LA TESI CHOC DELL’ECONOMIST: “GLI USA DEVONO LEGALIZZARE LE COCAINA”

«Legalizzare la cocaina perché i vantaggi superano i costi». Nel giorno in cui la copertina dell’Economist con Liz Truss vestita da gladiatore che brandisce la forchetta con gli spaghetti – per sostenere come la Gran Bretagna assomigli sempre di più alle crisi politiche dell’Italia – ha di fatto segnato plasticamente la fine della carriera politica da Premier Uk (dimessasi dopo soli 44 giorni dalla nomina), noi ci concentriamo su di un altro articolo che ha fatto molto meno “rumore” in Italia ma che reputiamo decisamente più dirimente il futuro stesso dell’Occidente e dei diritti. Il sottotitolo del pezzo è già eloquente e fa ben capire la tesi choc proposta dal settimanale inglese di proprietà della Famiglia Agnelli (tramite la Exor): «perché legalizzare la cocaina».



Il dibattito nasce dalla decisione del Presidente Usa Joe Biden che ha cancellato nei giorni scorsi le pene di 6mila persone in America condannate per reato federale di possesso di marijuana. La motivazione data dal Presidente dem ha “acceso” il settimanale inglese che da anni porta avanti una campagna in favore della legalizzazione delle droghe leggere (cannabis e simili): «Biden è troppo timoroso. È il momento di legalizzare la cocaina». Qui però la proposta dell’Economist va decisamente oltre in quanto la legalizzazione in questo senso sarebbe della cocaina, una delle droghe più diffuse (purtroppo) al mondo, al centro di narcotraffico e commercio delle mafie di mezzo mondo. Il settimanale inglese parte dalla “guerra alle droghe” lanciata dalla Presidenza Nixon ben 50 anni fa: «il flusso di cocaina negli Stati Uniti è aumentato. La produzione globale ha raggiunto il record di 1.982 tonnellate nel 2020, secondo gli ultimi dati, anche se è probabile che sia una sottostima. Questo record è stato raggiunto nonostante decenni di faticosi e costosi sforzi per interrompere l’offerta».



COCAINA DA LEGALIZZARE: COSA SUCCEDEREBBE (E I MOTIVI PER DIRE NO)

Ma addentrandosi nell’articolo dove si propone di legalizzare la cocaina negli Stati Uniti, l’Economist si concentra sul narcotraffico di Colombia, Messico e Perù segnalando le proposte “choc” lanciate dai “caudilli” Gustavo Petro e Pedro Castillo: «Petro ha suggerito di allontanare la polizia dai coltivatori di coca depenalizzando la produzione di foglie di coca e consentendo ai colombiani di consumare cocaina in sicurezza. Queste sono buone idee, ma le bande della cocaina rimarranno potenti finché il loro prodotto sarà illegale nei paesi ricchi che ne consumano la maggior parte, come gli Stati Uniti». Secondo il settimanale inglese l’ammissione di Biden si applica alla politica sulla droga in modo più ampio: «Il proibizionismo non funziona, e questo può essere visto in modo sorprendente con la cocaina, non con la cannabis», ribadisce. Le mezze misure di contrastare il traffico e limitare la diffusione della cocaina, secondo l’Economist, non funzionerebbero: e allora, ecco la tesi inquietante «La vera risposta è la piena legalizzazione, che consente ai non criminali di fornire un prodotto rigorosamente regolamentato e altamente tassato, proprio come fanno i produttori di whisky e sigarette. (La pubblicità dovrebbe essere vietata)». Non vi sarebbero “tagli” sulla cocaina che ne aumentano la pericolosità e letalità, e in più «La legalizzazione disdegnerebbe le bande. Ovviamente, alcuni troverebbero altre entrate, ma la perdita dei profitti della cocaina aiuterebbe a frenare il loro potere di reclutare, acquistare armi di fascia alta e funzionari corrotti. Ciò ridurrebbe la violenza legata alla droga ovunque, ma soprattutto nella regione più colpita, l’America Latina».



Certo, anche l’Economist si trova “costretto” ad ammettere che se fosse legalizzata fiumi di cocaina sarebbero utilizzate da molte più persone negli States, e per di più senza infrangere la legge: «la cocaina crea dipendenza. Una scarsità di ricerche rende difficile sapere come si confronta con alcol o tabacco su questo punteggio. Sono necessari ulteriori studi, così come maggiori sforzi per curare la dipendenza. Questo potrebbe essere finanziato dai soldi risparmiati se la “guerra” fosse finita». Resta un dibattito difficile da impostare perché difficile trovare chi possa intestarsi una battaglia del genere a livello politico: resta però l’invito ultra-liberal dell’Economist, che chiosa l’articolo in maniera tranciante «I vantaggi – cocaina più sicura, strade più sicure e maggiore stabilità politica nelle Americhe – superano di gran lunga i costi». Primo a commentare in Italia l’articolo dell’Economist è il segretario della Lega Matteo Salvini che sulla battaglia contro la droga ha costruito parte del programma del Carroccio, «Chi pensa di legalizzare la cocaina è un imbecille, ha pochi neuroni in circolo». La questione però non è solo politica, ma è prima di tutto medica e sociale: come riporta il World Drug Report 2022 dell’ONU presentato lo scorso giugno, vi sono ancora oggi molti gravi problemi causati dalla legalizzazione della cannabis. Ma qui si parla di cocaina, con effetti e dipendenza creata ancora più gravi e preoccupanti rispetto alla semplice “droga leggera”.