Conferenza stampa del numero uno della BCE, Mario Draghi. Come previsto è stato annunciato lo stop del quantitative easing a partire dal gennaio del 2019. Il presidente della banca centrale ha spiegato, come riporta Repubblica, che è ancora necessario uno stimolo monetario per portare l’inflazione al 2%, obiettivo che la Bce vuole perseguire. Draghi ha altresì aggiunto che la politica monetaria continuerà ad essere sufficientemente accomodante, e che continuerà a «reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati durante il programma dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e dopo la data del primo aumento dei tassi, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario». A partire dal primo gennaio, quindi, finiranno gli acquisti netti di bond, ma la Bce, come ha specificato Draghi, continuerà ad investire i titoli in portafoglio ancora per molto tempo.
BCE, DRAGHI “STOP AL QE DA GENNAIO”
Per quanto riguarda i tassi di interesse rimarranno invariati per i prossimi mesi: «su livelli pari a quelli attuali almeno fino all’estate del 2019 – specifica l’Eurotower – e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine». Sono state riviste al ribasso le stime di crescita del pil del 2018 per l’Eurozona, ora pari all’1.9%, rispetto al 2% precedente. Per il 2019, invece, la proiezione di crescita è stimata all’1.7, così come per il 2020. Infine, per il 2021, la Bce prevede una crescita ancora più bassa, pari all’1.5%. Una previsione economica per gli stati dell’eurozona quindi leggermente pessimistica rispetto ai mesi precedenti: «I rischi per le prospettive – dice ancora Draghi – possono ancora essere considerati ampiamente bilanciati, ma il punto di equilibrio si sta muovendo verso il basso», dando la colpa al protezionismo, agli senari geopolitici, e alla vulnerabilità dei mercati finanziari.