Alitalia e FS. Per la terza volta nella storia i destini del cielo e dei binari in Italia si incrociano. Questa volta però il boccone sarà intero, in quanto non si tratterà della nomina ad Amministratore delegato di un ex dirigente ferroviario, come accaduto con Mengozzi e Cimoli, ex dirigenti FS passati a guidare Alitalia (ai quali proprio in questi giorni sono state confermate le condanne per bancarotta e aggiotaggio), ma dell’entrata delle gloriose Ferrovie dello Stato nel capitale di Alitalia.
La manovra dovrebbe costituire l’inizio del processo di re-statalizzazione almeno parziale sul quale, nonostante le fanfare, ormai diventate un vero tormentone, di decine di pretendenti pronti a entrare in gioco, si addensano delle nebbie abbastanza consone a un inverno che già si preannuncia rigido.
Il paragone atmosferico calza veramente a pennello, perché quello che pare di capire è che l’unica certezza, al momento, cioè l’arrivo di FS, non sia poi tanto fondamentale, perché sembra che un piano vero di rilancio sia in là a venire. Difatti i competitori in grado di partecipare al gioco dovranno per forza essere legati al mondo aeronautico: basterebbe però nominare una dirigenza esperta nel settore, anche perché l’entrata di vettori stranieri porterebbe inevitabilmente (pare un teorema matematico nella sua certezza) a un’acquisizione in contrasto con i principi del concetto di vettore nazionale o di bandiera.
Come già enunciato in altri articoli vedo quasi irrinunciabile l’entrata di Boeing nell’operazione perché ciò è imprescindibile per risolvere il vero problema per il quale il decollo di Alitalia risulta difficile: l’aumento della flotta, in particolare di lungo raggio, con l’acquisizione di nuove macchine che al momento, tecnologicamente, vede in grande vantaggio l’industria statunitense non solo per la presenza di aerei molto competitivi nei voli intercontinentali (il 787, che rappresenterebbe la continuazione del 777 utilizzato da anni) e l’arrivo di quello che si preannuncia un aereo rivoluzionario (il 77X ), ma pure per la presenza del Boeing 737 Maxi per il medio raggio, un aereo dai consumi ridottissimi che potrebbe essere anche utilizzato per voli intercontinentali su distanze medie.
Questa soluzione, estremamente logica e che metterebbe al riparo da manovre di acquisizione da parte di altri vettori, ha l’unico ostacolo nell’Ue. Per il semplice motivo che il consorzio Airbus è europeo e, nonostante produca macchine tecnologicamente meno performanti, ha dalla sua le pressioni che l’Ue eserciterà sull’intera operazione. Quindi se il segnale odierno delle FS è da considerarsi molto positivo, specie per un’integrazione profonda che dovrebbe attuarsi nel settore dei trasporti, inizio di un oligopolio finalmente al servizio del Sistema Paese, la stessa operazione su Alitalia costituirà anche la prova di quanto il nostro Paese, come d’altronde Francia e Germania, sarà in grado di non subire l’ennesimo diktat di un’Ue che, come gli altri, contribuirebbe al soffocamento della nostra economia, in barba a quell’Europa del Manifesto di Ventotene ben lontana da quella franco-tedesca attuale.