“Il ruolo delle donne è fondamentale in una società proiettata verso il futuro”, ha esordito così il cantautore Edoardo Bennato, in diretta su Rai Uno con il programma “C’è Tempo Per…”. L’artista ha aggiunto: “Nei miei viaggi passati mi rendevo conto che andando verso il nord le donne avevano già un ruolo fondamentale, mentre andando verso il sud le donne avevano un ruolo più nascosto, velato. Non è un problema di buoni o cattivi, stupidi o intelligenti, ma di approccio verso la tecnologia, e lo dico nel mio libro “girogirotondo” che prende spunto da una delle canzoni del mio ultimo album”. Bennato ha proseguito: “Sembra che al comando vi siano sempre i cattivi e noi subiamo la loro intemperanza, in alcuni paesi c’è un rapporto adeguato fra la base e il delegato, in altri, soprattutto nelle nazioni del sud, questo viene meno”. E ancora: “Dico sempre ai ragazzi di viaggiare, io a 13 anni sono stato in America grazie alla musica”. Sui ‘vu cumprà’: “Rappresentano il cammino della razza umana, gli esseri umani al di là della pelle hanno le stesse qualità”. Bennato ha parlato anche del periodo di lockdown: “Abbiamo preso atto di essere molto vulnerabili, quindi la tecnologia va tenuta a bada”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EDOARDO BENNATO: “HO CANTATO CONTRO GUERRE, RAZZISMO E POTERE”
Edoardo Bennato ospite di “C’è tempo per“, il programma condotto da Beppe Convertini e Anna Falchi e trasmesso martedì 28 luglio 2020 su Raiuno. Il cantautore napoletano parlerà sicuramente dell’uscita del libro “Girogirotondo”, pubblicato lo scorso 2 luglio per Baldini+Castoldi, e nato dal titolo di una canzone scritta per la figlia Gaia. Un titolo che richiama proprio una sua canzone come ha raccontato al Corriere della Sera (data 3 luglio 2020): “il titolo del libro, che esce per Baldini+Castoldi il 2 luglio, è Girogirotondo e viene da una canzone scritta per Gaia: “Siamo tutti sulla stessa barca, tutti della stessa razza. Ma i cattivi sfortunatamente sempre ai posti di comando, ah ah”. E Koso è opera di Gaia a cinque anni”. Alla fine anche lui ha ceduto alla scrittura di un libro, anche se ha specificato di averlo fatto proprio per la figlia: “Gaia è una adolescente, il futuro mi preoccupa e non posso più permettermi il lusso di essere un pazzaglione”. Un termine curioso “pazzaglione” che ha spiegato così al Corriere: “ho sempre riempito i testi di strepitii politico-esistenziali e di denunce. Ho cantato contro guerre, razzismo, stupidità, potere. Il primo brano, Salviamo il Salvabile, lo suonavo per strada, mi ero costruito un tamburello a pedale per suonare contemporaneamente anche chitarra e kazoo. Sono partito col punk perché a una comunità schizofrenica rispondevo con un linguaggio schizofrenico. Ho ironizzato su tutto, anche in modo violento, come in Ma che bella città, o in Uno buono, uno sfottò al presidente della Repubblica Leone. Ora, continuo a cantare cose provocatorie, sto registrando un album che esce a settembre, ma la differenza è che mi sento responsabile verso una bambina che si affaccia al mondo”.
Edoardo Bennato sulla canzone Viva la mamma
Il successo di Edoardo Bennato è sicuramente legato a canzoni diventate oramai dei cult come “Viva la mamma”, singolo pubblicato nel 1989 e dedicato alla sua amata mamma. “Portava avanti tutto lei, come sanno fare le donne anche quando sembra che siano gli uomini a comandare. Diceva “il risparmio è il miglior guadagno”, non ci ha mai fatto sentire disagi” – ha raccontato il cantautore napoletano rivelando – “s’inventò una scuola materna di quartiere: sceglieva solo le maestre che sapevano dare tanto affetto ai bambini”. Una infanzia serena quella di Bennato che tra i suoi ricordi ha: “papà che tornava in bici, la sera, dall’Italsider di Bagnoli, e diceva a noi tre figli: ragazzi, tutto bene, tutto bene! Chi sa che passava in fabbrica: chiasso, fumo, fatica e la salute barattata con lo stipendio… E noi eravamo fortunati: i miei si amavano e mamma era eccezionale. Nei figli maschi il rapporto con la madre è fondamentale: se è sano, avranno rispetto per le donne”. Infine tornando al libro “Girotondo (Codex latitudinis)” ha detto: “ho dovuto raccontare la mia vita per spiegare come sono arrivato qui. A 13 anni, avevo già girato il mondo su una nave da crociera suonando coi miei due fratelli. E ho sempre viaggiato, perché fa capire i fatti al di là della retorica. Ho conosciuto Salvador Allende, Fidel Castro, ho suonato per strada a Londra e ho scritto Arrivano i buoni”.