La disputa tra Fiat e governo su incentivi e Termini Imerese si è ulteriormente accentuata dopo le dichiarazioni di Luca Cordero di Montezemolo, secondo il quale durante la gestione sua e di Sergio Marchionne, quindi dal 2004 in avanti, la Fiat non avrebbe ricevuto alcun aiuto finanziario da parte dello Stato.

All’intervento del presidente Fiat all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Luiss hanno fatto seguito molte dichiarazioni di segno contrario da parte di esponenti politici e di governo e commenti critici da parte di commentatori giornalistici. Poiché tuttavia nessuno ha effettuato le verifiche necessarie e messo al centro della discussione i dati effettivi, abbiamo deciso di farlo noi nella consapevolezza che le opinioni non possano basarsi su sabbie mobili, ma solo su fatti accertati.



L’articolo allegato riporta i risultati della ricerca, che è stata effettuata sul sito della Commissione Europea, dei provvedimenti coi quali la Commissione ha trattato gli aiuti di Stato alla Fiat, decidendo in taluni casi di approvarli e in altri di respingerli. La lettura del documento, che altro non è che un collage cronologico di documenti ufficiali, risulta di particolare interesse poiché fa luce sulla tipologia di rapporti che intercorrevano abitualmente tra i governi italiani e il maggior gruppo manifatturiero nazionale.



Occorre precisare che per aiuti di stato si intendono gli aiuti destinati a specifiche imprese e quindi potenzialmente in grado di danneggiare in termini relativi i competitori e di distorcere la concorrenza. Non si considerano in essi gli incentivi, come quelli alla rottamazione e all’acquisto di auto ecologiche, in quanto essendo rivolti a tutti i produttori di un dato mercato non distorcono la concorrenza anche se possono generare l’effetto negativo, modificando le scelte di consumo delle persone, di sottrarre fatturato ad altri comparti produttivi. Dati i loro potenziali effetti distorsivi gli aiuti di stato debbono essere preventivamente autorizzati dall’Unione Europea.



Cosa abbiamo scoperto? Ha detto il vero Luca Cordero di Montezemolo? Alla lettera no, dato che qualche euro la Fiat lo ha ricevuto anche dopo il 2004, ma nella sostanza possiamo riconoscere la veridicità dell’affermazione. Vi è infatti una netta interruzione tra gli aiuti pubblici a Fiat degli anni ‘90/inizi 2000 e gli anni successivi. Dal 2003 al 2008 il gruppo torinese avrebbe usufruito, secondo la Commissione, solo di aiuti per programmi di formazione dei dipendenti e le cifre in gioco, pur non trascurabili in valore assoluto, sono comunque contenute se rapportate alle dimensioni del gruppo e se confrontate ai benefici ricevuti nel decennio precedente.

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Vediamo più in dettaglio: a settembre 2003 la Commissione non ha sollevato obiezioni in merito a un aiuto alla formazione dei dipendenti per un importo di 43,8 milioni di euro a favore di Fiat Auto e della controllata Comau per il periodo 2003-2005. L’aiuto è stato considerato sostanzialmente compatibile con gli articoli del trattato CE e i regolamenti comunitari. Ad agosto 2004 la Commissione ha egualmente accettato una modifica a tale aiuto che ha visto un ulteriore finanziamento pubblico a favore di Fiat destinato agli ex lavoratori di Comau, nel frattempo incorporata, per 5,1 milioni di euro. Con decisione del giugno 2007, infine, la Commissione ha stabilito di autorizzare sino al dicembre del 2008 una proroga, richiesta dal governo italiano, dell’aiuto alla formazione la quale si è avvalsa di un nuovo finanziamento statale per 28,9 milioni di euro. Complessivamente i tre importi pervengono a un totale di 77,8 milioni di euro.

 

Più interessante è l’analisi delle decisioni della Commissione stabilite a cavallo tra il decennio ‘90 e quello attuale. A febbraio 1999 la Commissione decideva di avviare sei procedure d’indagine nei confronti di altrettanti aiuti per una somma totale di circa 120 milioni di euro che il governo italiano intendeva assegnare a Fiat Auto ai sensi della legge regionale 488/92. Essi riguardavano i sei stabilimenti Mirafiori Carrozzeria, Mirafiori Meccanica, Pomigliano, Piedimonte San Germano (Cassino), Termoli e Rivalta.

 

A maggio dello stesso anno la Commissione decideva di estendere la procedura nei confronti degli aiuti previsti per i tre stabilimenti Mirafiori Carrozzeria, Mirafiori Meccanica e Rivalta, in quanto vi erano dubbi rilevanti sull’esistenza del criterio di necessità dell’aiuto, dato che nel 1993-1994, all’epoca dell’avviamento dei progetti di investimento, Mirafiori e Rivalta non erano situate in una regione assistita e la concessione degli aiuti non poteva essere prevista da Fiat al momento dell’elaborazione dei progetti. In sostanza, se Fiat aveva deciso tali investimenti è perché li riteneva economicamente validi anche in assenza di aiuti, che al momento della decisione d’investimento non avrebbero potuto essere concessi.

 

A luglio 1999 la Commissione autorizzava gli aiuti per Cassino e a settembre quelli per Termoli (per un importo di 27,9 milioni di euro) riconoscendone il rispetto dei limiti massimi ammissibili, mentre sempre a luglio autorizzava solo parzialmente gli aiuti a Pomigliano d’Arco, limitandoli a un importo di 20,4 milioni di euro contro i 30,5 milioni richiesti dal governo italiano. Respingeva invece con identica motivazione, quella prima ricordata, gli aiuti per i rimanenti tre stabilimenti: Mirafiori Meccanica (a dicembre 1999), Rivalta (a febbraio 2000) e Mirafiori Carrozzeria (a luglio 2000), autorizzando tuttavia per quest’ultimo un finanziamento del 10% del costo di una serie di investimenti all’innovazione.

 

Nei periodi successivi altri casi di aiuti a Fiat venivano portati all’attenzione della Commissione. A novembre 1999 essa avviava procedura nei confronti di aiuti per 40 milioni di euro a favore dell’impresa Fiat Melfi-SATA, SpA, filiale di Fiat Auto ma a febbraio 2001 decideva di non sollevare più obiezioni, rilevando che essi rispettavano le condizioni previste per gli aiuti all’industria automobilistica e per quelli a finalità regionale in una regione ammissibile. A luglio 2000 avviava ulteriore procedura nei confronti di un aiuto alla ricerca di 16,7 milioni di euro destinato a un progetto per la produzione di veicoli leggeri da parte di IVECO e a giugno 2001 concludeva che l’aiuto prospettato non era necessario alla società in quanto il carattere innovativo dell’investimento era da considerarsi normale nell’industria automobilistica nell’ambito della progettazione e lancio di nuovi modelli.

 

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A dicembre 2001 avviava procedura nei confronti dell’aiuto di 122 milioni di euro proposto dal governo per la fabbrica di Foggia di Iveco, finalizzato alla progettazione di una nuova famiglia di motori diesel, e a ottobre 2002 deliberava parere favorevole, ritenendo l’aiuto giustificato e commisurato e non essendovi contestazioni e rilievi da parte di terzi interessati.

 

Con questo provvedimento termina apparentemente una lunga serie di aiuti di stato, e di relativi procedimenti di valutazione da parte della Commissione, alla quale farà seguito solo il finanziamento pluriennale alla formazione di cui si è parlato in precedenza. Qual è stato l’effetto di tutti questi aiuti? Semplicemente che il gruppo Fiat nell’arco di pochissimi anni ha più che dimezzato la produzione negli stabilimenti italiani, delocalizzandola all’estero. Mentre sino ai primi anni del decennio la produzione in Italia del gruppo si attestava a circa 1,4 milioni di vetture annue, nel 2004 scendeva sotto le 900 mila unità e nel 2008 superava di poco le 650 mila.

 

Come si può osservare dal grafico seguente (i dati sono di fonte Oica, l’associazione mondiale dei produttori), alla fine degli anni ‘90 e inizio 2000 il gruppo produceva in Italia circa due terzi delle sue autovetture totali e all’estero circa un terzo, ma già nel 2005/06 la produzione estera aveva eguagliato quella nazionale e nel 2008, infine, la proporzione si è ribaltata: due terzi delle autovetture Fiat sono state prodotte all’estero, solo un terzo in Italia.

 

 

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Divorzio quindi di Fiat dall’Italia e fine di fatto degli aiuti di Stato? Nella realtà gli aiuti di stato hanno avuto recentemente un colpo di coda rilevante, riguardante proprio il caso Termini Imerese. Nel comunicato stampa della Commissione Europea del 29 aprile 2009 (9 mesi fa, non 9 anni fa), che riportiamo quasi integralmente in quanto di notevole interesse, si legge:

 

«Ai sensi delle disposizioni del trattato CE in materia di aiuti di Stato, la Commissione europea ha autorizzato aiuti per investimenti a finalità regionale pari a 46 milioni di euro, che le autorità italiane intendono concedere a Fiat per un progetto di investimento volto a produrre un nuovo modello di automobile in Sicilia.

 

Gli investimenti previsti dal progetto serviranno ad ampliare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, a modificare il processo di produzione e a diversificare la produzione. Gli investimenti dovrebbero permettere di salvaguardare i posti di lavoro esistenti nella regione. La misura risulta compatibile con i requisiti previsti dagli orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013 e dalle norme sui grandi progetti di investimento, perché Fiat non aumenterebbe in misura considerevole la sua capacità di produzione. Si può pertanto ritenere che gli effetti positivi di questo investimento in termini di sviluppo regionale superino le possibili distorsioni della concorrenza.

 

La Commissaria responsabile della concorrenza Neelie Kroes ha dichiarato: “In un momento così difficile è fondamentale salvaguardare i posti di lavoro esistenti, cosa che questo progetto di investimento farà in Sicilia senza distorcere indebitamente la concorrenza”. Le autorità italiane intendono concedere a Fiat 46 milioni di euro di aiuti a finalità regionale per un progetto di investimento che ammonta complessivamente a 319 milioni di euro.

 

Questo progetto di investimento permetterà a Fiat di produrre nello stabilimento di Termini Imerese una nuova vettura del marchio Lancia, che sostituirà l’attuale Lancia Ypsilon. Il progetto, che comprende l’ampliamento dello stabilimento esistente e un cambiamento fondamentale del processo di produzione, sarà attuato in Sicilia, una zona ammissibile agli aiuti a finalità regionale ai sensi dell’articolo 87, paragrafo 3, lettera a) del trattato CE in quanto regione con un tenore di vita anormalmente basso e una grave forma di sottoccupazione».

 

A questo punto, forse, il cittadino-contribuente meriterebbe qualche spiegazione in più di quelle date finora, dato che non è stato certamente lui a chiedere l’aiuto di stato per Fiat e a progettare un investimento finalizzato a produrre nello stabilimento di Termini Imerese, ora ritenuto improduttivo e irrecuperabile, “una nuova vettura del marchio Lancia che sostituirà l’attuale Lancia Ypsilon”.

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