DITH STEIN, LA RICHIESTA PER FARLA DOTTORE DELLA CHIESA

Era il 9 agosto 1942 quando Suor Teresa Benedetta della Croce venne uccisa nel campo di sterminio nazista ad Auschwitz: conosciuta con il suo nome prima della conversione, Edith Stein, la santa di origini ebraiche ha “ricevuto“ in commemorazione degli 80 anni dall’atroce delitto nazista una richiesta molto importante da parte della Commissione ecclesiastiche preposta. «È iniziato l’iter per chiedere che venga riconosciuto a santa Edith Stein il titolo di dottore della Chiesa. È stata formata una commissione di studiosi che è già al lavoro»: lo ha annunciato padre Roberto Maria Pirastu, definitore generale dei carmelitani scalzi e presidente della Società Edith Stein dell’Austria. Secondo padre Fabio Silvestri, provinciale della provincia veneta dei carmelitani scalzi, studioso dell’opera di santa Edith Stein – intervistato dall’Avvenire – «Nella sua ricerca della verità arrivò a identificarne il centro nel mistero della croce di Cristo, da quel momento concepì la sua intera vita come un’offerta d’amore e con sempre maggiore consapevolezza con l’inizio della persecuzione razziale. Offrire la propria vita, come la Ester dell’antica Alleanza, a beneficio del destino del popolo ebraico e per l’umanità intera».



Fin dall’esplodere della Seconda Guerra Mondiale nel 1939, Edith Stein presentiva che sarebbe divenuta martire della fede a causa del nazismo, spiega il sacerdote citando il testamento di Santa Teresa Benedetta della Croce: «da ora accetto con gioia la morte che Dio mi ha riservato in perfetta sottomissione alla sua santissima volontà. Chiedo al Signore che voglia accettare la mia vita e la mia morte per il suo onore e la sua esaltazione, per tutte le intenzioni dei santissimi cuori di Gesù e Maria e della santa Chiesa, soprattutto per la conservazione, la santificazione ed il perfezionamento dell’Ordine del Carmelo, particolarmente dei monasteri di Colonia e di Echt, come espiazione per l’incredulità del popolo ebraico, affinché il Signore sia accolto dai suoi e il suo regno venga nella gloria, per la salvezza della Germania e per la pace del mondo; infine per i miei parenti, vivi e defunti, e per tutti coloro che Dio mi ha dato: perché nessuno di loro si perda»



CHI ERA EDITH STEIN E PERCHÈ IL SUO PENSIERO HA CAMBIATO IL NOVECENTO

Sono 80 anni dal suo martirio ma anche 100 anni dalla sua conversione: Edith Stein era una fulgida filosofa ebrea, ultima di undici figli di una benestante famiglia ebraica di Breslavia, diventata agnostica da adolescente. Divenne all’università discepola prediletta della scuola di fenomenologia di Edmond Husserl, ma quando la carriera da ricercatrice e docente sembrava vedere per lei un futuro brillante da filosofia fenomenologia tra le più brillanti al mondo, ecco due fatti che le sconvolsero la vita. L’incontro con Cristo e quello con il Male, sotto forma del regime nazista. È nel 1921 che abbandona l’ateismo, dopo una breve esperienza politica nel Partito Democratico Tedesco (DDP): l’incontro folgorante con il cristianesimo avvenne tramite l’ordine dei carmelitani, tanto che venne battezzata nel 1922 a Bad Bergzabern prima di divenire monaca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze con il nome di Teresa Benedetta della Croce.



Abbracciò la fede nella clausura ma rimanendo una vivida pensatrice testimone della ragionevolezza della fede anche davanti agli orrori che il mondo sta mostrando: «Il 12 aprile 1933, alcune settimane dopo l’insediamento di Hitler al cancellierato, Edith Stein scrive a Roma per chiedere a Papa Pio XI e al suo segretario di Stato cardinale Pacelli, già nunzio apostolico in Germania e futuro Papa Pio XII di denunciare le persecuzioni contro gli ebrei», spiega Vatican News riportando la biografia della Santa compatrona dell’Europa. Per proteggerla da Hitler, l’Ordine trasferisce Edith Stein al convento carmelitano di Echt nei Paesi Bassi: qui però, dopo la lettera della conferenza dei vescovi olandesi contro il razzismo nazista, il regime ordinò l’arresto di tutti gli ebrei anche convertiti al cristianesimo. Edith con la sorella Rosa vennero arrestate e internate prima a Westerbork e poi al campo di concentramento di Auschwitz, dove verranno uccise nelle camere a gas il 9 agosto 1942. Un anno prima, suor Teresa Benedetta della Croce scriveva queste righe nella sua ultima grande opera, “La scienza della Croce”, che segnò e non poco il pensiero filosofico religioso del Novecento: «Cristo dona la sua vita per aprire agli uomini l’accesso alla vita eterna. Allora essi, per guadagnare la vita eterna, devono anche sprezzare quella terrena. Devono morire con Cristo, per risorgere con lui: la morte, perdurante tutta la vita, della sofferenza e del quotidiano rinnegamento di sé; se è il caso anche la morte di sangue del testimone della fede per il messaggio di Cristo». San Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Edith Stein nel Duomo di Colonia il 1 maggio 1987 disse: «Una figlia d’Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea». Divenne Santa in virtù della dichiarazione del martirio per la fede, con l’affermazione che la persecuzione subita nel campo di sterminio è stata patita per la sua testimonianza della fede.