Sostenere un’alimentazione corretta, che allontani dalla tentazione di cedere al junk food, proponendo alternative gustose e appetibili. E, al contempo, gettare un ponte tra Italia e Africa, costruendo un sistema industriale capace di produrre benefici economici e sociali in entrambe le realtà. Da qui prende le mosse Sweet Africa, start up nata circa due anni fa sulla scorta del percorso tracciato a quattro mani dall’Università Cattolica e dalla fondazione E4Impact di Letizia Moratti e del Ceo prof. Mario Molteni, sostenuta da Puglia Sviluppo S.p.A. (società finanziaria della Regione Puglia), che inizialmente hanno affiancato Sweet Africa nella codifica dei processi produttivi, supportando l’azienda nel suo consolidamento e nello step fondamentale di valutazione della qualità nutrizionale dei prodotti.



Un percorso che punta diritto a costruire un “piano Mattei” per il continente nero, grazie al quale mettere a terra in modo pragmatico e proficuo il spesso mal interpretato concetto “aiutiamoli a casa loro”. Un passaggio che oggi, alla luce delle spinte immigratorie sempre più forti e drammatiche, si fa urgente e improcrastinabile, come sottolineato anche dal Presidente Sergio Mattarella durante la sua recente visita in Kenya.



“Tutto nasce – racconta il responsabile relazioni esterne di Sweet Africa, Antonio Saladino – dall’idea di proporre sul mercato italiano la frutta essiccata e nuts prodotte in Kenya. Grazie al clima e alla ricca biodiversità del territorio, in vicinanza all’equatore, il Kenya permette di approvvigionarsi di materia prima tutto l’anno al giusto grado di maturazione. Una realtà italiana che unisce i coltivatori africani con i consumatori del resto del mondo garantendo un prodotto genuino e sostenibile. Dal mango alla banana, dagli anacardi alla papaya, dall’ananas al cocco alla macadamia. Abbiamo così dato vita a una società a Martignano (LE), una filiale in Kenya e una sede commerciale a Bergamo. Nello stabilimento già attivo a Machakos lavorano 10 persone. Stiamo proprio in queste settimane tessendo contatti con la Grande Distribuzione Organizzata, per la fornitura di referenze tanto a marchio Sweet Africa tanto a marchio privato delle insegne, tanto con i canali di vendita HORECA e vending machine. Il nostro prodotto si presta, infatti, a essere consumato in diverse occasioni, essendo adatto tanto all’utilizzo domestico quanto a quello in mobilità. Nella sua produzione non è prevista nessuna aggiunta di zucchero e conservanti, per garantire che la frutta mantenga le caratteristiche nutrizionali dell’origine. Dunque è indicato per bambini, anziani, sportivi, diabetici”.



E non si tratta solo di parole. “Tutte le caratteristiche nutrizionali dei prodotti a marchio Sweet Africa – racconta Saladino – sono state certificate da relazioni ad hoc curate dall’Università Cattolica di Agraria di Piacenza”.

Creare una filiera alimentare dove l’origine del prodotto è una certezza di qualità e dove l’acquisto diventa un impegno a sostegno di una vera economia circolare e sostenibile.

Il vero punto di snodo del progetto risiede nella capacità di fare formazione e servizio agronomico presso i fornitori locali, sia coltivatori che trasformatori.

“Sweet Africa con l’Università Cattolica ha messo a punto un proprio processo produttivo di essicazione, – spiega Saladino – che consente di ottenere un prodotto essiccato, ma fresco. Per questo occorre che il personale sia preparato. Qui sta la vera scommessa dell’iniziativa, che gioca tutta sul fattore culturale. Sweet Africa a maggio 2023 nell’ambito della manifestazione fieristica di Tuttofood presenterà la propria blockchain su tutta la linea della frutta essiccata. A oggi abbiamo già formato i nostri operatori in loco a utilizzare il gestionale per gestire i dati caricati in blockchain. Non è possibile garantire la qualità senza un controllo di tutti gli step produttivi, la parte finale della blockchain è caratterizzata da un autocontrollo mediante il proprio laboratorio interno prima che il prodotto sia messo in vendita. Nel nostro magazzino di Martignano il prodotto viene controllato su: aflatossine, muffe lieviti ed enterobatteriacee. Il consumatore, attraverso il QR code presente su ogni confezione, potrà visualizzare tutte le informazioni della filiera produttiva del prodotto”.

“Da subito nel progetto abbiamo prestato molta attenzione alla sostenibilità in ogni fase del processo, sostenibilità nelle sue tre accezioni: ambientale, sociale e di governance – spiega Saladino -. Ci siamo su questo dati una impostazione culturale univoca, non alternativa, una vocazione che va perseguita con consapevolezza, quotidianamente. Tutta la nostra produzione, compresi imballi primari e secondari, viene realizzata in Kenya e la ricaduta economica dell’intero processo reinvestita in loco perché fin da subito il progetto è nato per allinearsi con le strategie di sviluppo nazionale del Paese, con l’obiettivo di rafforzare le attività imprenditoriali keniote creando reali occasioni di sviluppo e lavoro sul posto”.

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