Per mesi abbiamo ascoltato il premier Giuseppe Conte riportare le lodi ricevute dall’Italia per la gestione della pandemia di coronavirus. Sul duro attacco dell’Economist, che ha fatto un’analisi spietata della situazione italiana invece tutto tace. Ed è strano, se consideriamo il risalto che è sempre stato riservato al settimanale di informazione politico-economica, soprattutto quando si trattava di attaccare Silvio Berlusconi. Nel 2001, ad esempio, gli fu dedicata una copertina in cui a chiare lettere venne definito “unfit”, non idoneo a guidare l’Italia. Attacchi a Berlusconi a parte, l’Italia e la stampa italiana è sempre stata critica nei confronti degli attacchi che arrivavano dall’estero. Lo fa notare lo storico e accademico Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera, ricordando «i toni di una patetica permalosità» che si sollevavano, ma ovviamente quando le critiche erano rivolte al partito avversario, «nel qual caso la fonte della critica straniera diveniva ipso facto un indiscutibile oracolo di Delfi». Per questo lo sorprende il fatto che la diagnosi spietata dell’Economist sulla situazione italiana abbia avuto eco limitatissima.
ECONOMIST “ITALIA IN DECLINO”, MA TUTTO TACE…
Le classifiche possono essere discusse, anche i dati. Ma conta il giudizio complessivo, e quello riservato dall’Economist all’Italia è negativo. La nostra economia non cresce ormai da decenni, quindi da ben prima che la pandemia ci travolgesse. Le imprese straniere fanno acquisti a man bassa dei nostri marchi, forti di leggi e di una burocrazia che ostacola le nostre aziende. C’è poi una classe dirigente senza idee che spreca risorse. Per il settimanale inglese l’Italia è un Paese in declino, che vale poco o nulla nell’arena mondiale. Ecco, di fronte ad una critica del genere in altri tempi si sarebbero sollevate proteste e polemiche, ma oggi nulla di tutto ciò accade. «Perché forse è ai nostri stessi occhi che ormai le cose stanno realmente così», osserva Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera. Probabilmente la decadenza italiana è un fatto ormai acquisito anche per noi, quindi non ci tange il fatto che all’estero se ne parli. Ma la politica dovrebbe accorgersene: è l’unica ad avere gli strumenti per cambiare le cose. Ma ne ha le capacità?