La Commissione Europea ha bocciato il prestito ponte di 300 milioni di euro che il 22 aprile scorso era stato concesso all’Alitalia con una decisione bipartisan da parte del Governo uscente guidato da Romano Prodi su richiesta del neopremier Silvio Berlusconi.

La decisione era inevitabile, poiché le motivazioni alla base di questo finanziamento erano alquanto discutibili. Si affermava infatti che il prestito era concesso per garantire la continuità territoriale del servizio aereo, quando in realtà questa era già assicurata dal mercato e dagli oneri di servizio pubblico; la seconda motivazione riguardava invece il mantenimento dell’ordine pubblico, ma essa si configurava come priva di senso poiché implicitamente veniva detto che non poteva essere lasciata fallire una compagnia aerea senza che lo Stato fosse in grado di mantenere l’ordine pubblico.



La Commissione Europea, lo scorso 12 Novembre, ha quindi preso una decisione ovvia e inevitabile nel dichiarare aiuto di Stato il prestito ponte; lo Stato dovrà a questo punto rimborsare i 300 milioni di euro a se stesso; infatti il prestito non ricade sulla nuova Alitalia o sulla Compagnia Aerea Italiana guidata da Roberto Colaninno, ma sarà un ulteriore debito che la Bad Company dovrà ripagare.



L’offerta Cai, che valuta Alitalia un miliardo di euro senza dare alcun valore economico agli slot, copre tuttavia solamente una parte limitata di tutti i debiti dell’ex vettore di bandiera e quindi i soldi immessi tramite il prestito ponte non verranno mai recuperati.

Gli stessi politici nel giustificare il prestito ponte affermavano incautamente che questo avrebbe permesso alla compagnia di sopravvivere 12 mesi; a distanza di 6 mesi tutti i 300 milioni di euro sono stati consumati da una compagnia che non è in grado di competere sul mercato; Alitalia inoltre non ha evitato il proprio destino ed è stata commissariata a fine agosto e gli effetti sono stati evidenti sul trasporto aereo nazionale.



Il prestito ponte dunque non ha raggiunto nessuno degli obiettivi per il quale era stato concesso dai Governi e si è dimostrato l’ennesimo errore dovuto all’intromissione della politica nella gestione della compagnia aerea.

La commissione Europea ha tuttavia preso una decisione in favore di CAI; nella sua sentenza del 12 novembre ha infatti affermato che la discontinuità tra l’ex vettore nazionale e la Compagnia Aerea Italiana è ammissibile; questa scelta è di notevole importanza per i soci della cordata italiana che l’avevano posta anche come condizione sospensiva per l’offerta all’acquisto degli asset Alitalia. In questo modo la CAI non dovrà rimborsare i debiti dell’ex vettore di bandiera, che resteranno in capo alla Bad Company, cioè ai contribuenti italiani e ai creditori della compagnia guidata dal Commissario Straordinario Augusto Fantozzi.

La Commissione Europea ha sottolineato che gli asset devono essere venduti a prezzi di mercato e il fatto che l’offerta di Cai non dia un valore agli slot è certamente una violazione a questa decisione europea ma non è detto che essa sarà messa in evidenza e censurata dalla Autorità comunitarie; la vendita quasi certamente si concluderà con l’esito voluto dal Governo Italiano.

Gli “imprenditori di Stato” della cordata Cai si apprestano pertanto ad incassare un grosso regalo a spese dei contribuenti italiani e dei creditori e azionisti privati di Alitalia: il 100% degli slot detenuti dalla vecchia Alitalia nonostante l’offerta Cai si prenda in carico solo il 60% degli aerei delle vecchia compagnia. Una parte non trascurabile degli slot riguarda inoltre aeroporti europei di primaria importanza, dato che l’ex vettore di bandiera ha ancora 42 coppie di slot negli aeroporti di Parigi, Londra, Monaco, Francoforte, Madrid e Barcellona oltre alla posizione di oligopolista detenuta nell’aeroporto di Milano Linate.

Il Commissario Europeo ai trasporti Antonio Tajani ha affermato che l’offerta di CAI è trasparente e di mercato perché sono state presentate 60 offerte per i diversi asset di Alitalia; per evidenti ragioni di trasparenza il Commissario Straordinario di Alitalia Augusto Fantozzi dovrebbe pubblicarle, come ha fatto per quella arrivata dalla cordata italiana, in modo che sia possibile evidenziare se qualche offerta sia di importo superiore per i preziosi slot della compagnia di bandiera o per altre singole parti del gruppo.

Ciò che invece in sede europea non è stato rimarcato è il fatto che il Governo italiano ha espressamente escluso che la proprietà dell’azienda potesse ricadere in mani non italiane, assumendo una posizione in contrasto con la normativa comunitaria la quale si limita a prevedere che il controllo delle aziende aeronautiche titolari di licenza sui cieli dell’Unione debba essere in capo a soggetti comunitari e non ammette restrizioni ulteriori a questa previsione.

L’atteggiamento ingiustificatamente nazionalista ha scoraggiato la manifestazione di offerte alternative a Cai per l’intero gruppo Alitalia in quanto nessun operatore attento alla propria redditività si metterebbe contro i voleri del regolatore di un mercato nazionale. In tal modo sono stati danneggiati i creditori di Alitalia e i suoi azionisti di minoranza e di maggioranza, questi ultimi identificabili nei contribuenti italiani.

Le prossime settimane saranno decisive per la nascita della nuova Compagnia Aerea Italiana; comincerà infatti a proporre ai singoli dipendenti un contratto di lavoro al fine di trovare il personale necessario a decollare. Attualmente il vettore non ha ancora tutti i piloti necessari a fare partire la nuova società e difficilmente riuscirà a trovare sul mercato centinaia di piloti che siano in grado di pilotare i modelli di aeromobili che la CAI avrà nella propria flotta.

La compagnia, inoltre, con l’amministratore delegato Rocco Sabelli, non ha ancora la licenza di volo, ma tuttavia è molto probabile che entro fine novembre l’ENAC gliela fornisca. Gli ultimatum di Vito Riggio, presidente dell’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile, degli scorsi mesi sembrano indirizzare la gestione dell’ente a favore della cordata italiana.

Un ulteriore punto ancora in sospeso di primaria importanza è la valutazione di Alitalia da parte di Banca Leonardo; l’advisor vede come azionisti anche alcuni soci della cordata italiana e questo non depone a favore di una totale indipendenza nella decisione che verrà adottata.

La valutazione degli asset dell’ex compagnia di bandiera è la seconda condizione sospensiva dell’offerta Cai per Alitalia; molto probabilmente Banca Leonardo darà un valore pari a zero per gli slot ed è la ragione per la quale l’offerta Cai potrebbe risultare pari al valore “di mercato” valutato dall’advisor. Questa decisione potrà essere impugnata da una qualunque compagnia aerea qualora risultasse aver presentato un’offerta maggiore per tali asset della fallimentare Alitalia.

L’ultima sospensiva di Cai nella propria offerta per la compagnia gestita da Augusto Fantozzi riguarda l’impossibilità di intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato anche nel caso il nuovo operatore abbia una posizione dominante e ne estragga una rendita. La legge 166 del 2008 all’articolo 10 comma 4 quinquies pone al riparo dall’intervento dell’antitrust Cai almeno fino al luglio 2009. L’apertura e la conclusione dei lavori tuttavia non si avranno prima dell’anno successivo, quando l’alta velocità ferroviaria tra Torino-Milano-Roma-Salerno sarà conclusa e di fatto la decisione non potrà non essere condizionata da questa modificazione della concorrenza tra treno e aereo.

L’offerta Cai è stata presentata lo scorso 31 ottobre e nonostante le molteplici difficoltà è molto probabile che vada in porto. Le problematiche esistenti verranno risolte a scapito non solo del mercato e della concorrenza, ma soprattutto dei viaggiatori e dei contribuenti italiani. L’italianità avrà infatti un costo, a carico di contribuenti e consumatori, di circa 1,3 miliardi di euro all’anno per i prossimi cinque anni, oltre il quadruplo di quanto è costata mediamente all’anno al contribuente la vecchia Alitalia tra il 2003 e il 2007.