Si può tracciare un bilancio di Expo 2015 a sei mesi dalla sua conclusione? Da un punto di vista strettamente economico la risposta è negativa, dato che solo a fine giugno si conoscerà il conto economico societario dell’esercizio che ha visto lo svolgimento della manifestazione. Quando esso sarà noto non bisognerà tuttavia guardare principalmente al saldo dell’esercizio, per verificare se esso chiude in utile, pareggio o perdita. Dato che non si tratta di una normale impresa commerciale risulterà invece preferibile sommare i dati di tutti gli esercizi in cui Expo2015 è stata operativa per conoscere il costo totale della manifestazione e i proventi coi quali esso è stato coperto, avendo cura di distinguere da un lato i proventi provenienti dal mercato, quali le sponsorizzazioni aziendali e i biglietti venduti ai distributori e visitatori, e, dall’altro lato i finanziamenti pubblici, a qualunque titolo e da qualunque fonte erogati. Questi ultimi dovranno poi essere confrontati con i risultati effettivamente conseguiti da Expo in un’analisi, ancorché semplificata, che metta a confronti i costi pubblici sostenuti coi benefici pubblici acquisiti. Essa dovrà essere in grado di valutare se i secondi sono considerabili come più consistenti dei primi o, per dirla con parole più semplici, se il gioco di Expo valeva la candela dei soldi pubblici che vi sono stati dedicati.
Questa analisi non si può ovviamente ancora fare, mancando l’ultimo bilancio, tuttavia si può iniziare a ragionare su quali variabili sia meglio utilizzare per valutare i risultati di Expo. Come possiamo misurarne il successo? Attraverso il numero delle persone che lo hanno visitato? I biglietti venduti? Il grado di soddisfazione dei visitatori, quale ad esempio quello dichiarato nel corso di interviste campionarie svoltesi sul sito? Tutti questi sono dati interessanti e anche non tutti noti, almeno non nel loro valore definitivo. Tuttavia se anche lo fossero essi misurerebbero solo, secondo aspetti differenti, i benefici privati generati dalla manifestazione su coloro che l’hanno visitata. Essi non sarebbero in grado di dire assolutamente nulla sui benefici collettivi.
Poniamo allora una domanda differente: è riuscito Expo a portare a Milano turisti internazionali che non vi sarebbero venuti se la manifestazione non fosse stata organizzata? Questo è il principale obiettivo di natura collettiva di Expo: attrarre turismo, accrescere l’attrattività internazionale di Milano e della regione Lombardia, dimostrare in una misura più forte di quanto non si sia riusciti a fare prima di Expo che Milano può essere una destinazione turistica di rilievo.
Se tutto questo è avvenuto noi lo possiamo verificare non osservando i visitatori totali di Expo e neppure i soli visitatori stranieri di Expo, dato quest’ultimo non noto e neppure stimato. Lo possiamo invece osservare solo attraverso i flussi turistici incrementali con provenienza estera che si sono manifestati nei sei mesi di Expo: quanti turisti stranieri sono arrivati in più nella regione durante il periodo di Expo rispetto allo stesso periodo dell’anno/degli anni precedenti?
Questo è di gran lunga il dato più interessante e a differenza di tutti gli altri è già ottenibile. Esso è infatti ricavabile dalle statistiche relative all’indagine campionaria sul turismo internazionale, nel nostro caso turismo incoming, pubblicate mensilmente dalla Banca d’Italia e da essa raccolte ai fini del computo della voce “viaggi” e della voce “trasporti internazionale di passeggeri” della bilancia dei pagamenti dell’Italia. Poiché le statistiche mensili pubblicate comprendono ogni volta le rilevazioni dell’ultimo mese disponibile e del totale cumulato dei mesi trascorsi dall’inizio dell’anno, i flussi turistici del semestre compreso tra maggio e ottobre, il periodo di Expo, sono ottenibili sottraendo al totale del periodo gennaio-ottobre 2015, pubblicato a gennaio 2016, il totale del periodo gennaio-aprile 2015, pubblicato a luglio 2015. Per finalità di raffronto lo stesso calcolo è stato fatto sui dati del precedente anno 2014.
La Tabella 1 a fondo pagina riporta i turisti pervenuti in Lombardia e nelle principali regioni turistiche italiane, oltre che nelle quattro macro-aree, nel periodo maggio-ottobre 2014 e 2015: nell’anno ante-Expo essi sono stati, in sei mesi, 7 milioni in Lombardia e, per raffronto, 6,3 milioni nel Lazio; nell’anno di Expo essi sono stati invece poco più di 7,3 milioni in Lombardia e poco meno di 6,9 milioni nel Lazio. Un incremento in Lombardia di soli 330 mila turisti, corrispondenti a un +4,7%, non sembra in grado di delineare un successo sul piano internazionale della manifestazione e questo a maggior ragione se lo confrontiamo con quello del Lazio, regione che non ha visto grandi eventi né di tipo civile, né religioso: +547 mila turisti, corrispondenti a un incremento rispetto al 2014 dell’8,7%. Il piccolo Trentino Alto Adige ha visto nello stesso periodo un aumento dei turisti stranieri di 310 mila unità, poco al di sotto della Lombardia di Expo; in questo caso l’incremento percentuale è stato del 12,9%.
Un’altra variabile interessante è rappresentata dal numero di pernottamenti realizzati dai turisti stranieri, riportati nella Tabella 2. In Lombardia essi sono stati poco meno di 27,8 milioni nel periodo maggio-ottobre 2014 e poco più di 30,2 milioni nello stesso periodo del 2015. L’incremento realizzato, pari a quasi 2,5 milioni di notti, è più consistente rispetto all’incremento degli arrivi: +8,9% Tuttavia anche in questo caso il Lazio, senza Expo e senza Giubileo, registra un risultato molto vicino a quello della Lombardia, dato che passa da 28,5 a quasi 31 milioni di pernottamenti, con un incremento anche in questo caso di quasi 2,5 milioni di notti, corrispondenti a un +8,6%. In sintesi, si può dire che Expo abbia attratto pochissimi turisti internazionali in più rispetto all’anno prima, ma che coloro che sono venuti abbiano mediamente soggiornato in Lombardia un po’ di più, probabilmente per via di Expo.
Si arriva infine alla variabile più importante di tutte: quella relativa alla spesa dei turisti stranieri sul territorio nazionale, riportata nella Tabella 3. Anche in questo caso la performance della Lombardia appare deludente: si passa dai 3.052 milioni di euro del semestre maggio-ottobre 2014 ai 3.229 milioni del semestre maggio-ottobre 2015, con un incremento di soli 177 milioni e del 5,8%. Nello stesso periodo il Lazio realizza un incremento quasi doppio: +332 milioni, corrispondenti a un +9%. In termini percentuali, oltre al Lazio, fanno meglio della Lombardia anche la Campania, il Trentino Alto Adige, la Liguria e la Sicilia.
Quali riflessioni di sintesi si possono trarre da tali dati? Direi le seguenti:
1- I turisti stranieri venuti in Lombardia probabilmente sono anche andati a visitare Expo, ma non sono venuti appositamente per esso. Nella quasi totalità sarebbero venuti comunque.
2- Nel valutare Expo occorre distinguere nettamente gli aspetti relativi alla riuscita organizzativa della manifestazione, che è indubbia e va riconosciuta, e alla conseguente soddisfazione dei visitatori, dagli aspetti relativi alle finalità di natura pubblica che sole avrebbero potuto giustificare i soldi pubblici che sono stati spesi. In questo caso i dati ci dicono che non sono state raggiunte.
Le Esposizioni universali dell’800 servivano a far conoscere al pubblico i vantaggi delle scoperte scientifiche applicate al progresso tecnico e all’innovazione industriale. Oggi hanno finalità del tutto differenti: far conoscere ai cittadini del Paese ospitante i paesi ospiti attraverso gli attraenti padiglioni da essi finanziati e far conoscere il Paese ospitante ai cittadini dei paesi ospiti che vi si recano per visitare la manifestazione. Riguardo al primo aspetto Expo2015 ha funzionato benissimo, meno invece per quel che riguarda l’affluenza di stranieri a Milano.