Edith Bruck a La volta buona commuove Caterina Balivo: “L’uomo non ha imparato dal passato”

Edith Bruck sopravvisuta alla Shoah, ospite nella puntata di oggi de La volta buona ha commosso tutti raccontando il suo dramma. Nella sua vita, però, non sono mancati anche gioie come l’incontro e la lunga storia d’amore con il marito Nelo Risi, attore e regista: “Nelo Risi l’ho conosciuto in una conferenza con altri cinque cineasti ed erano in cinque ed io ho visto solo lui. Uomo troppo cristallino, onesto, puro, questo mondo non era fatto per lui. Lui era la libertà, anche per me. Ricontrarsi in un’altra vita? No, non c’è un’altra vita, per me, c’è solo questa e teniamocela stretta.”



Sulla sua esperienza, invece, Edith Bruck ha commosso Caterina Balivo confessando: “Non si può capire quando uno si aggrappa anche ad un filo d’erba per sopravvivere. La vita è più forte di tutto. Si lotta per la vita. Oggi purtroppo la vita è stata svalutata e questo è un disastro mondiale.” E guardando al presente, invece, ha confessato amara: “L’uomo non ha imparato nulla dal proprio passato.” (Agg di Liliana Morreale)



Edith Bruck é il fenomeno della testimonianza della Shoah

Edith Bruck, in tempi in cui nel mondo regna ancora un clima di guerra, segna la differenza con il suo impegno di scrittrice, poetessa, traduttrice, regista e testimone della Shoah. L’autrice é uno dei fenomeni anti-guerra, ungherese e naturalizzata italiana, scampata al registro del genocidio di massa della Shoah.

Edith Bruck ha un’infanzia difficile alla spalle, in quanto ultima tra i sei figli di una famiglia di umili origini con esperienza nei campi di concentramento e l’arrivo in Italia.

Edith Steinschreiber, poi Bruck dal cognome acquisito dal primo marito sposato per evitare il servizio militare obbligatorio, nasce a Tiszabercel, e cresce a Tiszakarád, un piccolo villaggio ungherese ai confini con la Slovacchia. Conosce, fin dall’infanzia, l’ostilità e le discriminazioni che nel suo Paese, come nel resto d’Europa, investono gli ebrei. Nella primavera del 1944, a tredici anni, dal ghetto di Sátoraljaújhely viene deportata ad Auschwitz e poi in altri campi tedeschi: Kaufering, Landsberg, Dachau, Christianstadt e, infine, Bergen-Belsen, dove lei verrà liberata, insieme alla sorella, nell’aprile del 1945.



Non faranno ritorno la madre, il padre, un fratello e altri familiari della scrittrice anti-guerra, Edith Bruck. Dopo la liberazione da parte degli anglo-americani la scrittrice che vanta numerosi fandom via Instagram tenta il rientro in Ungheria, nella sua casa; ben presto lei fa la terribile scoperta che la fine della guerra non significhi pace né accoglienza, ma nuove difficoltà e, soprattutto, nuove peregrinazioni alla ricerca di un posto nel mondo dove poter vivere. Nel 1946 raggiunge in Cecoslovacchia una delle sue sorelle maggiori, salvate da Perlasca a Budapest, ma il tentativo di ricongiungimento fallisce.

Nel settembre del 1948 raggiunge Israele, a ridosso della nascita del nuovo Stato. Qui – per evitare il servizio militare – convola a nozze e prende il cognome che ancora oggi porta: Bruck. Nel 1954, spinta dall’impossibilità di inserirsi e di riconoscersi nel Paese immaginato “di latte e miele”, non riuscendo ad accettare la realtà segnata da conflitti e tensioni, giunge in Italia e si stabilisce a Roma, dove ancora stabilmente risiede, fino alla sua veneranda età.

Tra i traguardi della superstite della Shoah…

Con il suo contributo nella scrittura, elargito collaborando anche con pregevoli testate giornalistiche come Il tempo, Edith Bruck vanta diversi traguardi. Nel novembre 2018 lei riceve la laurea honoris causa in Informazione, Editoria e Giornalismo dall’Università degli Studi Roma Tre, in occasione della quale dichiara che la propria università è stata Auschwitz; il mese precedente le era stata conferita, unitamente a Emma Bonino, l’onorificenza “Guido II degli Aprutini” da parte dell’Università degli Studi di Teramo.

Nel gennaio 2019 è invitata a testimoniare dal presidente Sergio Mattarella nel corso delle celebrazioni del Giorno della Memoria al Quirinale, dove è stata intervistata da Francesca Fialdini e brani della sua opera sono stati recitati da Isabella Ragonese.