Non vi è un decisore unico dietro le scelte pubbliche che condizionano il funzionamento degli aeroporti italiani, ma se vi fosse avrebbe probabilmente le sembianze di Peter Sellers in qualcuna delle sue folli rappresentazioni, un sorta di Dottor Stranamore che talvolta sposta in maniera forzata vettori e flussi di traffico da un aeroporto all’altro (caso Linate-Malpensa tra il 1998 e il 2001 e il suo contrario, il caso Malpensa-Fiumicino della primavera 2008), mentre in altri casi sposta addirittura aeroporti funzionanti (il progetto attuale di trasferire Ciampino in un aeroporto da costruire ex novo a Viterbo).



Se può apparire divertente immaginare il “pianificatore centralizzato” interpretato dal compianto attore, lo è tuttavia molto di meno osservare le conseguenze delle sue scelte errate: un aeroporto nel quale vettori nuovi e collegamenti/voli nuovi non possono essere ospitati per assurdi limiti di natura regolamentare (Linate); un aeroporto nuovo con vocazione internazionale (Malpensa, che ha peraltro richiesto grossi investimenti) ora sottoutilizzato (quale contrappasso per essersi affidato in passato ad un vettore piccolo e poco attendibile come la vecchia Alitalia); un aeroporto che ha avuto un grandissimo successo negli anni più recenti e che si vorrebbe (in conseguenza?) chiudere (Ciampino); un aeroporto, ma forse saranno due, che si vorrebbe costruire da zero in un territorio nel quale non vi è alcuna domanda in grado di giustificarlo (Viterbo).



In attesa che qualcuno ci fornisca prove certe che i diversi decisori, attuali e passati, (come il ministro Matteoli, il precedente ministro Bianchi, il commissario Fantozzi, il presidente Colaninno, l’amministratore delegato Sabelli e molti altri) non sono nuove maschere di un redivivo Peter Sellers, proviamo a fare seriamente un breve punto su queste quattro realtà aeroportuali.

 

Malpensa: non sarà più hub ma non è neppure low cost

La scorsa settimana l’audizione alla IX Commissione della Camera dei deputati dell’Ing. Sabelli è stata interpretata da molti giornali come se egli avesse sostenuto che Malpensa è ormai un aeroporto low cost e che Alitalia si adeguerà in conseguenza nel definirvi la sua offerta. Repubblica, ad esempio, in questo modo riferiva nelle sue pagine milanesi:



Annuncio shock da Alitalia “Malpensa, solo voli low cost”. Alitalia ha annunciato che sullo scalo varesino d´ora in poi la compagnia volerà solo low cost con il marchio Air One. Una scelta necessaria, secondo l’ad Sabelli, «perché l´85 per cento dei passeggeri su Malpensa sono a tariffa economica». Una decisione che azzera le possibilità di rilancio internazionale, anche in chiave Expo.

La lettura del resoconto della seduta permette tuttavia di smentire questa interpretazione: Sabelli aveva semplicemente sostenuto che “Malpensa esprime una straordinaria domanda in termini di flussi domestici e internazionali, quindi di corto e medio raggio, volumi importanti di traffico ma con un profilo low fare, a basso prezzo. L’85 per cento dei passeggeri non solo Alitalia che partono o arrivano a Malpensa compra tariffe economiche scontate o tariffe full economy, mentre solo il 15 per cento, una percentuale molto inferiore agli altri aeroporti italiani, compra tariffe premium”.

 

In sostanza, secondo Sabelli, i viaggiatori in partenza da Malpensa non dimostrano la stessa elevata disponibilità a pagare, tipica della clientela business, che si evidenzia in altre realtà, ad esempio Linate. Ed è per questa ragione che la nuova Alitalia presidia con grande impegno Linate, occupandovi quasi l’85% degli slot disponibili per i voli domestici.

 

Ovviamente tra il sostenere che a Malpensa vi è una predominanza di tariffe economy (e che Alitalia non sarebbe competitiva se cercasse di piazzarvi le sue tariffe piene) e il sostenere che Malpensa sia un aeroporto low cost vi è una differenza notevole. Le statistiche ci permettono comunque di smentire questa ipotesi: nell’estate 2008, esattamente un anno fa, a Malpensa venivano offerti circa 250 mila posti settimanali in partenza e altrettanti in arrivo. Di essi il 74% era realizzato da vettori tradizionali e solo il 26% da vettori low cost; i vettori maggiori risultavano Alitalia col 18% (ma era quasi il 50% l’anno precedente) ed EasyJet col 17%. Nell’ultimo anno Alitalia ha ulteriormente ridotto la sua offerta mentre EasyJet la ha incrementata di oltre il 50% e Lufthansa, che sta investendo molto su Malpensa, la ha più che raddoppiata.

 

Oggi possiamo stimare che l’offerta di vettori low cost pesi per poco più di un terzo del totale e che continuino in conseguenza a predominare i vettori tradizionali. Ben diverso è invece il caso di Orio al Serio, aeroporto nel quale più di nove voli su dieci sono low cost.

 

Linate: il Ministero si è (finalmente) accorto del monopolio di Alitalia

Per quanto riguarda Linate, le versioni web dei principali giornali stanno dando risalto ad un rapporto al Parlamento del Ministero dei Trasporti sullo stato del trasporto aereo, reso noto ieri, nel quale si sostiene (come riporta il Corriere) che «la posizione di monopolio di Alitalia e Air One sul mercato incide sulle scelte dei consumatori. La nuova Alitalia ha il 98% degli slot tra Linate e Fiumicino e si è prospettato da più parti un problema reale di concorrenza che non permette l’entrata di nuovi operatori su tale rotta». Come si dovrebbe dire, meglio tardi che mai? Peccato che i numeri del Ministero siano datati: dallo scorso aprile Meridiana ha infatti rinunciato a utilizzare su Fiumicino i due slot che aveva e pertanto la percentuale corretta è in realtà del 100% (in favore della nuova Alitalia).

 

Ciampino e Viterbo: chi ha avuto la brillante idea dello spostamento?

Si tratta di un progetto poco noto al di fuori del Lazio e poco commentato nel nord Italia, i cui aeroporti sono stati messi in serie difficoltà dalla rinuncia di Alitalia a Malpensa e dal contemporaneo mantenimento degli stringenti vincoli regolamentari su Linate: la Regione Lazio, supportata dal precedente governo di centrosinistra e anche dall’attuale, oltre che dagli enti locali interessati (governati dal centrodestra), sta tenacemente perseguendo il progetto di trasferire (ma sarebbe più corretto dire di deportare) l’aeroporto di Ciampino in quel di Viterbo, a 90 km e due di treno di distanza.

 

Qual è la ragione? Quella dichiarata è l’inquinamento acustico di cui soffrirebbero gli abitanti del Comune di Ciampino, disturbati dall’eccessiva crescita del traffico low cost negli ultimi anni. È tuttavia evidente che in tal modo si allontanerebbero i vettori low cost, ora basati su Ciampino, da una posizione dalla quale riescono a fare diretta concorrenza ai vettori tradizionali basati su Fiumicino, la nuova Alitalia in particolar modo. Sarà un caso la scelta di Fiumicino come hub in contemporanea con la decisione di chiudere Ciampino e col rifiuto dei milanesi di ridimensionare ulteriormente Linate?

 

Per fortuna il sindaco Alemanno è molto scettico sul progetto: come ha riportato il Messaggero del 22 settembre, “il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha detto oggi che un aeroporto low cost a Viterbo «è un progetto regionale» sul quale «io sono in po’ scettico, non vorrei riproporre l’esperienza di Malpensa, con la costruzione di un aeroporto dove non c’è nulla»”. Siamo d’accordo con Alemanno e ci auguriamo che persista nel suo atteggiamento critico.

 

Tuttavia il progetto di Viterbo non è comparabile con Malpensa: qui un aeroporto già esisteva, pur se dedicato prevalentemente ai viaggi leasure e ai charter e i problemi attuali sono prevalentemente dal lato dell’offerta, non della domanda; a Viterbo non ci sarebbe offerta (Ryanair, principale operatore su Ciampino, ha dichiarato che se obbligato al trasferimento rinuncerebbe a servire il Lazio) e neppure domanda, dato che i passeggeri esteri desiderosi di visitare la Capitale farebbero prima ad atterrare a Firenze o a Napoli e poi prendere il treno ad alta velocità.

 

Postilla. Dopo aver concluso il pezzo precedente ho trovato sul Messaggero on line (del 23 settembre) un articolo dal titolo “Aeroporti: il Lazio raddoppia con quattro scali” nel quale il Governatore Marrazzo replica allo scetticismo del Sindaco Alemanno: “Alle parole di Alemanno ha risposto Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio, sostenendo prima che Viterbo rientra nell’intesa Governo-Regione e aggiungendo anche che si farà lo scalo di Frosinone. L’idea di dotare la Ciociaria di un aeroporto era tornata alla ribalta soprattutto nelle recenti elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale ma una volta superata la tornata elettorale l’ipotesi sembrava accantonata”. Può essere che il Dott. Stranamore si sia impossessato della Regione Lazio?