Mentre Luigi Di Maio ha già lanciato la corsa dell’Italia ad aggiudicarsi la poltrona di Commissario europeo all’Industria, Il Sole 24 Ore fa i nomi di chi potrebbe prendere il posto di Mario Draghi alla guida della Bce: non solo Jens Weidmann, ma anche Benoît Coeuré e l’ex Commissario Olli Rehn. «Non sono un politico, ma non so se fare queste dichiarazioni estemporanee serva a molto. Queste cose vanno preparate. Certamente avere più poltrone possibili è una cosa importante: francesi e tedeschi sono molto attenti a questo aspetto. L’Italia forse non ha fatto abbastanza finora su questo fronte», è il commento di Sergio Cesaratto, Professore di Economia politica all’Università di Siena, alle parole del vicepremier M5s.
Cinque anni fa è però riuscita a far eleggere Federica Mogherini Alto rappresentante per gli affari esteri…
Forse allora il Partito democratico ha fatto una scelta sbagliata, puntando ad avere un posto apparentemente importante, ma che nei fatti conta poco, quando poteva magari avere un’altra carica di rilievo.
L’Italia, che appare isolata in Europa, può avere la forza di ottenere una carica importante, considerando anche che a ottenere più voti sarebbe un partito, la Lega, certo non visto bene da Bruxelles?
L’Italia è un po’ isolata, ma sono anche le politiche europee ad averci messo in questa situazione. Penso che molto dipenderà anche da quale maggioranza ci sarà nel Parlamento europeo, se ancora Ppe e Pse avranno il peso attuale e quindi avranno voce in capitolo nella Commissione. Di certo non si potrà escludere l’Italia dall’assegnazione degli incarichi e l’avvicinarsi della scadenza del mandato di Draghi potrebbe anche favorire un riequilibrio di quelli più importanti all’interno dell’Europa. Credo che quindi si potrà avere anche qualcosa in più del Commissario all’Industria. Per noi sarebbe importante il Commissario agli Affari economici e finanziari.
A proposito della scadenza del mandato di Draghi, stanno già circolando i nomi dei suoi possibili successori. Cosa ne pensa?
La figura del Presidente è fondamentale. L’ideale sarebbe riuscire a non aver un tedesco, un francese o un rappresentante dei paesi nordici, che sono di fatto espressione della posizione della Germania. Forse la nomina di un banchiere centrale irlandese potrebbe essere lo scenario migliore per noi.
Resta il fatto che Draghi lascerà il suo incarico senza mai aver rialzato i tassi di interesse. Difficile pensare che anche il suo successore possa non farlo.
Molto dipenderà anche da come andrà l’economia. Il problema per noi è che lo spread italiano resta a un livello troppo alto. Cosa che di fatto comporta un maggior esborso per spese su interessi, risorse che potrebbero invece essere usate per sostenere la domanda interna. Abbiamo quindi minor crescita e aggravio del debito, la cosa peggiore che possa esserci: in questa situazione non potremo mai ridurre il rapporto debito/Pil. Questo è il tema che l’Italia dovrebbe sollevare ed è assurdo che l’Europa tolleri questa situazione.
Cosa occorrerebbe fare?
Il capo economista della Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, aveva proposto un grande accordo tra Italia ed Europa e credo sarebbe la strada giusta. Noi dovremmo impegnarci a non aumentare il rapporto debito/Pil e a lentamente farlo scendere, ma da parte sua l’Europa dovrebbe garantire il debito pubblico italiano, facendo in modo che lo spread si riduca a 50 punti. Questo vorrebbe dire che l’Italia potrebbe ricominciare a spendere, a sostenere il Pil con i risparmi derivanti dal minor costo per gli interessi sul debito, di fatto riducendo appunto il rapporto debito/Pil.
Un qualcosa che oggi appare impossibile da realizzare…
Esatto, anche perché in un momento in cui l’economia europea sta andando male, i tedeschi continuano a fare politiche di bilancio restrittive. Da parte sua l’Europa non fa nulla per aiutare il nostro Paese. Anche gli osservatori internazionali dicono che non si può trattare in questo modo l’Italia, tra l’altro escludendola dalle trattative franco-tedesche sull’industria, pretendendo poi che resti sorda alle proposte di investimenti della Cina. Su questo punto è però bene fare molta attenzione, perché i cinesi sono scaltri: non bisogna farsi abbindolare.
(Lorenzo Torrisi)