Dopo l’accordo raggiunto tra Governo e Commissione europea si attende solo il voto di approvazione, con fiducia, di Senato e Camera per poter dare il via libera ufficiale alla Legge di bilancio. Sia Salvini che Di Maio hanno rassicurato sul fatto che le clausole di salvaguardia non scatteranno in futuro. Ma a parte questa “sintonia”, le due forze dell’esecutivo sembrano pronte a darsi battaglia, secondo quanto ci dice l’economista ed ex ministro delle Finanze Francesco Forte. «Mi sembra che la manovra non sia affatto definitiva, anche perché ci sono questi 2 miliardi che resteranno bloccati, come una sorta di fondo di garanzia, sui quali credo potrà nascere una competizione politica incentivata anche dall’approssimarsi delle elezioni europee. Anche perché credo che già verso aprile si potrà fare in modo di sbloccare questi 2 miliardi. Cerco di essere più chiaro».



Prego.

Già dall’inizio né i commissari europei, né gli “esperti” del Governo si erano accorti che un conto è il deficit, un altro è il debito: il primo dipende dal bilancio di contabilità economica, il secondo dal bilancio di cassa. E quest’ultimo può essere maggiore o minore del bilancio di contabilità economica a seconda che incorpori pagamenti che riguardano il passato e che allora non furono eseguiti (pagamenti differiti) o che ci siano meno spese perché non si è realizzato tutto quanto previsto dal bilancio di contabilità economica oppure perché si è incassato di più (sopravvenienze attive o passive).



Tutto questo cosa c’entra con la competizione politica di cui parlava prima?

Nel bilancio di cassa ci sono non solo le dilazioni ma anche le correzioni del bilancio di contabilità economica derivanti dal fatto che ci sono sopravvenienze attive e passive, cioè che la previsione non è stata esatta. Nel Governo c’è la convinzione che il consuntivo sarà minore del preventivo e la ragione di ciò può essere o politica o tecnica. Politica nel senso che se una delle forze prevale sull’altra ci sarà una compressione delle spese per il reddito di cittadinanza o per la Quota 100.



Dunque sarà importante guardare il contenuto dei decreti relativi a queste due misure.

Esatto. Per questo segnalavo il periodo di aprile come importante, perché attraverso i decreti attuativi, che richiedono comunque del tempo, si può essere più o meno rigorosi nei criteri di assegnazione del reddito di cittadinanza o di Quota 100. Per esempio, agendo anche sulle norme relative alla distanza geografica delle offerte di lavoro o ponendo un limite ai contributi figurativi o frutto di riscatto utili per accedere alla pensione.

Intanto l’accordo raggiunto tra Italia e Commissione è riuscito quanto meno a far scendere lo spread…

I mercati per ora non valutano molto positivamente questa finanziaria, infatti lo spread non è ancora giunto ai livelli desiderati, ovvero sotto i 250 punti base. Il problema di fondo è che questa mossa di accantonare 2 miliardi senza sapere se e come verranno utilizzati è un modo di agire di breve termine di natura politica che si connette a due fatti: il primo è che siamo sotto elezioni, il secondo è che ci sono due forze contrapposte in questo Governo che alle europee si presenteranno divise, in lotta tra loro. E poi anche questa storia che Conte sia stato il mediatore per raggiungere l’accordo fa sorridere.

In che senso?

Il mediatore non è stato Conte, come non lo è stato Tria, entrambi erano lì a rappresentare rispettivamente M5s e Lega. Il Premier è diventato il volto moderato del Movimento dopo che Di Maio è stato investito dalla vicenda riguardante suo padre, mentre il ministro dell’Economia è vicino a Savona, che l’ha indicato alla Lega. Ciascuno dei due nel compromesso non crede di dover cedere. I 5 Stelle pensano tra l’altro di valere il doppio della Lega. Nel partito di Salvini, invece, sulla base dei sondaggi c’è l’idea opposta. C’è un equilibrio politico instabile.

Che lettura dà invece delle dimissioni di Roberto Garofoli, Capo del Gabinetto del Mef?

Hanno dovuto trovare un capro espiatorio per il desiderio di rivalsa di Casalino. È un avviso dei pentastellati a Salvini. È segno anche che i 5 Stelle si sono indeboliti e quindi si arrabbiano come qualcuno che è sconfitto. È poi paradossale che mentre si danno rassicurazioni all’Ue si costringa alle dimissioni un esperto del Mef. Da qui a maggio ne vedremo ancora delle belle e probabilmente questa battaglia tra Lega e M5s avrà dei costi per gli italiani, perché l’instabilità politica, come noto, si riflette nel rischio di investire e di comprare, quindi riduce la domanda e la crescita.

(Lorenzo Torrisi)