Non è solo l’Italia ad affrontare la discussione sula legalizzazione dell’eutanasia: l’ultima vasta inchiesta dell’Economist in Uk mostra la sempre più vasta adesione dell’Occidente alla “cultura della morte”. Con un reportage dai toni quasi sempre “neutrali”, la rivista liberal inglese presenta dati e riflessioni in ogni parte del mondo dove si sta discutendo in questi anni di particolari leggi sull’eutanasia, il suicidio assistito e il bio-testamento.



E i risultati effettivi sono inquietanti: 10 Stati degli Usa, gran parte dell’Europa occidentale, il Canada, l’Australia, Nuova Zelanda ma anche i cattolicissimi Cile, Perù, Uruguay e Colombia. Con differenze e casi particolari, sono tutti i luoghi del mondo dove sono in corso discussioni e progetti di legge sull’eutanasia legale: il cambiamento è stato rapido», sottolinea l’Economist, con il focus dell’Avvenire che nota in più come agli attualissimi secolarizzazione e orientamento valoriale liberal si deve aggiungere un elemento generazionale per capire bene la piega che sta prendendo la legalizzazione sempre più frequente della “dolce morte”.



L’EUTANASIA E I “BABY BOOMER”

Sono infatti soprattutto i “baby boomer” a spingere convintamente per approvare leggi sull’eutanasia: nota l’Avvenire, «coloro che hanno vissuto l’esperienza della sofferenza dei genitori ora si battono per il proprio diritto a morire». Neanche una teorica cultura cattolica di base, legata alla sacralità della vita in ogni suo passaggio, sembra reggere alla forza d’urto inquietante della cultura della morte: Italia (in itinere), Cile, Irlanda, Portogallo, come del resto Spagna e Uruguay, sono tutti Paesi cattolici che negli ultimi 30 anni a fasi alterne si sono approcciate alla legalizzazione dell’eutanasia. Secondo il bioeticista citato dall’Economist, Theo Boer, il rischio è ripetere il medesimo errore fatto anni fa dalla “liberalissima” Olanda: «vent’anni di applicazione della legge sull’eutanasia l’hanno trasformata dall’ultima risorsa per prevenire una morte terribile all’ultima risorsa per prevenire una vita terribile». Da un elemento ineludibile ma improvviso, la morte si avvicina invece ad un evento “da programmare” per l’ansia di controllo maniacale di cui è impregnata l’epoca moderna. Quasi a fare diventare la morte un elemento “attrattivo”: si cerca sempre di più di eliminare il dolore, l’incertezza e il mistero stesso della vita – conclude l’Avvenire – ma non può che stagliarsi all’orizzonte una questione che consideriamo ineludibile. Per il desiderio di morire in pace siamo davvero pronti a legalizzare una sorta di “omicidio” su richiesta? Se lo chiedono ad Avvenire, ce lo chiediamo anche noi da anni al Sussidiario.net con i vari reportage e storie inerenti al dramma dell’eutanasia: ma il resto dell’Occidente, se lo pone come problema?

Leggi anche

VIOLENZA CONTRO LE DONNE/ L'alternativa alla "liturgia" di panchine e scarpe rosse