Alcuni partiti italiani hanno già avviato la campagna elettorale per le europee. E certamente la situazione attuale sta portando a promettere cambiamenti rispetto allo status quo, ben oltre il mea culpa di Jean-Claude Juncker sull’austerity. Una tendenza che potrebbe crescere nelle prossime settimane se ci dovessero essere nuove conferme di un rallentamento economico per l’Eurozona che, secondo Mario Draghi, potrebbe durare più di quanto previsto in precedenza. Sergio Cesaratto, Professore di Economia politica all’Università di Siena, anzitutto, non sembra fidarsi molto del “ravvedimento” di Juncker: «Ha ragione Di Maio nel parlare di lacrime di coccodrillo. Juncker mi sembra la quintessenza dell’ipocrisia europea. Lo si vede spesso, quando incontra qualcuno, dispensare abbracci, ma a me trasmette un falso “volemose bene”, quello di chi poi è pronto a rifilare pugnalate alle spalle o calci appena si dice qualcosa contro quello che pensa o le posizioni che rappresenta».
Juncker ha detto che è stato un errore dare troppa importanza alle posizioni del Fondo monetario internazionale. Cosa ne pensa?
Questo significa ribaltare completamente la realtà dei fatti, perché il Fmi è stato coinvolto dagli europei, è stato costretto a metterci i soldi, con tanto di proteste dei grandi paesi emergenti. Certo, seppur tirato dentro, il Fmi si è poi prestato al gioco, perché è chiaro che in tutti i programmi di ristrutturazione sulla Grecia, cui ha collaborato, ha fornito cifre che erano “massaggiate”. Se proprio dobbiamo trovare il principale colpevole di quello che è successo in Grecia e dell’eccessiva austerity non si tratta certo del Fondo monetario internazionale.
Draghi ha intanto fatto capire che l’economia europea non sta andando tanto bene…
Se le cose in Europa non vanno tanto bene, in Italia vanno parecchio male. Basta guardare alla Germania e alla crescita che realizzato lo scorso anno, pari all’1,5%, che per noi resta una chimera. I problemi del commercio internazionale, la crisi nel settore dell’auto, sono fattori che si riflettono sulla crescita del nostro Paese. Inoltre, la manovra di sostegno alla domanda interna in Italia non s’è concretizzata ancora. Anche con Quota 100 e il reddito di cittadinanza appena approvati siamo ben lungi da una manovra d’urto sulla domanda interna.
Oltretutto sui conti pubblici del nostro Paese la Commissione europea ha promesso una stretta sorveglianza.
La scommessa del Governo è che con un po’ di ripresa della domanda interna il rapporto deficit/Pil non peggiorerà. Il rischio però è che peggiori non perché si è speso di più, ma per il combinato disposto della congiuntura internazionale negativa e dell’aumento della spesa per interessi dovuta non solo ai ricatti europei, ma anche al comportamento dello stesso Governo. Le previsioni sui conti pubblici non sono quindi rosee. Senza aver fatto nulla, aggiungerei.
La prossima settimana Francia e Germania dovrebbero firmare un trattato di cooperazione e integrazione su materie importanti come l’economia, la sicurezza e la difesa. Cosa ne pensa?
Macron potrebbe cercare di usare come una stampella la Germania, la quale ha bisogno di un partner, o meglio di un “pupazzo”, perché altrimenti l’Europa apparirebbe per quella che è: un’area in cui decide un solo Paese. La Germania ha quindi bisogno di far finta di condividere qualcosa con la Francia. Difficilmente però i gilet gialli, il popolo francese si accontenterà di questo genere di trattati del tutto vaghi su temi per cui hanno interesse, come il lavoro, il welfare, i redditi. Questa operazione servirà quindi a Francia e Germania per continuare a mantenere lo status quo in Europa, dove credo che non ci sia una riforma in senso keynesiano, una grande trasformazione verso gli Stati Uniti d’Europa. Non è qualcosa all’ordine del giorno. La Germania non ha interesse a farlo e non si può biasimarla per questo.
Le elezioni europee potranno cambiare qualcosa?
No. Anche perché Salvini stringe alleanze con partiti pronti a bastonarci sulle politiche keynesiane. Appartengono a paesi che dipendono fortemente dalla Germania e dalle sue politiche, non sono interessati a quello che molti in Francia e Italia vorrebbero. Temo che dalle urne non uscirà una situazione molto diversa dall’attuale. Certamente sarà un’Europa più brutta, in cui ci sarà più odio in Parlamento, tra gli stessi partiti di destra nei fatti. Più nazionalismo, più sovranismo in senso negativo: una situazione che però direi i liberaldemocratici si sono cercati.
(Lorenzo Torrisi)