Il Mes (Meccanismo europeo di stabilità) è stato costituito con un trattato sottoscritto dal primo governo italiano non eletto dal popolo. Il nome non deve confondere il lettore. Esso ha semplicemente sostituito il termine “troika” (organo costituito da rappresentanti della Bce, della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale), perché, essendo questo divenuto sinonimo di organismo ingordo, si è voluto migliorarne l’aspetto esteriore. Infatti, il nostro Paese ha già rinunciato alla possibilità di stampare la propria moneta, perciò, quando scade un titolo di Stato, non ha più la facoltà di rimborsarlo monetizzando il creditore, ma dovrà scegliere tra un prelievo fiscale aggiuntivo a carico dei propri cittadini, uccidendo così l’economia, e una nuova emissione di titoli, ma sempre se le condizioni del mercato lo consentono.
Per far nascere il Mes i politici italiani si impegnarono a sborsare, in cinque rate, ben 125,4 miliardi di euro quando il debito pubblico viaggiava sopra i 2mila miliardi di euro, contribuendo non poco all’innalzamento del debito a ben oltre i 2.300 miliardi, a causa anche dei maggiori interessi passivi conseguenti all’esborso indicato.
Il paradosso legato al Mes è che, quando si ha necessità di attingere all’esborso, bisogna assoggettarsi a pagare un “congruo” tasso d’interesse, e poi rimborsare di nuovo l’importo corrisposto all’inizio. Ma non basta: oltre al rimborso del capitale e degli interessi, occorre concordare un protocollo di intesa che vincola alla stretta osservanza delle politiche restrittive imposte dallo stesso Mes. In altre parole, si consegnano le “redini” dello Stato a questo nuovo organismo internazionale per l’attuazione di una politica economica, insindacabile e necessaria a ripagare i nuovi debiti, costituita da tagli alla spesa sociale e alle pensioni, vendita del patrimonio pubblico, privatizzazione dei servizi, licenziamenti nel pubblico impiego e aumento dell’imposizione fiscale.
Ma esiste anche un altro paradosso, costituito dalla circostanza che i Paesi forti soggiogano quelli deboli. Infatti, all’articolo 25 del trattato istitutivo è previsto che, se un membro del Mes non procede al pagamento dovuto nell’ambito di una richiesta di capitale, il Mes è autorizzato a richiedere il pagamento di interessi di mora sull’importo dovuto. Una volta, però, incassati gli interessi, gli stessi vanno rimborsati agli altri membri del Mes secondo le regole adottate dal Consiglio dei governatori e non costituiscono quindi reddito da ripartire in base alle quote di partecipazione al capitale.
Per carità, non mi meraviglio di nulla, ma vorrei domandare: perché partecipare alla costituzione di un organismo che fa arricchire i forti e che proprio per la sua costituzione fa diventare ancora più deboli e dunque aumentano le possibilità per i Paesi meno dotati di dovervi ricorrere?