Il mercato del lavoro negli Stati Uniti è così fiorente che ha superato nuovamente le aspettative ad aprile. Il tasso di disoccupazione non era così basso da anni, anzi è più basso che in qualsiasi altro anno dal 1969. Inoltre, la percentuale di occupati tra i 15 e 64 anni ha superato il picco pre-pandemia Covid, che era peraltro già il più alto dal 2007. Un quadro così positivo che il presidente Usa Joe Biden non poteva non rivendicare come merito del lavoro da lui svolto. Infatti, gli piace mettere in evidenza che la sua presidenza, cominciata comunque nel mezzo di una rapida ripresa dalle restrizioni, ha coinciso con la creazione di posti di lavoro. Quel che si guarda bene dall’evidenziare è che gli Stati Uniti rischiano una crisi del tetto del debito e il conseguente arresto della spesa federale, una situazione che ad esempio causerebbe licenziamenti.
Un quadro che spinge The Economist a ritenere che le dichiarazioni di Biden riguardo il mercato del lavoro Usa in forte espansione sia in realtà solo un biglietto da visita in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Il settimanale britannico è molto cauto, infatti avverte: «Il presidente Joe Biden è più responsabile dell’alta inflazione che dei posti di lavoro abbondanti». Quel che racconta il presidente americano è solo una pagina della storia. L’altra racconta di una elevata inflazione che mette in pericolo l’economia statunitense e irrita gli elettori.
ECONOMIST “BIDEN HA ACCELERATO INFLAZIONE”
Non c’è dubbio riguardo il fatto che la crescita dell’occupazione post-Covid in Usa sia eccezionale. Dopo la crisi finanziaria globale ci sono voluti 13 anni perché il mercato del lavoro tornasse in “forma”. Stavolta, invece, ci sono voluti poco più di tre anni. Per la Casa Bianca questo risultato è legato al “piano di salvataggio” da 1,9 trilioni di dollari lanciato dal presidente Joe Biden dopo l’insediamento nel 2021. Ma The Economist osserva che se davvero fosse stato responsabile del boom di posti di lavoro, allora il mercato del lavoro usa doveva essere più forte di quello dei suoi pari, invece in Canada, Francia, Germania e Italia i tassi di occupazione in età lavorativa hanno superato i massimi prepandemici entro la fine del 2021. Dunque, la ripresa dell’occupazione in Usa per il settimanale britannico ha avuto più a che fare con la natura insolita della recessione pandemica, causata dai blocchi e dal distanziamento sociale, che con il maxi stimolo di Biden.
«La spesa pubblica extra ha sicuramente aumentato la domanda di lavoratori», ma l’occupazione effettiva «sarebbe quasi certamente aumentata vertiginosamente comunque». Infatti, quando Biden è entrato in carica, «la ripresa dei posti di lavoro era già completa per due terzi». Quel che ha fatto il piano di Biden è mettere in moto l’inflazione. Ad aprile i prezzi al consumo, che escludono energia e alimentari, erano del 13,4% più alti rispetto a quando è entrato in carica. Sono aumentati più che negli altri paesi del G7 e la loro accelerazione ha coinciso proprio con l’introduzione dello stimolo di Biden. Chiaramente, la Casa Bianca non è l’unica responsabile dell’inflazione: la Federal Reserve non è riuscita ad alzare i tassi di interesse in tempo per compensare lo stimolo fiscale, e la crisi energetica che ha seguito l’invasione russa dell’Ucraina ha aggravato il problema.
PIANO BIDEN, AUTOGOL IN VISTA DELLE ELEZIONI?
Ma per The Economist «è stato Biden ad accendere la carta inflazionistica» e le sue politiche «probabilmente stanno ancora aumentando i prezzi». Non solo: l’Inflation Reduction Act, che avrebbe dovuto “raffreddare” l’economia riducendo i disavanzi, in realtà li amplierà, a causa dell’utilizzo più elevato del previsto dei suoi crediti d’imposta sull’energia pulita. Per fortuna, gli Stati Uniti crescono. Il FMI prevede che quest’anno il Pil pro capite sarà superiore del 4,6% rispetto al 2019, l’aumento maggiore tra le economie del G7. Ma purtroppo per Biden, questo ha poco a che fare con lui. «La sovraperformance riflette una migliore crescita di produttività, non un più rapido rimbalzo dell’occupazione. L’America esporta più energia di quanta ne importi, il che significa che in totale ha beneficiato dell’impennata dei prezzi del carburante». Inoltre, The Economist evidenzia che la spesa si è concentrata sul sostegno ai redditi più che sulla conservazione dei posti di lavoro, quindi ha portato ad una più rapida riallocazione dei lavoratori nell’economia rispetto all’Europa, che si basava su regimi di congedo sovvenzionato. Gli americani sono consapevoli di tutto ciò. Infatti, percepiscono che l’effetto principale delle politiche economiche di Biden finora è stato quello di peggiorare l’inflazione. I sondaggi mostrano che molti più americani pensano che Donald Trump abbia fatto un lavoro migliore di Biden nel gestire l’economia, piuttosto che il contrario. Peraltro, più a lungo persiste l’inflazione, più è probabile che la Fed mantenga i tassi abbastanza alti da far precipitare gli Stati Uniti in recessione, probabilmente intorno al periodo delle elezioni presidenziali 2024. Il maxi piano di Biden, dunque, potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol.