Se il Governo avesse presentato un progetto di bilancio prevalentemente finalizzato alla riduzione delle tasse sarebbe stato molto più credibile sostenere, agli occhi del mercato e dell’Ue, che tale azione avrebbe avuto un effetto crescita capace di ridurre in prospettiva il debito, giustificando il ricorso a un extradeficit stimolativo. L’Italia ha anche bisogno di un rapido contrasto alla povertà che richiede spesa assistenziale. Il punto: sarebbe stato piuttosto semplice generare un giusto mix espansivo tra detassazione, spesa di assistenza e riqualificazione sociale nonché territoriale per le aree a maggior rischio sismico e idrogeologico. Ma la prevalenza delle esigenze elettorali ha creato un mix di misure dove pesano di più quelle assistenziali o comunque non espansive – anticipi dell’età pensionabile e salario di cittadinanza – su quelle stimolative, cioè detassazione e investimenti infrastrutturali.



Infatti, l’Ue, il Fmi e gli analisti economici, più che l’entità del deficit, stanno contestando all’Italia la previsione che tale mix possa aumentare il Pil e portare al riequilibrio dei conti pubblici, cioè a meno deficit nel futuro, e a una riduzione del debito complessivo. Difficile dare loro torto. Gli studi in materia convergono nel mostrare che la spesa assistenziale produce un effetto demoltiplicato: spendi 1 e produci sì e no 0,5. Mentre se spendi – in forma di deficit – 1 per detassazione è probabile che ciò produca almeno 2 di reddito/crescita.



Tria lascia intendere che la spesa assistenziale per ridurre il disagio sociale tende ad aumentare la fiducia delle persone con effetti benefici sui consumi. Non ha torto, ma non ha sufficientemente ragione per rendere credibile che, con la formula adottata, un 1 di spesa assistenziale riesca a produrre almeno un 1,1 di crescita. Poiché, invece, ha ragione quando sostiene che in fase recessiva sarebbe suicida instaurare il rigore richiesto dall’Ue, sarebbe logico aspettarsi da questo ministro una nuova proposta di mix che aumenti la detassazione e concentri l’assistenzialismo dove è veramente necessario, riportando i partiti di maggioranza al realismo economico.



Chi scrive ipotizza che un contrasto alla povertà efficace possa costare la metà di quanto ora previsto e il diritto alla sicurezza degli anziani un terzo in meno, liberando così parecchi miliardi per la stimolazione fiscale e trovando motivi più solidi per giustificare l’extradeficit in sede Ue e convincere il mercato che la manovra sia espansiva.

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