Ieri l’Ocse ha rivisto al rialzo, da -0,2% a 0%, la crescita del Pil in Italia per quest’anno. Ma a fare più rumore e notizia sono state le dichiarazioni di Giovanni Tria nel corso della trasmissione Agorà, in onda su Rai 3. Il ministro dell’Economia ha infatti non solo spiegato che il decreto famiglia discusso lunedì in Consiglio dei ministri non aveva le coperture richieste, ma ha anche annunciato che “nell’ambito di una riforma fiscale gli 80 euro vengono riassorbiti”. Dal suo punto di vista, quello che è considerato uno dei provvedimenti simbolo del Governo Renzi è stato fatto male ed è stata una scelta sbagliata. Abbiamo chiesto un commento a Francesco Forte economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
Professore, partiamo dalle dichiarazioni sulle coperture del decreto famiglia. Per Tria, solo a fine anno si saprà se si sarà risparmiato un miliardo dal reddito di cittadinanza.
Le parole del ministro dell’Economia fanno emergere una distanza tra la vera linea politica di M5s e le affermazioni di Di Maio riguardo il 3% e le regole europee. Di fatto i 5 Stelle agirebbero aumentando il deficit, posizione pericolosa per lo spread. Credo che le famiglie non abbiano bisogno di decreti senza copertura, ma della tutela del loro risparmio, dei loro immobili. Avrebbero anche bisogno del fatto che ai fini del Reddito di cittadinanza non si considerasse come ricchezza il fatto di avere una casa. Tria con queste parole sembra anche sposare la tesi della Lega.
Quale tesi?
Quella espressa dal viceministro Garavaglia, per cui le economie di spesa che si realizzano sul provvedimento in sé già poco efficace del Reddito di cittadinanza devono contribuire a evitare l’aumento dell’Iva. Di fatto Tria dice la stessa cosa.
Cosa pensa invece delle parole di Tria sugli 80 euro?
Occorre vedere bene come si procederebbe al loro riassorbimento: bisognerebbe cercare di evitare che il lavoratore con un reddito maggiore abbia uno sgravio più alto rispetto a un lavoratore con un reddito minore. Non c’è dubbio che quella degli 80 euro sia stata una misura costruita per scopi elettoralistici, riguardante solo alcuni lavoratori. Bisognerebbe cercare di redistribuire questa “componente sociale” del reddito, ma non annullarla. Sarebbe veramente assurdo realizzare un risparmio fiscale su questo fronte anziché sulle tante tax expenditures. In sintesi: giusto rivedere gli 80 euro, sbagliato pretendere di realizzarci sopra un’economia di spesa fiscale.
Non crede che un’uscita come quella di Tria, a pochi giorni dalle europee, sia controproducente per i partiti al Governo?
Certo che è controproducente. Bisognerebbe dire che si vuole riorganizzare l’esonero fiscale per i redditi minimi, non tagliare o rivedere una misura che, rappresentando uno sgravio del costo del lavoro, ha anche una finalità economica. Altrimenti si trasmette la sensazione che in Italia l’unica cosa che si vuole tagliare è ciò che non si dovrebbe tagliare. Ci si allarma perché si sente un ministro dell’Economia dire di voler fare una cosa che danneggia l’efficienza produttiva, oltre che l’equità fiscale. È come dire che non si sa veramente dove andare a prendere i soldi.
Secondo lei Tria ha commesso un errore di comunicazione?
Mi pare più confusione mentale, cioè una mancanza di chiarezza di chi cerca di barcamenarsi e non sa bene cosa dire. Non credo sia incompetenza tecnica o un errore di comunicazione. Mi sembra che sia espressione della situazione confusionale in cui si trova la parte migliore dell’Esecutivo. La parte peggiore polemizza, porta avanti una guerra assurda interna e contro l’Ue, mentre la parte migliore è in stato confusionale. Questo è un Governo che non può andare avanti.
Ancora in questi giorni sentiamo però i leader di Lega e M5s dire che il Governo andrà avanti altri 4 anni.
È pazzesco dire una cosa del genere, perché si sa che arrivati allo scoglio di settembre, magari già con una vaga e pasticciata Legge di bilancio, rischiamo di essere commissariati. Con un Governo di partiti che sono comunque al di fuori della logica europea, è chiaro che i mercati si ritirano e che l’Ue, appena passate le elezioni, tornerà a dare addosso all’Italia. Anche con una maggioranza di partiti sovranisti, che pensano all’interesse dei loro paesi, non avremo sconti.
A proposito di Legge di bilancio, uno dei temi sul tappeto è quello del possibile aumento dell’Iva e Tria ha spiegato di ritenere, come sua posizione scientifica personale, che sia “meglio avere più imposte indirette, come l’Iva, e meno dirette come l’Irpef”. Cosa ne pensa?
Questa tesi è in sostanza quella della sinistra che non ama la riduzione delle imposte. Aumentare la tassazione sui consumi fa rincarare il costo della vita. Di fronte a tale situazione, i casi sono due: o si aumentano i salari, innescando quindi un ciclo inflazionistico, o i lavoratori perdono sul lato del potere di acquisto ciò che hanno ottenuto come riduzione del tributo progressivo. Con una beffa, perché se c’è una maggiore inflazione, il tributo diventa ancora più progressivo.
Cosa pensa invece delle previsioni sul Pil dell’Ocse passate dal -0,2% allo 0% per quest’anno?
Quella precedente era sicuramente una valutazione campata per aria. Mi sembra che invece parlare di crescita zero sia più rispondente alla situazione. Il cambiamento delle previsioni può dipendere da una precedente sopravvalutazione del rallentamento dell’economia tedesca. Forse l’Ocse pensava fosse più forte rispetto a quel che si è poi visto. Quindi, considerando che l’Italia va un po’ a traino dell’economia europea, il commercio estero avrebbe fatto migliorare le nostre previsioni. Certo non è bello avere la crescita zero, soprattutto con l’aumento del debito pubblico. Anche perché non c’è una linea del Governo tale da dare all’estero fiducia nell’investimento nella nostra economia. E anche gli operatori italiani cercano di andare all’estero per avere meno rischio.
(Lorenzo Torrisi)