L’economista Marco Fortis ha recentemente parlato, sulle pagine di Libero, della situazione economica italiana con toni incoraggianti, ma sottolineando che siamo “vittime della nostra narrazione depressa” che porta “il giornalismo [a] descriverci sull’orlo del baratro [e] sostenere che di base non funzioniamo”. La conseguenza è che “poi le agenzie di rating ci affidano una tripla B, perché gli analisti stranieri non conoscono il nostro vivace e competitivo tessuto economico e si affidano solo al rapporto debito/pil e alle suggestioni”.



L’Italia, secondo Fortis, “ha avuto in questi anni un progresso strutturale importante. Sia dal punto di vista delle politiche difensive del potere d’acquisto delle famiglie, che abbiamo fatto più e meglio degli altri dopo il periodo dell’austerità, sia grazie alle politiche di rilancio economico“. Infatti, spiega che “la nostra produttività è rallentata dal settore dei servizi ma a livello di manifattura siamo messi meglio degli altri: come parametri, fatto base 100 l’anno 2015, vantiamo oggi un indice pari a 108” rispetto “al 99 della Spagna, al 100 della Francia e al 105 della Germania”. Non solo, perché secondo Fortis a livello di debito, “gli altri Paesi hanno aumentato il rapporto tra debito e Pil più di noi” che siamo al 5% rispetto al 16 della Francia, al 19 degli USA e al 22 del Regno Unito.



Fortis: “Preoccupato dalle politiche verdi europee”

Pensando, invece, al futuro, l’economista Fortis si dice particolarmente preoccupato “di finire vittime della politica ideologica europea in tema di ambiente” sottolineando che “vedo tanti errori da parte dell’Europa che fanno male all’industria”. Spiega che “secondo l’Indice di Sviluppo Umano calcolato dall’Onu, l’Italia è il trentesimo Paese al mondo. Se introduciamo però come parametro anche il tema del rispetto dell’ambiente, finiamo al terzo posto“.

Il problema principale in merito alle politiche verdi europee, secondo Fortis, è che “dobbiamo stare attenti a non condannare a morte l’industria europea imponendo una transizione ecologica a ritmi forsennati e senza aiuti strutturali. Altrimenti finiremmo con esportare manodopera nei Paesi inquinanti e importare la Co2 che questi producono mentre ci superano”. Complessivamente, pensa che un buon intervento sia emettere “eurobond verdi, anche perché c’è mercato e verrebbero venduti” e secondo Fortis l’unica soluzione è “costituire un fondo che finanzi la transizione ecologica dei settori più energivori”.