Edoardo Agnelli un martire? A parlarne in questi termini è un uomo con cui Alessandro Di Battista ha avuto modo di confrontarsi in Iran. Gli ha mostrato una spilla con l’immagine del figlio di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo di Castagneto. «In Iran c’è chi ritiene che il figlio dell’Avvocato non si sia suicidato ma che sia stato assassinato per impedire che l’impero della Fiat finisse nelle mani di uno sciita», scrive l’ex deputato del Movimento 5 Stelle in un articolo pubblicato oggi dal Fatto Quotidiano. Ricordiamo, infatti, che di Edoardo Agnelli si dice che si convertì all’Islam negli anni ’80. «La magistratura italiana, come è noto, archiviò velocemente il caso come suicidio ma questo poco importa a chi cerca di guadagnare qualche spicciolo vendendo gadget con l’immagine del povero Edoardo durante le manifestazioni religiose a Teheran». La morte di Edoardo agnelli resta comunque un mistero, anche a causa di alcune pecche nell’indagine. Pare infatti che l’autopsia non fu mai eseguita, anche se fu detto che era stata fatta.



EDOARDO AGNELLI E IL SUICIDIO

Edoardo Agnelli è una figura sui generis nella famiglia. Designato dal padre come eventuale successore al vertice dell’impero familiare, rivelò subito scarso interesse per il mondo degli affari, infatti dedicò maggiore attenzione a temi filosofici e spirituali. A 22 anni polemizzò con Margherita Hack, difendendo i valori dell’astrologia, poi viaggiò in India e si recò a Teheran, dove fu colpito dalla figura dell’ayatollah Khoemeini e si avvicinò all’Islam sciita. Tornò molte volte in Iran, così come in Kenya, dove fu arrestato nel 1990 perché trovato in possesso di eroina, poi fu assolto dalle autorità locali. E fu anche assolto dall’accusa di spaccio di stupefacenti. Nelle poche interviste che concedeva alla stampa spiegò di voler prendere le distanze dal capitalismo e di volersi dedicare agli studi di teologia. Il 15 novembre 2000 il suo cadavere fu trovato presso la base del 35esimo pilone del viadotto “Generale Franco Romano” della Torino-Savona. La sua Fiat Croma, col motore acceso e il bagagliaio socchiuso, era parcheggiata a lato della carreggiata del viadotto. La magistratura chiuse subito le indagini con l’ipotesi del suicidio.



ALESSANDRO DI BATTISTA SULL’IRAN

Per Alessandro Di Battista però il focus resta l’Iran e la “narrazione occidentale” che ne viene fatta. L’ex deputato M5s sottolinea che Teheran ha molte facce, più di quelle che conosciamo e suggerisce all’Europa di avviare una relazione privilegiata con l’Iran per non soccombere a Usa e Cina. «Un paese pericoloso, sull’orlo della guerra civile, con un popolo sotto scacco del governo islamico oppure fortemente reazionario. Non è così. L’Iran è un grande paese, accogliente, sicuro, dove lo Stato, con tutti i suoi limiti, esiste», scrive Di Battista nel suo articolo per il Fatto Quotidiano. Quindi, la narrazione occidentale, soprattutto dopo l’uscita unilaterale di Donald Trump dall’accordo sul nucleare, insabbia «volutamente» questa «complessità della società persiana». A proposito della condizione femminile, aggiunge: «È innegabile che la condizione femminile necessiti di cambiamenti radicali. (..) Ma rispetto a molti altri Paesi musulmani considerati affidabili dall’Occidente – forse perché comprano armi e non lottano più per i diritti dei palestinesi – le donne hanno opportunità lavorative inimmaginabili».

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