Il dipartimento delle Finanze del Mef ha reso pubblici i dati sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche (Irpef) e dichiarazioni Iva per l’anno di imposta 2017. Dall’analisi degli aggregati emerge un’Italia divisa – per l’ennesima volta – sul versante dei redditi medi complessivi più elevati: la maggior parte della ricchezza risiede in Lombardia (24.720 euro) seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (23.850 euro). Fanalino di coda la Calabria con il reddito medio più basso (14.120 euro).
Il numero complessivo dei contribuenti che hanno presentato le dovute dichiarazioni dei redditi (la dichiarazione “Redditi Persone Fisiche”, mod. 730, o indirettamente la Certificazione Unica) sono in aumento di circa 340.000 soggetti, ovvero un +0,83% rispetto all’anno precedente, con un numero complessivo pari a circa 41,2 milioni di dichiaranti. L’ammontare complessivo del dichiarato è stato di circa 838 miliardi di euro in flessione (-5 miliardi, ossia -0,6%) rispetto all’anno precedente con un valore medio (anch’esso in flessione, ma dell’1,3%) di 20.670 euro rispetto al valore medio dell’anno precedente.
Le tipologie di reddito dichiarate sono prevalentemente rappresentate dai redditi da lavoro dipendente e da pensione: insieme rappresentano l’84% del reddito complessivo dichiarato. Nello specifico i lavoratori dipendenti vedono un reddito medio attestarsi a 20.560 euro, mentre i pensionati a 17.430 euro. Sul fronte opposto, ovvero quello dei “non dipendenti”, è opportuno evidenziare come il reddito medio più elevato sia stato quello da lavoro autonomo (43.510 euro) rispetto a quello pari a 22.110 euro relativo ai titolari di ditte individuali. Ultimo dato quello “da partecipazione in società di persone e assimilate” con un ammontare di 18.380 euro.
Andando oltre ai valori medi percepiti, è interessante la composizione degli stessi attivi, e pertanto la suddivisione in cosiddette classi di reddito: il 45% dei contribuenti si colloca fino a 15.000 euro; il 50% tra i 15.000 ed i 50.000 euro. Il 5,3% dei restanti soggetti dichiara somme superiori ai 50.000 euro.
Questi dati devono far riflettere. Probabilmente salta subito all’occhio l’ultimo valore percentuale: solo 5 italiani su 100 percepiscono somme superiori a 50.000 euro? Il primo dei pensieri rivolge la propria direzione all’eventuale rischio evasione che, in quanto tale, attanaglia costantemente il nostro Paese. Nulla togliendo a tutti coloro che rientrano nella classe del 5% (perché ciò che si deve è dovuto), alla precedente perplessità si può giungere in maniera istintiva e naturale. Mai come a tale considerazione ci si può far guidare dalla nostra pancia. Istinti a parte, e accantonati i tratti di personalità di ciascuno di noi, in risposta a questo dubbio arriva in soccorso quanto elaborato dal quotidiano Il Sole 24 Ore sulla base delle risultanze emerse in sede di Parlamento europeo.
Prendendo in considerazione la “Relazione sui reati finanziari, l’evasione fiscale e l’elusione fiscale” corredata dalla stima del ricercatore Richard Murphy, il valore dell’evasione fiscale nell’Ue è pari a 825 miliardi di euro ogni anno che, se tradotto in valori giornalieri, corrisponde a 2,25 miliardi quotidiani. Il Paese – purtroppo – capofila dell’intera classifica degli evasori è l’Italia. Proprio quell’Italia che vede i propri dichiaranti suddivisi come sopra indicato e che, nonostante il loro incremento da buon dichiaranti, registra un’evasione di oltre 190 miliardi (190,9) di euro ogni anno. Seguono su questo angusto podio: al secondo posto la Germania con 125,1 miliardi, mentre sull’ultimo gradino staziona la Francia con 117,9 miliardi di euro.
Anche raffrontando l’evasione su base pro capite – ovvero calcolata sull’ammontare complessivo degli abitanti (neonati inclusi!) – l’Italia occupa la leadership: 3.156 euro per ogni cittadino. Di poco inferiore a quest’ultima cifra è quanto accade in Danimarca che, con i suoi 3.027 euro, si posiziona al secondo posto di quest’ulteriore malsano ranking.
A chi era perplesso per come risultassero suddivisi i redditi del Bel Paese ora, a fronte di quest’ulteriore dato, lo stato di perplessità va scemando. Uno sfumare d’animo al pari di una vera e propria evaporazione. Una sottile coltre di nebbia che offusca il dovere morale di tutti coloro che dichiarano e continueranno a dichiarare.
Lasciamo che questa perplessità possa evadere, un’evasione immediata, di breve termine, e ancor più circoscritta a poco tempo proprio perché non c’è più molto tempo: le prossime dichiarazioni dei redditi sono ormai alle porte.