Sono rimasto interdetto dal comportamento del cardinale Krajewski, che, come si apprende dai media, avrebbe agito in conformità alle indicazioni del suo superiore diretto riattivando illegalmente l’erogazione dell’elettricità in un palazzo a uso ufficio caratterizzato dall’occupazione di famiglie che vi abitano da diversi anni senza aver pagato mai corrispettivi di sorta. Mi sarei aspettato un intervento regolare, con il quale regolarizzava le pendenze (dai a Cesare… etc.) e tutto rimaneva nel silenzio, oppure poteva essere reso pubblico dai beneficiati, i quali avrebbero potuto sdebitarsi per quanto potevano. Invece è stata scelta una strategia di effetto mediatico: egli si è informato e istruito sui pericoli dell’elettricità, come poteva accedere e dove doveva manovrare, se erano presenti sigilli di sicurezza e come romperli, organizzare il tutto informando i mass media onde dare ampio risalto all’azione (il fine giustifica i mezzi). Alla mia età mi trovo disorientato. Allora mi rivolgo proprio a questo porporato per verificare se gli stia veramente a cuore l’abolizione dello stato di indigenza dalla società eliminandolo alla radice. Lo invito perciò a leggere i miei articoli pubblicati su questa pagine e anche a fare una riflessione sulla circostanza che la Parola di Dio invita il popolo eletto a non prestare il denaro al fratello caricandolo di interessi. Qui presento una semplice riflessione per far comprendere che se i danni sono stati artificialmente creati, concretamente possono essere rimossi.
Basta agire nel campo monetario, dove con la creazione dell’euro si è fatto in modo che i deboli diventassero sempre più deboli e coloro che sarebbero riusciti ad appropriarsi della sovranità monetaria sarebbero diventati i padroni di tutto. Mi propongo, con la ripetizione di un esempio vissuto, di far comprendere quanto falsi siano gli attuali politici che, anziché comportarsi come Farage, il fondatore del nuovo partito inglese che conferma la volontà di uscire dalla dittatura europea, vogliono rendere irreversibile la sudditanza degli italiani ai meno capaci soggetti europei.
Supponiamo che qualcuno ci proponga di tornare a una banconota nazionale emessa dalla Banca d’Italia, alla nuova Lira (abbrevio in nL), e proponga di rafforzarla come avvenne con l’euro nel 2002. Arrotondo le cifre per semplificare il discorso. Ipotizzo, ad esempio, che 1 euro sia stato cambiato a 2.000 lire, con rapporto di cambio di 1 a 2.000. La Banca d’Italia emetterà la nL in cambio di cinque euro, cioè nel rapporto di cambio di 1 a 5. Sembra che il cambio non apporti alcuna variazione ai mercati, vi pare? Alla fine del concambio avremo (assumendo che le banconote e le monete circolanti siano oggi pari a 250 miliardi di euro) 50 miliardi di nL in circolazione. In pratica, al posto delle banconote da 5 euro, avremo la moneta da 1 nL, invece della banconota da 10 euro avremo la moneta da 2 nL; le banconote da 5 nL varranno 25 euro, quelle da 10 nL varranno 50 euro, quelle da 20 nL varranno 100 euro, quelle da 50 nL varranno 250 euro e quelle da 100 nL varranno 500 euro.
Non emetteremo tagli maggiori, considerato che a oltre venti anni dalla prima emissione si è capito il primo e più grosso inganno dell’euro: “i tagli da 100, 200 e 500 euro furono emessi per rarefare il denaro disponibile” e fummo costretti a contrarre prestiti con le banche per circa la metà del circolante per procurarci i tagli più piccoli necessari per le transazioni correnti. Allo stesso modo ci troveremmo con questo concambio tra euro e nL. Di conseguenza verrebbero a mancare i tagli piccoli, con necessità di farceli prestare dalle banche commerciali dietro corresponsione di interessi. In pratica ci dovremmo far prestare almeno 25 miliardi di nL in monete e tagli piccoli che al tasso del 10% costerebbero 2,5 miliardi di nL (12,5 miliardi di euro); cioè dovremo chiedere altri prestiti a causa degli interessi che hanno anch’essi ridotto la quantità di denaro disponibile per gli scambi. Quindi, pur avendo una moneta nazionale, non avremmo alcun beneficio. Perciò stiamo attenti che questo non è sovranismo: la moneta e le banconote devono essere di proprietà del primo prenditore e non dell’emittente, in altre parole la moneta è e deve essere un riconoscimento, cioè deve essere emessa a credito e non prestata.
I politici pro-euro ci ingannano e ci ingannano anche alcuni che si fingono sovranisti. Inoltre, la Banca centrale e il sistema bancario non dovrà mai essere di proprietà privata e, peggio, straniera.