Edoardo Bennato, in occasione del suo 75esimo compleanno, ha rilasciato una lunga intervista al Messaggero. Rappresentante del rock in Italia, artista libero e indipendente, ha sempre portato avanti la propria idea musicale. Nonostante sia difficile fare rock, Bennato non ha mai voluto cambiare genere e, al Messaggero, spiega perchè. «È un genere che spinge a riflettere, che ti porta inevitabilmente ad andare contro il sistema. Chi lo fa più? Ora è più comodo fare musica leggera», racconta il cantautore che, di fronte alla nuova scia della musica italiana in cui artisti storici come Orietta Berti e Gianni Morandi si fondono con artisti più giovani come Jovanotti, Fedez e Achille Lauro, dice: «Non c’è più niente da ridere, signori miei».



Da sempre indipendente, ribadisce di essere sempre andato dritto per la sua strada e di non aver mai avuto alcun tipo di rapporto con la politiva. «Sono sempre andato dritto per la mia strada, senza mai appartenere ad una fazione piuttosto che a un’altra». In passato, però, ha pagato delle conseguenze di tali scelte. «È successo, sì. In passato mi sono lamentato. Oggi ho capito che fare la vittima non serve a niente», ammette Edoardo Bennato.

Edoardo Bennato, il rapporto con Morgan

Edoardo Bennato ha collaborato con Morgan e in lui ha trovato un artista preparato e che conosce davvero tutte le sfaccettature della musica. Bennato, infatti, riconosce molte similitudini tra il suo essere artista e quello di Morgan. Alla domanda del giornalista de Il Messaggero che gli ha chiesto chi, tra i colleghi, considera più simile a lui, infatti, dice: «Morgan. Nella canzone che abbiamo inciso insieme mi chiede: Perché tu vuoi giocare con me che son malato?». Poi aggiunge: «Sarà pure uno squilibrato, ma è quello che ne capisce di più di musica, in Italia». Infine un aneddoto su “Un’estate italiana”, l’inno dei Mondiali del 1990. «A un cantautore non era consentito fare la sigla dei mondiali e cantarla in mondovisione. Me ne fregai. Fu un successo. Mi ha fatto sorridere sentirla cantata dagli Azzurri», conclude.

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