Un risultato record e un crollo in Borsa. Si chiude così la prima presentazione dei conti Fca di Mike Manley, il Ceo dell’azienda automobilistica. Non sono bastati l’annuncio di un ritorno al dividendo nel 2019 (dopo dieci anni), la posizione finanziaria netta positiva e i ricavi superiori alle stime degli analisti nel 2018: il titolo sia in Italia che negli Stati Uniti è sceso molto velocemente del 12% e poi ancora di un punto percentuale prima della chiusura. Le cause del tracollo, dicono gli esperti, si trova nelle previsioni dell’andamento dei conti per quest’anno: il margine operativo lordo indicato da Fca in 6,7 miliardi di euro per il 2019 risulta essere ben al di sotto delle previsioni degli analisti, comprese tra i 7,1 e gli 8,6 miliardi di euro, ma a pesare è soprattutto il cash flow industriale, che per il 2019 l’azienda stima sopra 1,5 miliardi di euro contro i 4,4 miliardi nel 2018.



Numeri che non possono piacere a nessuno, specie il secondo, ma noi ci permettiamo di aggiungere qualche altra motivazione alla performance negativa del titolo. Non c’è stato un guizzo, un’idea, una prospettiva. I motori ibridi arriveranno nel 2020 con i nuovi propulsori da uno e 1,3 litri, ma non lo ha detto Manley, che ha parlato solo di una Jeep Wrangler ibrida e di una 500 elettrica per lo stesso periodo. Probabilmente il team Sauber di Formula 1 entrerà nei prossimi mesi nell’universo Fca, ma per ora è solo un’indiscrezione non confermata. Soprattutto qualcuno ha notato che non sono state pronunciate, neanche separatamente, le parole “Alfa” e “Romeo”. E la parola “Maserati” è stata pronunciata solo una volta per sottolineare il contributo negativo del marchio del Tridente alle vendite in Oriente. Mentre si rincorrono voci di un possibile abbandono da parte di Fca dei marchi italiani, l’argomento non è stato neanche sfiorato, anche perché tutti sanno che la risposta sarebbe stata: «Siamo in grado andare avanti da soli e lavoriamo per questo».



Manley ha cercato di frenare le vendite dicendo: «Il 2018 è stato un anno straordinario per Fca che ha registrato performance record». Poi ha sottolineato le importanti partnership avviate e lodato la sua nuova squadra (tutta o quasi americana). Un compitino in bella forma che è riuscito a non sfiorare neanche da lontano gli argomenti che contano e conteranno nei prossimi anni per il settore. Ma sugli argomenti non trattati, che di certo hanno un posto d’onore sulle scrivanie dei vertici del gruppo, gli investitori Fca possono solo cercare di immaginare come verranno affrontati dall’azienda.
1) Se è vero, come scrive il Rapporto sull’industria tedesca del 2030, che oltre il 50% della produzione di valore nel settore automobilistico rischia di andare alle industrie tecnologiche americane per la produzione di piattaforme tecnologiche per la guida autonoma e in Asia per la produzione di batterie, Fca, oltre a vendere Magneti Marelli che si occupava di entrambe le cose, come ha intenzione di reagire?



2) I poco più di 4 milioni di auto vendute nel mondo sono sufficienti per andare avanti da soli?

3) Lo sviluppo dei prodotti Alfa Romeo sta procedendo e vengono confermati i lanci previsti dal piano industriale?

4) Sulle auto elettriche che verranno prodotte nei prossimi anni (per ora solo la 500) ci saranno dei margini di guadagno?

5) L’azienda è pronta a rispettare i limiti di emissioni di CO2 per la gamma vendute previsti dalle normative europee?

6) Sono confermati gli investimenti su Maserati?

7) Oltre a quelli noti di Jeep, quali sono i piani di sviluppo commerciale degli altri marchi del Gruppo?
8) Teksid e Comau sono alla ricerca di compratori e dobbiamo intendere in questo modo la frase pronunciata da Manley: «Fca esplorerà le strade per rafforzare le controllate»?

Troppe domande che meriterebbero una risposta e che, ancora, non ce l’hanno.