Come la scorsa settimana per il trasporto aereo, proviamo ora a tracciare un breve bilancio del mercato dell’auto nell’anno di crisi 2009: bisogna dire in primo luogo che, grazie agli incentivi per le rottamazioni e i motori a basso impatto ecologico, il mercato italiano ha recuperato nella seconda parte dell’anno tutta la caduta che si era verificata nella prima e ha chiuso il 2009 sullo stesso livello di immatricolazioni dell’anno precedente: 2 milioni e 158 mila unità contro poco meno di 2 milioni e 162 mila nel 2008.
Anche se il dato è il peggiore del decennio, esso rappresenta un risultato comunque insperato se si considerano le dinamiche con le quali si era chiuso il 2008 e iniziato l’anno nuovo: nel 2008 il calo delle immatricolazioni era stato di oltre 330 mila autoveicoli, corrispondenti a una caduta superiore al 13%, e il 2009 era iniziato con un -32% in gennaio e un -24% in febbraio rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.
Considerando l’intero 2009, tutta l’Europa occidentale (Ue/15 più Svizzera, Norvegia e Islanda) si mantiene all’incirca sugli stessi livelli del 2008 (+0,5%) dopo il consistente calo dello scorso anno (-8,4%) mentre nei paesi dell’Europa dell’est, nuovi membri dell’Unione, la crisi si è manifestata in maniera evidente e il mercato si è contratto di oltre un quarto (-26,6%).
L’Europa occidentale si è salvata solo grazie agli incentivi, i quali hanno manifestato i loro effetti soprattutto nei paesi maggiori: l’Italia, che ha chiuso in pareggio l’anno, è andata meglio di Spagna e Gran Bretagna, che hanno limitato le perdite ma chiuso in negativo, ma peggio di Francia e Gran Bretagna, che hanno invece riportato incrementi di tutto rilievo.
Vediamo brevemente i diversi casi paesi, riportati anche nel grafico. In Spagna,nonostante un buon secondo semestre, la caduta complessiva nel 2009 è stata del 18% (953 mila auto vendute, di cui circa 260 mila con incentivi, contro 1,2 milioni nel 2008 e 1,6 milioni nel 2007). Rispetto al 2007 il mercato si è contratto di oltre il 40%, riflettendo la maggiore intensità della crisi economica spagnola rispetto agli altri paesi.
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Più favorevole il risultato del Regno Unito che ha chiuso il 2009 in calo del 6% e con immatricolazioni ritornate al di sotto dei 2 milioni, il livello più basso dal 1995. Anche in questo caso se non vi fossero stati gli incentivi, adottati ad anno inoltrato, sarebbe andata ben peggio se si considera che la limitata caduta annua deriva da un primo semestre al -26% e un secondo al +21%.
Veniamo infine ai due paesi che nell’anno della recessione hanno registrato incrementi consistenti: la Francia ha visto immatricolazioni in crescita dell’11% rispetto al 2008, oltre 200 mila auto in più, per un totale che si avvicina ai 2,3 milioni annui e porta il mercato francese al secondo posto in Europa dal quarto in cui si collocava stabilmente negli anni pre-crisi (in sostanza ha scavalcato sia il mercato britannico che quello italiano); infine la Germania, paese nel quale i generosi incentivi concessi nell’anno delle elezioni politiche hanno fatto crescere il mercato di 700 mila unità e del 23%, portandolo a 3,8 milioni di immatricolazioni dai 3,1 del 2008.
Quali insegnamenti possiamo trarre da questi dati? In primo luogo, che gli incentivi contano, che sono essi ad aver fatto la differenza tra i paesi in un anno di consistente recessione e che non sembra potersene fare a meno come strumento di attenuazione della congiuntura.
Generano tuttavia anche effetti negativi: l’attesa che siano introdotti fa crollare la domanda, dato che viene posticipata per poterne usufruire, mentre la prossimità della loro scadenza fa impennare le vendite ed è quindi da attendersi una riduzione delle immatricolazioni qualora non vengano rinnovati o lo siano solo in parte.
È per questa ragione che nella maggioranza dei paesi sono già stati rinnovati per il 2010 e in Italia si sta dibattendo al riguardo, con l’ipotesi più probabile che saranno riconfermati, ma in misura più tenue. Essi hanno tuttavia anche falsato il mercato: nessun paese ha idea del livello al quale si sarebbero attestate le vendite in assenza di politiche pubbliche, e di aspettative sulle medesime, e del livello al quale ritornerà a stabilizzarsi il mercato dopo la fine degli incentivi. In sostanza nel settore auto in Europa nel 2009 non ha certo vinto il mercato, inteso come istituzione.
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Se vi è invece un aspetto sul quale le politiche messe in atto hanno generato effetti positivi non contestabili, esso consiste nella riduzione delle emissioni inquinanti dei nuovi veicoli acquistati. Su questo versante i risultati sono consistenti nei paesi (non la Germania) che hanno scelto di legare gli incentivi alle emissioni dei veicoli.
In Italia la media ponderata delle emissioni di CO2 delle autovetture acquistate nel 2009 è scesa dell’8,8% rispetto all’anno precedente (da 144,8 g/km a 136,6 g/km nel totale annuo e sino a 133,5 g/km per le immatricolazioni di dicembre). In Francia le emissioni medie di CO2 delle autovetture nuove sono scese nel 2009 del 4,5% rispetto all’anno precedente, in cui già erano presenti incentivi, e del 10% rispetto al 2007 (134 g/km contro i 149 g/km di due anni fa). Nel Regno Unito, infine, la media di emissioni di CO2 è scesa del 5,4% rispetto al 2008 portandosi a 149 g/km, il miglior risultato sinora raggiunto in quel paese.
Dati questi risultati positivi, perché non trasformare gli attuali incentivi in una riforma permanente pro ambiente della tassazione sull’auto, sia in relazione alla tassazione sull’acquisto che a quella che grava ogni anno sul consumatore? In tal modo verrebbero meno i difetti tipici degli incentivi, prima ricordati, ma se ne conserverebbe il vantaggio principale. Abbiamo proposto una riforma in tal senso negli interventi precedenti sul tema e di essa, dopo aver visti i dati dell’anno appena concluso, siamo ancora di più convinti.