L’interesse primario e contingente degli attori economici è quello di riuscire a correggere gli errori di politica economica di questo Governo prima che creino danni irreparabili. Ciò significa un particolare impegno delle forze produttive associate – industrie, artigiani, commercianti, sistema finanziario, sindacati non ideologici, ecc. – nel suggerire a esecutivo e maggioranza parlamentare correzioni dei provvedimenti in via di discussione e, soprattutto, nel creare soluzioni per compensare l’evidente inesperienza dei politici ora al potere.



Da un lato, pensare positivo è difficile di fronte alle loro frequenti affermazioni, sconcertanti, che la politica deve prevalere sul mercato e sulla logica del realismo economico. “Sconcertanti” perché la divergenza tra politica e realtà del mercato comporta inevitabilmente decrescita e disoccupazione. Dall’altro, la visione espressa dalla maggioranza negli aspetti generali del contratto di governo, pur criticabili i dettagli esecutivi, ha senso in termini di progetto nazionale: combinare il contrasto alla povertà con maggiori stimoli allo sviluppo. Ciò merita uno sforzo di pensiero positivo.



Confindustria ne ha recentemente dato un esempio proponendo di trasformare parte del reddito di cittadinanza in incentivo alle imprese che assumono disoccupati. Ciò ha senso perché trasforma la spesa assistenziale in stimolo economico vero. Sarebbe anche utile la formazione dei lavoratori da parte delle aziende in cambio di un corrispondente sconto fiscale perché il sistema pubblico mostra incapacità in materia. A cui si può aggiungere l’iniziativa privata di creare un sistema di incrocio tra offerta e domanda di lavoro – un sito internet capace di gestire milioni di incroci – che sostituisca gli uffici pubblici con questa missione.



In sintesi, l’azione del “privato sociale”, gestito dal mondo produttivo, può integrare e sostituire quella pubblica, migliorandola, e trasformando molta spesa dissipativa in crescita reale. Tale contributo positivo dei privati darebbe più forza per tentare correzioni in extremis di tanti altri errori plateali presenti nel progetto di bilancio. E per spingere il Governo a fare il vero progetto “salvitalia”: valorizzare e usare il patrimonio pubblico disponibile (700 miliardi) per ridurre il debito (2.300) miliardi, così risparmiando in prospettiva almeno 30 miliardi di spesa per interessi (70 e oltre), impiegandoli per finanziare il futuro nonché riconquistare la fiducia dei mercati e dell’Ue.

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