«La risposta a chi parla di sovrappopolazione è di chiedergli se fa parte della sovrappopolazione o, se no, come fa a sapere di non esserlo»: era il 1925 e G.K. Chesterton nella sua introduzione al capolavoro di Dickens “A Christmas Carol” aveva preconizzato e già smontato la tesi secondo cui è la demografia il problema principale dell’Occidente.



A citare intelligentemente il geniale autore inglese è stato questa mattina su “La Verità” l’ex Presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, da tempo impegnato nei suoi trattati a descrivere i rischi dell’economia globale se si allontana sempre di più dalla concezione di dignità umana. Il suo editoriale arriva in risposta ad una provocazione lanciata da Marcello Veneziani, sempre sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, circa la sovrappopolazione come maggiore problema per ambiente e umanità già oggi. «In realtà son più di 50 anni che chi aveva le redini del potere mondiale si è preoccupato anche troppo e male di interrompere la natalità», avanza Gotti Tedeschi criticando ferocemente le politiche di denatalità, «riuscendo così a mettere in crisi il mondo occidentale ed a rendere effettivo oggi il maggior conflitto che dovremo affrontare in questo momento di auspicabile ripresa economica post Covid». La triangolazione fondamentale per l’economista cattolico è proprio la crescita economica necessaria, la natalità (specie in Occidente dove è in crollo totale da anni) e la tutela promessa dell’ambiente: trovare la soluzione a questi tre “problemi” contemporaneamente è la vera sfida da Nobel per Gotti Tedeschi.



LA DENATALITÀ UCCIDE IL MONDO (E PURE L’AMBIENTE)

All’interno dell’economia ed ecologia integrale più volte richiamata dalla Chiesa, l’analisi di Gotti Tedeschi si concentra sullo “smontare” la tesi secondo cui la denatalità è una possibile soluzione ai problemi globali. Tra il 1900 e il 2000 la popolazione mondiale è cresciuta circa 4 volte, mentre il PIL mondiale è cresciuta addirittura 40 volte tanto: con l’ingresso in Occidente delle teorie neomalthusiane tra anni Sessanta e Settanta «riuscirono a fare crollare le nascite ma solo in Occidente dove la popolazione colta leggeva libri e ascoltava la tv». La scoperta è però devastante: senza nascite il PIL non cresce come si sperava e a quel punto, spiega Gotti Tedeschi su “La Verità” «è necessario crescere il consumismo individuale per compensare questa mancata crescita». Se poi oggi si intraprendesse una nuova e più dura politica di denatalità il mondo non riuscirebbe ad uscire dalla morsa della crisi Covid e non solo, «mancherebbero le risorse da investire nelle varie transizioni energetiche, digitali e ed in tecnologia e ricerca», con l’effetto di più tasse per la popolazione attuale e integrazione forzata «di popolazioni migranti». Insomma, conclude l’editoriale lanciando un monito alla cultura ed economia nazionale (e non): «la denatalità auspicata con una certa superficialità ideologica», ovvero quella che secondo Gotti Tedeschi nega le leggi naturali relative al valore della dignità della vita, «che considera l’uomo cancro della natura e un accidente della evoluzione», ecco questa considerazione resta molto preoccupante per l’Occidente. Per motivi economici, chiaro, ma in realtà prima di tutto per profonde e radicate motivazioni morali.

Leggi anche

Scadenza rottamazione cartelle/ Come recuperare i bollettini se perduti (22 novembre 2024)