguente non sono resi possibili dall’alto deficit, dal livello della spesa corrente e dal blocco degli investimenti”.
Salvini non poteva non immaginare l’effetto delle sue parole sul 3%: perché allora le ha dette?
Secondo me quelle parole, insieme alle altre relative all’Iva e alla flat tax, servono a lanciare un messaggio contro il vero rischio che adesso sta emergendo e che viene sottovalutato, cioè che oltre a non disinnescare in tutto o in parte le clausole di salvaguardia si possa introdurre una patrimoniale, che non riguarderebbe solo le famiglie, ma anche le imprese. Credo però che sia stato consigliato male o che sia sta facendo un calcolo sbagliato.
In che senso?
Salvini poteva dire che se avessimo un quadro di minori spese o più crescita, potremmo fare la flat tax, ma invece tutto è bloccato dai 5 Stelle. Avrebbe potuto dire le stesse cose che direbbe un operatore economico leghista. Penso che abbia cercato di drammatizzare il tutto per rendere impossibile l’attuale quadro politico e dare la colpa all’emergenza affinché si faccia un nuovo Governo. Lui mira comunque a far cadere questo esecutivo, anche artificialmente, senza prendersi la colpa. Deve poter dire che è colpa del disastro dei mercati che non hanno capito e che quindi ci vuole un Governo pseudo-tecnico che metta le cose a posto. È tutto il contesto a far salire lo spread, non solo le parole di Salvini.
Cos’è allora che fa salire lo spread?
Da un lato, c’è l’ipotesi di una riduzione delle imposte mentre si stanno aumentando le spese correnti, cosa che non lascia tranquilli sul lato dei conti pubblici, anche perché non si stanno facendo investimenti per dare slancio all’economia e sono state adottate misure di ingessatura del mercato del lavoro. Dall’altro, sta emergendo un giustizialismo che colpisce in particolare l’economia lombarda. Tutto questo determina lo spavento dei mercati e quindi lo spread sale.
Torniamo a quello che diceva poco fa, cioè il fatto che Salvini vuole che si arrivi alla formazione di un nuovo Governo…
È chiaro che difficilmente si andrebbe a votare in autunno, quindi ci vorrebbe un esecutivo che definisco pseudo-tecnico, nel senso che non ritengo possa esserci un Governo tecnico puro, senza influenze politiche. E qui ci potrebbe essere o un Governo pseudo-tecnico di centrodestra, con un po’ di transfughi dei 5 Stelle, oppure un Governo pseudo-tecnico tra Pd e M5s.
Quanto potrà incidere sulla durata dell’esecutivo l’emergere di inchieste riguardanti esponenti della Lega e le indagini sullo stesso Salvini?
È come se Salvini ora fosse accerchiato. Non si presenta, come in passato, con la richiesta spavalda di essere processato, ma, proprio perché è accerchiato, reagisce in modo sconfusionato e non lucido. È chiaro che questo può influire sulla durata dell’esecutivo. Ed è altresì chiaro che laddove i 5 Stelle fossero al Governo, ma senza la Lega, attecchirebbe più facilmente l’ipotesi di introdurre una patrimoniale.
(Lorenzo Torrisi)